Da vent’anni sede del Gvc, tutelata come bene pubblico dalla Sovrintendenza dei Beni culturali del capoluogo emiliano, attende l’eventuale alienazione e messa in vendita
A Bologna, sul colle dell’Osservanza, a due passi dal centro, sorge Villa Aldini, edificio ottocentesco che l’avvocato Antonio Aldini fece realizzare in onore di Napoleone tra il 1811 e il 1816. Architetto fu Giuseppe Nadi, mavi collaborò pure Giovan Battista Martinetti. Un ampio colonnato in stile neoclassico offre il lato frontale della villa al cortile e al panorama cittadino sottostante, riportando alla mente l’immagine dei templi greci. Un timpano con figure mitologiche tratte dall’Olimpo – opera (1815) di Giacomo de Maria – sembra rimandare al Partenone e affascina l’occhio del visitatore per il richiamo all’arte classica e per la propria maestosità.
Da oltre vent’anni la villa, tutelata come bene pubblico dalla Sovrintendenza dei Beni culturali del capoluogo emiliano, ospita l’associazione Gruppo volontariato civile, il cui principale obiettivo consiste nel realizzare programmi d’istruzione e cooperazione umanitaria che incoraggino il cittadino italiano ed europeo alla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale. «Per quanto riguarda l’apertura al pubblico, la villa apre le porte solo in occasione delle giornate Fai [Fondo ambiente italiano, ndr]» spiega Dina Taddia, presidente del Gvc, «momento in cui il visitatore può accedere anche all’adiacente Santuario di Santa Maria del Monte», rotonda in stile romanico oggi inglobata nella struttura della villa. Pochi giorni di apertura e di visita al pubblico, dedicati a un edificio che, nonostante sia tutelato in accordo al dlgs 42 del 2004, necessiterebbe di maggiori ristrutturazioni e restauri.
I muri scrostati, i calcinacci sulle scale e la delimitazione dello spazio agibile sotto il colonnato sono il chiaro segnale delle condizioni di decadenza in cui versa l’edificio e dei minimi lavori di restauro effettuati sullo stesso. L’ipotesi della messa in vendita all’asta della struttura – sostenuta dalla Taddia – non è stata confermata da Raffaela Bruni, dirigente dei Lavori pubblici per il Comune di Bologna. «L’immobile – a detta della Bruni – è stato inserito all’interno di un programma di valorizzazione contenuto in un accordo con la Direzione centrale dell’Agenzia del demanio, che ha per oggetto alcune caserme dismesse, affinché un gruppo tecnico, individuato mediante bando dal Demanio stesso, valuti la possibilità di valorizzazione dei beni ai fini della loro immissione sul mercato».
«Solo quando avremo le risultanze di questo gruppo tecnico – continua la Bruni – sapremo se, quando, con quali modalità e destinazioni d’uso l’alienazione di Villa Aldini possa essere di interesse per questa amministrazione». Insomma, la villa non è attualmente in vendita, ma è evidente la volontà di attuare questo processo quanto prima e nelle migliori condizioni. La realtà di Villa Aldini non è tuttavia un caso isolato, dal momento che altre ville, quali la stessa Villa Ghigi, poco distante dal colle dell’Osservanza, e Villa Revedin, rappresentano una testimonianza storica, culturale e paesaggistica di quanto possa offrire la città di Bologna. La ridotta urbanizzazione edilizia delle colline bolognesi consente di apprezzare al meglio la bellezza di questi edifici che, per posizione panoramica e naturalistica, rappresentano un valore aggiunto per la città felsinea e meritano di essere preservati quale patrimonio collettivo.
Le immagini: varie inquadrature di Villa Aldini (il colonnato e… il muro scrostato delle scale e altre trascuratezze), a cura della stessa autrice dell’articolo: cliccarvi per ingrandirle.
Elena Montaguti
(LM EXTRA n. 32, 20 maggio 2015, supplemento a LucidaMente, anno X, n. 113, maggio 2015)
A seguito del presente articolo di Elena Montaguti, ci ha scritto lo storico bolognese Marco Poli, che ringraziamo per il suo intervento:
https://www.lucidamente.com/31904-bologna-ancora-a-proposito-di-villa-aldini-e-le-altre-poli/