Lo scorso 9 febbraio ha preso il via la XXIII edizione dei Giochi invernali, quest’anno ospitati in Corea del Sud, a PyeongChang. È la prima volta che il Paese asiatico li organizza, mentre nel 1988, a Seoul, erano state disputate le Olimpiadi estive
Alle Olimpiadi invernali di PyeongChang parteciperanno ben 92 paesi, in quella che statisticamente è divenuta l’edizione dei record. La nazione che ha, in totale, più medaglie di tutte, è la Norvegia, con 329 allori, di cui 118 ori, 111 argenti e 100 bronzi. Seguono, al secondo posto, gli Stati uniti, piazzatisi sul podio 281 volte, con 96 ori, 106 argenti e 83 bronzi.
A chiudere il podio la Germania, con 78 ori, 78 argenti e 53 bronzi: in totale 208 medaglie. L’atleta più medagliato di tutti i tempi è anch’egli un norvegese, Ole Einar Bjørndalen, leggenda del biathlon. Per quanto riguarda l’Italia, invece, l’atleta più medagliato è il grandissimo Alberto Tomba, con 5 medaglie olimpiche (3 ori e 2 argenti). Proprie nelle ultime ore lo sciatore è stato superato da Arianna Fontana, che è arrivata a quota 7 vincendo, proprio a PyeongChang il suo primo oro. In generale, il tricolore è al tredicesimo posto nel medagliere della storia, con 114 medaglie: 37 ori, 34 argenti e 43 bronzi.
Quattro anni fa, per i Giochi di Soči, vennero spesi la bellezza di 180 miliardi. Una cifra fuori dal comune, che non è stata ripetuta in Corea del Sud (già organizzatrice delle Olimpiadi estive a Seoul, nel 1988, ma all’esordio in quelle invernali). Tuttavia, sicuramente le Olimpiadi non sono state organizzate con due spiccioli. Il Paese, come si legge in un’inchiesta pubblicata da La Stampa, ha speso ben 11 miliardi, di cui la maggior parte (8,5) sono arrivati dal governo. La parte restante, circa 2,5 miliardi, è stata garantita dal Cio (Comitato olimpico internazionale) e dai cinque sponsor dei Giochi, vale a dire Samsung, Hyundai-Kia Lotte, LG e KT. Sono stati creati sei nuovi impianti, mentre altrettanti sono stati ammodernati.
E si possono ospitare le Olimpiadi senza fare una bella figura? Ovviamente no. Ogni anno la Corea del Sud, infatti, garantisce allo sport circa 400 milioni, di cui 200 destinati al professionismo, 180 agli sport amatoriali e 20 alle scuole, investendo delle spese a progetto per formare nuovi campioni. È stato creato, infatti, un centro scolastico, chiamato Taereung National Training Centrum, in cui vengono ospitati 400 atleti di 20 discipline diverse. Come detto in precedenza, l’obiettivo è semplice: formare campioni di tutte le discipline. Ma è tutto oro quel che luccica?Non sembra. I Giochi, infatti, potrebbero rappresentare un grave flop.
Secondo i calcoli, nelle casse sudcoreane dovrebbero entrare appena 2,5 miliardi di introiti a fronte dei 10,5 di perdite. Secondo una recente intervista, Andrew Zimbalist, economista dello Smith College di Northampton, «un bilancio così terribile può essere giustificato solo dalla promozione di turismo e investimenti stranieri nel lungo periodo, ma di fronte alle esperienze delle passate Olimpiadi non vi sono prove che ciò accada». Insomma, per ora possiamo soltanto goderci la bellezza dello sport e l’illusione di una distensione internazionale con la Corea del Nord. Per quanto riguarda l’aspetto economico, solo il tempo ci dirà se l’importante esborso della Corea del Sud sarà ripagato o meno.
sara spimpolo
(Lucidamente, anno XIII, n. 146, febbraio 2018)