Un’interpretazione da parte di Rino Tripodi di “Senza mistero” (in Edition editrice), il multiforme libro di Agostino Secondino
Un libro avvincente e avvolgente, sospeso tra poesia, vicenda umana, dialoghi e riflessioni su psicologia e scienza, con un sincero afflato religioso: così si può riassumere Senza mistero di Agostino Secondino (dodicesima uscita per la collana di narrativa La scacchiera di Babele della inEdition editrice/Collane di LucidaMente, pp. 236, € 18,00).
L’autore, appassionato e coinvolgente nel suo racconto, spregiudicato e persino cinico quando tocca, alla luce della neuropsicobiologia e della teologia, i misteri inquietanti dell’esistenza (divinità, immortalità, amore, vocazione, efficacia della preghiera, avvento dei futuri esseri umani angelicati per selezione naturale), riesce a stregarci con la sua riuscita formula che mescola amore, suspense, scienza e soprannaturale, ponendoci di fronte al tema del segreto della vita per trasmetterci il coraggio di vivere senza mistero e per convincerci che ciò che oggi è mistero domani non lo sarà.
L’opera è preceduta da una Prefazione di Rino Tripodi, intitolata Un percorso mistico, che evidenzia la complessa struttura, su più livelli, dell’opera.
Senza mistero di Agostino Secondino è un’opera particolare, complessa, variegata, impermeabile a ogni definizione esaustiva. Le vicende spaziano dalla storia generale alla storia locale, dalle storie famigliari a quelle personali, da quelle di un gruppo determinato di personaggi a quelle di una comunità paesana. I contenuti si librano dalla religione alla filosofia, dalla psicologia alla scienza, con un costante sottofondo di comprensione, carità umana e spiritualità.
Lo stile e il lessico sono multiformi: didascalico, semplice, dotto, popolare. E non mancano le inserzioni di poesie. La stessa modalità narrativa è mobile (descrittiva, narrativa, dialogica, riflessivo-meditativa) con l’uso alternato dell’indicativo presente e del passato. Talvolta viene fatto uso di espedienti grafici come i corsivi.
Varia altresì più volte sia il punto di vista del narratore che il narratore stesso, a volte esterno, impersonale, a volte interno, altre volte ancora, collettivo, corale. Così come mobili sono i piani temporali (passato, presente), umani (ragione, sentimento, passione, riflessione, conoscenza), spaziali (il paese, i luoghi di vacanza, la scuola, la parrocchia, la casa), sociali (diversi mestieri e ceti, differenti livelli culturali) che si intersecano fondendosi in una sorta di vasta polifonia.
Il libro di Secondino è, pertanto, narrativa, romanzo, insieme di racconti, saggistica, memorialistica, autobiografia, affresco umano e sociale.
Certamente molto belli sono i brani imperniati sui ricordi d’infanzia e di gioventù, luci lontane eppur fulgide che fanno rivivere un mondo innocente, un’epoca impareggiabile:
«M’incamminavo per raggiungere la scuola con la bicicletta paterna, usurata dal tempo, per mattine e mattine, nella tremolante luminosità spazzata dal sole o al soffio del vento o sotto una pioggia dirotta o nei veli di nebbia o al cader della neve che riempiva le strade. I passanti lanciavano occhiate stupite al minuto ragazzo di tredici anni in bici, con una giacca di velluto color muschio, calzoni verdi, un grazioso berrettino nero che lasciava fuori i capelli come foglie scure di una pallida rosa, con un ombrello appeso al manubrio o tenuto aperto sotto la pioggia, e una grossa cartella di cuoio color marrone, attaccata al telaio. I giorni d’inverno, quando un cupo e gelido vento schiantava gli alberi impedendo di circolare, noi tre, come diamanti nella notte oscura, ardivamo, con spericolatezza da brivido, aggrapparci alle sponde di camion che, carichi di sabbia, procedevano con una certa lentezza».
