Quali storie si celano dietro le superstizioni più comuni? Per rincuorare e informare i lettori suggestionabili abbiamo raccolto qualche esempio
Se siete particolarmente suscettibili alla vista di un micio nero, se vi capita di rovesciare il sale e, in preda all’angoscia, ne gettate altro alle vostre spalle per esorcizzare la sfortuna e se, rompendo uno specchio, vi disperate pensando ai futuri sette anni di sciagure, calmatevi e leggete queste righe. Poiché il destino non ce l’ha con voi e c’è una spiegazione razionale dietro ogni superstizione. Ve ne diamo una piccola campionatura.
Il mese di maggio è ormai archiviato e, con esso, il suo venerdì 17. Tale cifra – combinata al giorno della morte di Gesù – viene associata alla malasorte in quanto, anagrammando la relativa trasposizione in numeri latini, XVII, compare il verbo vixi, ovvero «ho vissuto», scolpito sulle lapidi funerarie dell’antica Roma. Certo, considerando il clima bizzarro e decisamente poco primaverile di queste settimane, diventa difficile sostenere la causa di un 17 benevolo. Capita a molti di provare un po’ di disagio quando, pur non essendo superstiziosi, si rompe uno specchio. Nelle culture orientali ciò che riflette è ritenuto misterioso e pericoloso, in quanto capace di catturare l’anima. Frantumare vetri, cristalli e specchi, dunque, significa distruggere lo spirito e l’esistenza di chi li usa.
Il mito di funesti presagi legati agli specchi infranti, diffuso in tutta Europa, trova le proprie radici anche nell’antica Roma. Per ragioni prettamente economiche: gli specchi, infatti, costavano moltissimo per via dello strato d’oro, argento o rame che veniva posto, come riflettente, sulla base prima della lastra di vetro. Infrangere uno specchio significava, quindi, dover fare almeno sette anni di sacrifici per riuscire a comprarne un altro. L’unica sfortuna legata alla rottura di questo oggetto, tuttavia, potrebbe essere il rischio di tagliuzzarsi le dita raccogliendo le schegge…
La leggenda che addita il gatto nero come malvagio nasce nel Medioevo, quando i felini erano considerati amici delle – presunte – streghe, con cui spesso condividevano il rogo. Quale unico animale domestico a uscire la notte, il gatto era il simbolo dell’inferno, del lutto e del diavolo, oltre a divenire causa di incidenti fortuiti. All’epoca, le strade non erano illuminate e, se un micio finiva tra le zampe dei cavalli che trainavano le carrozze, questi si spaventavano, imbizzarrendosi e provocando il ribaltamento del mezzo. Un’altra motivazione ha a che fare con i pirati turchi, che portavano con sé i felini per cacciare i topi; quando le navi approdavano nei pressi di una città, i gatti scendevano a terra e diventavano, per la gente del posto, il segnale di un imminente saccheggio. Adesso, come allora, l’unica colpa del micio color carbone è di essere vittima della stupidità umana. Tuttavia, in Germania, Giappone e Inghilterra incontrare un gatto nero è di ottimo auspicio.
Per gli italiani stare a tavola è un piacevole rito, quindi vogliamo concludere questa carrellata di curiosità annesse alle superstizioni, illustrando qualche esempio “a tema”. Perché rovesciare sale e olio è presagio di sventura? La prima spiegazione, logica e razionale, riguarda il valore materiale, in tempi antichi, di questi elementi, che venivano posti davanti agli ospiti in segno di amicizia e benevolenza. La leggenda narra che Giuda avesse rovesciato il sale durante l’ultima cena. Il sale è anche, da sempre, carico di valenze simboliche: nei Vangeli, esso designava l’infusione della sapienza, nei discepoli, da parte di Gesù, ma, altresì, indicava distruzione e morte, visto che i re vi cospargevano il terreno delle città conquistate.
Comunque, ricordatevi quanto segue: se cade il sale, gettatene un altro po’ dietro la spalla sinistra, per accecare il diavolo; se, invece, è l’olio a scivolare, versateci sopra altro sale. Non possiamo garantirvi fortuna eterna, ma, con due foglie di insalata, il contorno è servito… Una buona notizia, infine, per i maldestri: rovesciare vino rosso porta bene, a patto di bagnarsi la nuca. Anche in questo caso, però, sorge qualche perplessità: che cada il vino, per gli amanti del buon bere, non può essere di per sé una cosa positiva, tanto meno per la padrona di casa, che dovrà smacchiare la tovaglia…
Le immagini: cornetti portafortuna; gattini neri; vino rosso rovesciato.
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente, anno VIII, n. 90, giugno 2013)