Nel romanzo di Emanuele Pettener, “Proust per bagnanti” (edito da Meligrana), i paesaggi della Florida si incontrano con l’amore di tre italiani per il loro Paese e la loro lingua d’origine. Una storia tutta da scoprire, che riserva al lettore un finale a effetto
Quando si pensa che le sorprese siano finite, ecco arrivare la più grande, la più inattesa, che spinge anche il lettore più scaltro a darsi una manata sulla fronte: non avevamo capito nulla! Questo malgrado l’autore, Emanuele Pettener, ci avesse messo sulla pista giusta, senza lesinare indizi. Proust per bagnanti (Meligrana Editore, pp. 160, € 15,00) non è un giallo, ma ne adopera alcune tecniche.
La vicenda di Rosa – spina dorsale del romanzo – si presenta come un quadro da ricomporre; si è invitati a ricostruirla pezzettino per pezzettino, indizio dopo indizio, per poi comprendere che non si tratta solo di un artificio narrativo rivolto al lettore: la protagonista stessa, riportando la mente e il cuore al passato, scopre la sua storia e la racconta allo studente Alfredo, che la racconta al misterioso io narrante, che la racconta a noi. Nel frattempo, come in un gioco di scatole cinesi, veniamo a conoscenza anche degli imprevedibili destini e delle passioni dei personaggi: la magia dell’America, prima immaginata e idealizzata da Alfredo, poi vissuta e ironizzata nel quotidiano; la dolorosa esperienza veneziana di chi ci narra la vicenda, la cui identità verrà svelata solo alla fine, con il colpo di scena del quale si diceva all’inizio.
Pettener, dopo aver raccontato la giovinezza con la sua ansia di futuro in È sabato mi hai lasciato e sono bellissimo (Corbo, 2009), si sofferma ora sulle vicende di tre italiani influenzati dal passato: anche mentre inseguono il proprio sogno americano, infatti, non possono fare a meno di sentirsi legati al Belpaese, dove saranno infine costretti a tornare. Nel testo, tuttavia, è presente anche un’altra forma di ritorno alle origini, ossia un amore d’altri tempi per la lingua: fluida, curata e rigogliosa come l’amata Florida meridionale che fa da sfondo al romanzo. Pettener, infatti, ambienta i racconti poco sopra Miami, dove egli stesso abita e lavora come docente di Italiano alla Florida Atlantic University.
Attraverso la lettura possiamo così ammirare «l’oceano tingersi d’arancio», annusare «il profumo di caffè cubano», gustare «sigari e crab cakes». Se Proust – è scritto a un certo punto – va letto preferibilmente «in spiaggia, sorseggiando un moijto», questo romanzo va letto d’inverno, per sognare sabbia bianca, oceano, tramonti mistici e soprattutto sole, tanto sole, che «si spande dappertutto, affamato di terra, brucia sul verde tenero dei campi da golf, sull’asfalto di Ocean Boulevard, sulle chiome irsute delle agavi, sui rami degli alberi di mango dove immobili dormono le iguane, sulle palme e sulle orchidee selvatiche e sui giardini e sulla pelle nera dei giardinieri».
Le immagini: La copertina del libro Proust per bagnanti e una foto dell’autore Emanuele Pettener.
(n.m.)
(LucidaMente, anno IX, n. 98, febbraio 2014)