Nel 1946 il giornale svedese Expressen (L’Espresso) commissionò a Stig Dagerman una serie di articoli sulla realtà della Germania nel terribile Secondo dopoguerra. Dagerman aveva da poco abbandonato il posto di redattore del giornale anarcosindascalista Arbetaren (L’operaio) e aveva appena pubblicato il suo primo romanzo Ormen (Il serpente) che, oltre all’approvazione della critica, riscosse immediatamente un notevole successo. I reportage – che, come vedremo, resteranno a lungo sconosciuti fuori dal suolo svedese – sono ora tradotti in lingua italiana e raccolti nel libro Autunno tedesco. Viaggio tra le rovine de Reich millenario (Lindau, pp. 144, € 12,00).
Storia di un reportage – Dagerman arrivò in Germania il 15 ottobre 1946 e ne ripartì il 10 dicembre; le sue corrispondenze furono pubblicate per la prima volta dal quotidiano svedese tra il 26 dicembre dello stesso anno e il 28 aprile del successivo. Nei quasi due mesi passati sul suolo tedesco, viaggiò attraverso il paese facendosi diretto testimone delle più svariate situazioni e realtà il cui fattore accomunante sarà proprio Dagerman stesso. Lo scrittore, infatti, visse in prima persona ognuno degli avvenimenti che poi ha raccontato e così il suo occhio diventa il nostro occhio e il lettore viene catapultato a Berlino, Monaco, Stoccarda, Amburgo… e in ognuno dei luoghi da lui visitati di volta in volta. In Svezia il libro, uscito nel 1947 con il titolo originale di Tysk höst, fu accolto favorevolmente dal pubblico e fu ristampato diverse volte. Tuttavia, trattando un argomento alquanto delicato, la sua divulgazione all’estero avvenne solo nel 1979, quando fu tradotto prima in tedesco e due anni dopo in francese.
Dagerman contro i giornalisti – Uno degli aspetti più singolari che caratterizza quest’opera è che, pur nascendo come una raccolta di reportage commissionati da un giornale, l’autore non è – e soprattutto non si sente – un giornalista. E’ una categoria di lavoratori che, anzi, sembra avere nettamente in antipatia e di cui denuncia apertamente l’ipocrisia e la poca attenzione al contesto che circonda le persone e le situazioni oggetto dei loro articoli. In effetti, all’epoca, la Germania era piena di corrispondenti e inviati assoldati da tutti i giornali, europei e non, che venivano mandati a ricercare, svelare e divulgare tutte le storie, i segreti e le atrocità commesse dal Terzo Reich. Dagerman rimprovera a questi individui di essere superficiali nelle proprie affermazioni e, in particolar modo, di non calarsi a fondo nelle realtà descritte. Li biasima perché assolutizzano singoli episodi slegati dal contesto in cui si sono svolti presentandoli come realtà comuni e, allo stesso modo, a proposito delle interviste, rimprovera i reporter di riferirne solo degli stralci estrapolati da ben più ampi discorsi che, così facendo, nella maggior parte dei casi, vengono travisati e fraintesi.
La realtà di Stig – Lo scrittore svedese pone il lettore di fronte alla realtà, talvolta in modo anche brutale. Si premura sempre di sottolineare che nel suo racconto non si parla dei potenti, di coloro che hanno “deciso” la guerra, ma della “gente delle cantine” ossia di chi la guerra l’ha subita. Uno dei messaggi fondamentali che emergono leggendo Autunno tedesco è proprio che anche il popolo tedesco è stato vittima del Nazismo e della guerra. Dagerman non mette in discussione il fatto che durante l’egemonia hitleriana siano stati commessi atroci delitti e tanto meno li approva, però non esita nemmeno a denunciare la drammatica condizione che ha investito la Germania a partire dalla fine del conflitto e denuncia come, a pagarne le spese, sia la gente comune ridotta a uno stato di prostrazione tragica e inumana.
Due cattive consigliere: la fame e la guerra – Nel 1946, nel pieno della denazificazione, molti lamentavano una scarsa risposta e collaborazione da parte del popolo germanico. Dagerman, a proposito di queste posizioni, fa un’amara costatazione “Si pretende proprio da chi sta attraversando questo autunno tedesco di imparare dalla propria disgrazia. Non si pensa che la fame è una pessima maestra. […] Un maestro altrettanto incapace è la guerra”. Tutto ciò non significa voler giustificare o scusare qualcosa o qualcuno, ma tenere conto della condizione reale in cui si trovava a vivere una nazione straziata da un conflitto che l’aveva letteralmente travolta al di là di ogni possibile previsione. Molte volte la situazione post bellica, almeno per quanto riguardava la sopravvivenza delle masse, era assai peggiore che durante il periodo precedente e dunque – si chiede Dagerman umanamente – come ci si poteva aspettare che la popolazione fosse “contenta”?
L’autore – Stig Dagerman (Älvkarleby, 1923-Enebyberg, 1954) è sicuramente un personaggio interessante. Personalità di spicco nel panorama letterario scandinavo, fu fortemente segnato da un’infanzia difficile e da una notevole instabilità psichica che, dopo vari tentativi, lo porterà al suicidio. Sin dall’adolescenza si era avvicinato all’ambiente anarchico e alla filosofia esistenzialista. Fu sempre schierato dalla parte degli offesi e dei vinti partecipando alle loro realtà e ai loro dolori, tanto che qualcuno lo accusò di essere forse anche troppo sbilanciato a loro favore nei propri giudizi. Sebbene sia morto a soli 31 anni, Dagerman è diventato quasi una figura culto e la sua attività di scrittore, oltre ai reportage che hanno generato Autunno tedesco, si caratterizza per una produzione varia ed eterogenea che comprende anche romanzi, drammi e racconti.
1946, un anno e tanti “storici” eventi – All’indomani della Seconda guerra mondiale, il 1946 si presenta come un anno denso di avvenimenti importanti e indelebili nei ricordi di tutto il genere umano. Si tenne allora la prima Assemblea generale delle Nazioni Unite, nacque la Repubblica popolare di Albania, Juan Domingo Perón divenne presidente dell’Argentina e Ho Chi Min del Vietnam del Nord. A Fulton, Wiston Churchill tenne il famoso discorso della “Cortina di Ferro” e, in Italia, ebbe luogo il referendum che segnò la fine della monarchia e la nascita della Repubblica italiana mentre in Bulgaria quello che dette origine alla Repubblica popolare. Questi sono solo alcuni dei tanti “momenti importanti” che segnarono quell’anno. Si tratta di avvenimenti ufficiali, famosi; sono avvenimenti che, così come era accaduto precedentemente per il Nazismo, segnarono profondamente quel “popolo delle cantine” che Dagerman descrisse e di cui si era sentito intimamente e profondamente parte.
L’immagine: particolare della copertina del libro edito da Lindau.
Valentina Conti
(LucidaMente, anno III, n. 27, marzo 2008)