I classici esercizi de “La Settimana Enigmistica”, la pratica costante con giochi studiati apposta, il ricorso a tecniche sempre più originali. Per evitare di vedere invecchiare la propria mente se ne provano davvero tante, spesso senza riuscire a ottenere risultati rilevanti. Ma una soluzione finora mai ipotizzata potrebbe rilevarsi azzeccata: giocare ai videogame
I videogiochi non sarebbero utili soltanto per stimolare la fantasia. Finora il loro potenziale è stato collegato ai giovani, aiutando la loro capacità di soluzione di problemi (come nei giochi d’avventura) o di coordinazione occhio-mani (negli sparatutto). Pur con diverse preoccupazioni dovute dalla quantità di tempo speso dagli adolescenti davanti alla propria consolle, argomento per cui il dibattito rimane aperto.
La questione però potrebbe ribaltarsi, e magari in futuro saranno i nipoti a chiedere al proprio nonno di staccarsi dalla realtà virtuale per portarli in giardino a giocare. Si esagera ovviamente, ma il concetto è che la generazione cresciuta a pane e videogame andrà in pensione tra non molto. E a quel punto potrebbe scoprire tutti i benefici dell’attività collegati alla memoria. Un report pubblicato su Gaming Report riporta un singolare esperimento condotto su circa 40 anziani che hanno giocato ai videogame. Durante il momento ludico la loro mente risultava essere particolarmente concentrata, aiutando le capacità mnemoniche e cognitive. Naturalmente questo vale soltanto per chi s’impegnava nell’obiettivo, prendendo sul serio (per quanto possibile) il momento. Da non sottovalutare anche l’aspetto sociale, perché i videogame venivano giocati in compagnia e permettevano di avere un’interazione tra le persone coinvolte nell’esperienza. Tutto studiato per stimolare la voglia di giocare e di divertirsi, facendo in modo che il tempo passasse in modo produttivo.
Questi studi andrebbero ulteriormente approfonditi per venire applicati in futuro. I videogiochi potrebbero modificare le loro peculiarità, diventando utili alla memoria oltre che divertenti per la clientela. Non sarebbe un’enorme novità, considerando la presenza dei vari brain training studiati da case come la Nintendo. Un cambio del pubblico stimolerebbe di sicuro la produzione, portando dei vantaggi a ogni fascia d’età. E al settore dei videogame in generale, che nel periodo di crisi non ha sofferto come altri, ma certo non disdegnerebbe qualche guadagno rilevante. Specie se derivato da un ampliamento della fascia di pubblico.
Ragionamenti simili potrebbero essere allargati ad altre industrie. Il gioco d’azzardo, ad esempio, è già molto comune tra i pensionati, che trovano così un passatempo piacevole e un’opportunità per provare a guadagnare qualcosa in più. Diverso però sarebbe il ruolo di una specialità di gambling più attenta alle capacità cognitive. Già ora il poker, richiedendo una buona conoscenza delle dinamiche del gioco e abilità nel calcolo matematico, attira molti over 60. Tutte attività che aiutano a mantenere la mente fresca e attenta, anche quando ci si aspetterebbe un calo fisiologico. Se poi si riuscisse a combinare l’adrenalina prodotta dal gioco d’azzardo con le emozioni insite nei videogame, i vantaggi per chi vuole migliorarsi con il divertimento sarebbero incalcolabili. Con risultati sorprendenti per entrambi i settori, che uscirebbero rinforzati dal sodalizio. Un’idea da prendere in considerazione per tutti, in un futuro neanche troppo lontano. Intanto segnalate la notizia: i videogiochi fanno bene alla memoria. Ricordatevelo, mentre vi giocate.
sara spimpolo
(LucidaMente, anno XII, n. 140, agosto 2017)