Secondo il nostro lettore, ancora quattro anni di speranza laica in Usa. Intanto, nei referendum, ventata liberal che dovrebbe far arrossire l’Italia…
La vittoria del primo presidente statunitense che nel discorso di insediamento di quattro anni fa affermò espressamente di essere il presidente di tutti gli americani, credenti e non credenti, ci riempie di felicità.
Certo, sappiamo bene che, di fronte alle difficoltà eccezionali del sistema economico e finanziario mondiale, la prima speranza che dovremmo esprimere è quella dell’instaurazione di un nuovo sistema economico planetario che sappia conciliare la produzione di beni con la loro equa distribuzione, senza provocare l’arricchimento di minoranze ingorde ai danni della maggioranza dei cittadini. E questo ci aspettiamo dal presidente rieletto a capo della più potente nazione della terra. Ma ci aspettiamo anche il compimento delle promesse sulla parità di diritti di tutti i cittadini indipendentemente dalla propria concezione del mondo, sia religiosa che laica.
Ci compiacciamo infine della sconfitta di tutti quei sistemi religiosi americani che hanno osteggiato la sua rielezione perché la sua azione politica non teneva conto dei loro pregiudizi, soprattutto per quanto riguarda l’orientamento sessuale di tutte le persone. E proprio su questo tema il presidente ha concluso il suo discorso di ringraziamento, affermando di essere il presidente che assicurerà il diritto di tutti all’uguaglianza: bianchi, neri, ispanici, nativi, eterosessuali e omosessuali. Un fendente su cui schiumeranno di rabbia i sistemi religiosi omofobi.
Ringraziamo il lettore. Aggiungeremmo, in un confronto che umilia la nostra povera Italietta, che negli Usa, contemporaneamente alla rielezione di Barack Obama, si sono svolti una serie di interessanti referendum. Gli stati di Washington e del Colorado hanno approvato la legalizzazione della marijuana per “uso ricreativo”, mentre il Massachusetts ne ha approvato l’uso terapeutico. Ancora Washington, insieme a Maryland e Maine, ha detto sì ai matrimoni omosessuali. E persino la Florida ha respinto una proposta per proibire l’uso di fondi pubblici per l’aborto per assicurazioni sanitarie che comprendano le interruzioni volontarie della gravidanza (leggi: http://www.repubblica.it/esteri/elezioni-usa/risultati-elezioni-usa2012/2012/11/07/news/i_referendum-46069936/?ref=HREA-1).
Giulio C. Vallocchia
(LucidaMente, anno VII, n. 83, novembre 2012)
Sì, ma non glorifichiamo più del dovuto gli Stati Uniti, ossia un paese dove io non vivrei neppure un giorno.
Dal blog di Scorsone Francesco. Questa mattina ho ascoltato il discorso del presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama.
Non ha avuto bisogno che qualcuno gli scrivesse cosa dire.
Obama ha fatto sua la grande platea del McCormick Center di Chicago parlando a braccio. Un discorso appassionato, forte, coinvolgente. Non ha dimenticato nessuno: la guerra, la riforma sanitaria, le sciagure climatiche, i bambini ammalati di leucemia, l’economia, i poveri, la crisi economica, la dipendenza dal petrolio, i tanti figli americani morti in Iraq, in Afganistan e in tutti i teatri di guerra di tutto il mondo.
Il terrorista Osama Bin Laden che tanti lutti ha inferto agli americani. I fratelli bianchi e neri, i portoricani, gli ispanici, gli asiatici, e tutti popoli che hanno fatto grande l’America ma soprattutto i padri fondatori di questo grande paese che hanno dato la vita per la crescita della nazione americana.
Un discorso che non aveva niente del vincitore.
Un discorso senza retorica.
Un discorso senza trionfalismi.
Un discorso di chi ama veramente il proprio paese.
Un discorso che mi piacerebbe aver sentito pronunciare una sola volta da qualsiasi nostro Presidente della Repubblica Italiana;
o Primo Ministro
o Governatore regionale
o Ministro di questa Repubblica
o da qualunque senatore o deputato nazionale.
Niente solo colpevoli silenzi. Tutti a vantarsi per le vittorie di Pirro o a piangere per le disaffezioni degli elettori.
Mai un riconoscimento alle classi più deboli. La farsa del Governo e di un suo ministro sugli ammalati di sla è l’ennesima bestemmia nel nome del risparmio.
È semplicemente ridicolo pensare che con molta probabilità stanno apportando alla nostra manovra finanziaria per “fregarci meglio” i dovuti accorgimenti per non far pesare il costo della manovra agli ammalati. Un parlamento che si permette di disquisire su queste cose senza pensare per un attimo a un taglio del loro inspiegabile grasso e inutile stipendio che paga anche l’ammalato terminale per le loro vacanze, ma che paese è?
Un paese che ama autocelebrarsi per cazzate come la vittoria di una partita di pallone.
Un paese che ha sulla coscienza 52 morti per una guerra che non vuole.
Un paese che tiene nelle casseforti delle banche milioni di euro di cittadini i quali li hanno donati per la ricostruzione del terremoto dell’Aquila o dell’Emilia ma che cazzo di paese è?
Scusate ma a star zitto oggi proprio no.
07.11.2012 Francesco M. Scorsone