I tratti fondamentali del fosco Novecento in un celebre saggio di Eric J. Hobsbawn
(tratto da Il Secolo breve 1914/1991. L’epoca più violenta della storia dell’umanità, traduzione di Brunetto Lotti, Biblioteca Universale Rizzoli, 2000).
Eric John Hobsbawn
William Golding, premio Nobel per la letteratura e autore dell’indimenticabile romanzo Il signore delle mosche (Mondadori), ha espresso un giudizio molto severo sul Novecento: «Non posso fare a meno di pensare che questo deve essere stato il secolo più violento nella storia dell’umanità».
Del suo stesso avviso è stato il filosofo Isaiah Berlin, che ha affermato: «Ricordo il ventesimo secolo soltanto come il secolo più terribile della storia occidentale».
Non si può che convenire con queste due perentorie asserzioni.
Un secolo molto violento – Le cifre dei morti delle guerre del XX secolo sono terrificanti: quasi nove milioni di soldati furono trucidati nel corso della Prima guerra mondiale, mentre a circa cinquanta milioni ammontarono le vittime complessive della Seconda guerra mondiale, durante la quale il presidente statunitense Harry Truman non si fece certo troppi scrupoli nello “sperimentare” le prime armi nucleari! Il Novecento è stato dilaniato, inoltre, da una miriade di azioni belliche considerate “minori” (l’eccidio degli armeni, le guerre civili in Russia e in Spagna, le guerre in Corea e in Vietnam, gli interminabili conflitti tra arabi e israeliani in Medio Oriente, le guerre nel Golfo Persico, ecc.), che hanno provocato un numero imprecisato – ma comunque elevatissimo – di caduti. Senza dimenticare le decine di milioni di prigionieri che vennero internati e sterminati nei lager nazisti e nei gulag staliniani, oppure i desaparecidos torturati e fatti scomparire dalle feroci dittature militari sudamericane. E l’elenco potrebbe continuare… a conferma dei giudizi di Golding e di Berlin!
Dall’«Età della catastrofe» all’«Età dell’oro» – Lo storico anglosassone Eric John Hobsbwan ha tratto il bilancio del Novecento nel famoso saggio del 1994 Age of Extremis: The Short Twenthieth Century. 1914-1991 (tradotto in italiano col titolo Il Secolo breve 1914/1991. L’epoca più violenta della storia dell’umanità ), di cui abbiamo citato alcuni brani. La «brevità» del XX secolo, secondo Hobsbawn, si spiega in questi termini: i suoi avvenimenti cruciali si racchiusero nell’arco di settantasette anni, quanti ne intercorsero tra lo scoppio della Prima guerra mondiale e il crollo dell’Urss. A una prima fase storica «catastrofica» – compresa fra il 1914 e il 1945 e fortemente segnata dalla crisi economica degli anni Trenta – fece seguito l’«Età dell’oro», che coincise con la Guerra fredda e la contrapposizione politica e militare tra Usa e Urss. Nonostante i gravi rischi connessi all’uso delle armi atomiche e lo stato di tensione permanente che caratterizzò le relazioni internazionali, il periodo incluso fra il 1946 e il 1973 costituì comunque un momento di enorme sviluppo delle forze produttive, durante il quale si affermò in Occidente il modello economico keynesiano, fondato sull’interventismo statale e sull’assistenzialismo.
Dall’«Età dell’oro» a «la frana» – L’impennata del prezzo del petrolio e la concomitante sovrapproduzione industriale provocarono, a partire dal 1973, una nuova recessione economica. E, come in una sorta di sandwich storico, l’ultima fase del Novecento – definita da Hobsbawn come «la frana» – fu segnata dalla crisi e dalla ristrutturazione produttiva, che comportò in Occidente il forte ridimensionamento del Welfare state. Durante gli anni Ottanta, infatti, si assistette nei paesi capitalistici alla restaurazione del liberismo, resa più aggressiva ed efficace dall’adozione del sistema di produzione toyotista, che rapidamente affiancò nelle fabbriche il modello fordista, provocando gravi disagi sociali: aumento della disoccupazione, diminuzione dei salari, indebolimento dei movimenti sindacali, precarizzazione del lavoro, delocalizzazione delle aziende nelle aree geografiche più povere, ecc. Fu in questo periodo che ebbero inizio la rivoluzione informatica e la globalizzazione, destinate a mutare la mentalità e i costumi di miliardi di individui.
Una fase di forte instabilità internazionale – Il «Secolo breve» si concluse con il tracollo dell’Unione Sovietica e il fallimento della perestrojka intrapresa da Michail Gorbacëv. Tuttavia, la rapida disintegrazione dell’impero sovietico, anziché avviare un’era di pace, innescò nuove ostilità tra i popoli, in precedenza tenute sotto controllo dall’equilibrio imposto dalle due superpotenze (vedi, per esempio, i cruenti scontri interetnici nell’ex Jugoslavia). E all’inizio del Terzo millennio si è scatenata una fase di forte instabilità internazionale, caratterizzata dalla ripresa dell’imperialismo, dalla rinascita dell’integralismo religioso e della xenofobia, dal dilagare del terrorismo e della criminalità organizzata. Il XXI secolo, apertosi con i tragici avvenimenti dell’11 settembre 2001, ha già fatto registrare in pochi anni un’impressionante escalation di guerre (Afghanistan, Cecenia, Iraq, Libano, Palestina), che sembrano preannunziare ben più gravi conflitti mondiali. Sta minacciosamente rinascendo, infatti, la rivalità fra la Russia di Putin e gli Usa, al punto che alcuni attenti osservatori della politica internazionale, tra cui Giulietto Chiesa, parlano apertamente di ripresa della Guerra fredda.
L’immagine: la copertina del libro di Hobsbawn nell’edizione italiana.
Giuseppe Licandro
(LucidaMente, anno III, n. 26, febbraio 2008)