La raccolta Le borsette delle donne (pp. 140, € 12,00, tredicesimo volumetto della collana di poesia Le costellazioni sonore della inEdition editrice/Collane di LucidaMente) di Luciana Siti è suddivisa in più parti, entro le quali si collocano rappresentazioni della specificità femminile, affetti quotidiani, sentimenti, riflessioni sull’esistenza, sguardi sulle persone e sul mondo. Il tono prevalente è quello satirico – ironico e autoironico -, che, tra vorticose scintille espressive, straripanti ondate verbali e dilatazioni pervase da un senso umanissimo della vita, rende scoppiettante la successione dei versi e piacevolissima la loro lettura.
Vediamo come il nostro direttore, Rino Tripodi, analizza la silloge nella sua Prefazione, dal significativo titolo Un’irrefrenabile cascata di versi.
La produzione letteraria di Luciana Siti – anche valida pittrice -, di cui vi apprestate a leggere un’ampia raccolta, si caratterizza per essere priva di filtri intellettualistici.
Il lettore non vi troverà richiami letterari o riferimenti filosofici, apparati teorici, simbolismi evanescenti e misteriosi, metafore complesse, immagini retoriche o magniloquenza. Tutte le poesie sono scritte come “in presa diretta”: la loro autrice lascia sgorgare le parole dalla propria sensibilità, dalla propria riflessione, senza frapporre ostacoli di altra natura, inutili orpelli o pretese altezzose.
Le poesie della Siti sgorgano da una fonte pura e preziosa, via via trasformatasi in un ruscello, in un fiume, fino a divenire un’inarrestabile cateratta che piomba efficacemente sul lettore.
Vi è una sorta di frenetica volontà di esprimersi, di affrontare la realtà quasi col proprio corpo, coi propri sensi, con la propria percezione, entro un’ottica mobile e spontanea, ariosa e brillante, briosa e baluginante.
Vivacità e ironia sono senz’altro le cifre caratteristiche delle poesie raccolte ne Le borsette delle donne. Tuttavia, al loro interno – delle poesie, ma, diremmo, forse anche delle… borsette – troviamo varie modalità, varie rapsodie, che, pur nel loro vorticoso magma, pemettono di individuare sei “tempi” basilari, che sono proprio quelli in cui è suddivisa la silloge.
Il primo tempo è quello della passione amorosa (Scie luminose… d’amore): travolgente, totalizzante, a una dimensione, in grado di riempire una vita. “Ci sono momenti / che bastano da soli per dare / un senso alla vita, all’amore” (I momenti perfetti): palpiti di luce, pienezza assoluta, rivelazione accecante e bruciante, tutta fisica e pervasiva.
Nella seconda parte della raccolta (Affettuosi ritratti) l’amore si sposta dall’uomo amato alla cerchia dei parenti, degli amici, o anche di incontri casuali. La Siti è bravissima nel cogliere i punti-chiave di una persona e – non a caso è anche una pittrice – descriverla con pochi, efficacissimi tratti, come in Fausta: “Mi piace come accogli la vita, / indossi l’espressione felice / senza apparente fatica”.
Nella sezione successiva, Gli interstizi dell’io, l’attenzione si sposta dall’esterno all’interno, le riflessioni si fanno più approfondite, a volte malinconiche e dolorose (si legga la struggente La figlia del disoccupato), per cui talvolta è necessaria una sorta di fuga provvidenziale, altro momento centrale della poesia della Siti: “Riesco a volare in un luogo incantato / dove dipingo la mia tela personale / ricolma di fiori e di colori, / dove mi tuffo nella danza delle cose” (Il silenzio); “Immagino di essere ricoperta, tutta quanta, / dalla magica polvere di stelle. // Brillare dalla testa ai piedi / e con la bacchetta magica / cambiare i momenti tristi della vita” (Polvere di stelle).
Le considerazioni della sezione precedente sulla realtà fanno da molla a quella successiva, Satura, nella quale lo spirito ironico dell’autrice si esprime al meglio. Ecco una serie di quadretti satirici, di flash sulle meschinità umane, di trasgressive visioni sul mondo, che fanno slittare le banalità e i luoghi comuni, mediante versi dall’efficacia epigrammatica: “Dicono che la pioggia / va bene per la campagna, / ma per me è soltanto / una gran lagna” (La pioggia).
Un’icastica comicità è dietro l’angolo: “”Reggimi, per favore, la borsetta!” / chiediamo al nostro uomo con gentilezza. / Egli premurosamente la prende in fretta / e subito dopo, rosso in volto, quasi balbetta: / “Ma cosa hai messo dentro alla borsetta”? / Il peso del contenuto è allucinante / e ti abbassa la spalla all’istante” (Le borsette delle donne).
Da ricordare che il termine Satura offre un triplice rimando: oltre che all’ambivalenza del termine (sentirsi “satura”, averne abbastanza), al genere teatrale preletterario latino, satirico, e alla famosa raccolta di Montale del 1971, cui la silloge della Siti si collega per l’andamento colloquiale e il tono “realistico” e quotidiano, nonché per l’impegno morale.
Lo sguardo ironico e, tutto sommato, bonario di Satura diventa più “serio” nelle ultime due parti della silloge.
Ne Le ondulazioni dell’esistenza sono presenti anche le perplessità della vita, i dubbi, le incertezze, I disagi dell’anima, che provocano anche un desiderio di “Lasciarsi andare nelle braccia del nulla, / del leggero, respirare soltanto se stessi / nell’infinito silenzio universale” (L’abbandono).
Nell’ultima sezione – Le ombre della vita – si toccano momenti di dolore, di lutto, generali e personali, a volte strazianti (L’urna; Salvami!; Al mio babbo) o comunque episodi anche mortificanti, rivelati con una sincerità commovente: “Quel giorno mi accorsi che ero povera / e alla sera piansi nel mio letto / perché fino ad allora / nessuno me l’aveva detto” (La Cresima).
Sul piano tecnico, nonostante l’apparente elementarità della versificazione, la Siti riesce a raggiungere notevoli risultati grazie alla disposizione precisa dei versi, ai sapienti e vivaci enjambement, alla variegata scelta lessicale, ai ritmi, funzionali all’espressività e ai messaggi delle poesie, nonché alla complessiva rappresentazione provocatoria, asimmetrica.
Ed efficace è l’uso della rima baciata (“queste lacrime spente / fatte di niente”, ne La pioggia), il più delle volte adatto allo spirito comico e alla recitazione ad alta voce dei versi, che può facilmente trasformarsi in una gustosissima rappresentazione teatrale delle tipologie umane e dei loro vizi.
(Rino Tripodi, Un’irrefrenabile cascata di versi, Prefazione a Le borsette delle donne di Luciana Siti, inEdition editrice/Collane di LucidaMente)
L’immagine: la copertina della silloge di Luciana Siti.
Jessica Ingrami
(LM EXTRA n. 16, 15 settembre 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 45, settembre 2009)