Forse la modalità caratterizzante il libro è quella dialogica, alla maniera socratico-platonica: i personaggi si interrogano a lungo sulle vaste, complesse problematiche dell’esistenza, e attraverso il rispettoso scambio di opinioni giungono spesso a chiarirsi i propri dubbi. Sicché Senza mistero diventa anche una sorta di piccola enciclopedia, di breviario completo in grado di accompagnare il lettore nella propria intricata esistenza, fornendo sicure risposte su argomenti emozionanti come l’amore, il destino umano, la bellezza, la psiche, Dio, l’evoluzione.
Scienza o fede? In Secondino il dilemma viene a cadere. L’autore è coltissimo ed espone con sapienza le ultime scoperte in campo psicologico, genetico, neurologico, ecc. Infatti la sua tesi è che, sub specie eternitatis, alla luce rivelatrice, ogni nodo si scioglierà, e tutto sarà illuminato, diventando, agli occhi e alla mente evolutasi spiritualmente di un uomo più mistico di quello odierno, senza mistero.
Del resto, anche sul piano individuale, l’opera che vi apprestate a leggere è un percorso spirituale nel cammino della vita, un tragitto mistico, di fede, alla scoperta della verità di Dio.
In questo percorso misterico, particolare importanza hanno due elementi: i paesaggi e i sogni.
L’autore offre veri sfoggi di bravura quando si lascia prendere dalla propria vena poetica nel descrivere scorci di natura, come dei limpidi notturni:
«Tutti tacquero e un lampo di stanchezza passò sui nostri visi. Era notte. Ci alzammo per incamminarci, nell’intensa luminosità lunare, verso il villaggio, posto a pochi metri dal mare. Le strade erano deserte, e le aiuole di tulipani sembravano anelli di fuoco, al chiaror della luna, piena, paffuta, rossa, che illuminava la notte come fosse giorno, diffondendo la sua luce dappertutto».
Il mondo è circonfuso di fascino metafisico e Secondino gioca con le analogie, in un accumularsi di corrispondenze e misteriosi simboli che gemmano con vibrazioni delicate che avvolgono i sensi:
«Rallento il passo e, mentre gli altri procedono, noi ci sediamo sulla panchina come diamanti nelle sfere della notte e nei palpiti della luna, finché il giorno svanì nel profumo delle ore notturne che nascevano».
Le esperienze oniriche compaiono spesso nell’opera, fin dall’inizio, pesi di ombre irregolari:
«Vestiva un paio di pantaloni corti e faceva sempre un sogno. Sognava che il suo treno era partito senza di lui. Arrivava alla stazione in anticipo, camminava sotto la pensilina con la valigia di cartone in mano, e il treno era là che lo aspettava. Stava per salire… Il treno si staccava dai binari e lui rimaneva lì, senza valigia. La stazione, alle sue spalle, era vuota e il treno era partito e lui, solo, lì, straziato dal dolore».
Esse, anche quando sono angosciose, hanno senz’altro un valore illuminante per i personaggi che le affrontano, strumento di chiarificazione interiore e di illuminazione, controcanto alla fredda logica e alle superficiali rassicurazioni razionali:
«Monia 69, Aldo 40, Mina 48, Violetta 65, Serena 83 e Tino 24, quasi nudi sugli scogli, lontani dalla riva, incantati di uno sguardo colorato di mare si alzano in volo e dopo poco, esausti roviniamo su grossi sassi. All’improvviso il cielo si oscura e un vento forte solleva onde gigantesche, balenano i lampi nell’ansa di cirri lontani, una pioggia di pietre scroscianti cade su di noi. Nel grido impetuoso del mare un ramo fiorisce, ci sentiamo smarriti in tetre paure, viviamo momenti infernali. Un pianto dirotto copre i nostri volti rigati da una sofferenza crudele, ci teniamo abbracciati e, poi, ecco un’onda selvaggia che ruggisce sui sassi senza recedere, che si gonfia sempre più e ci strattona, poi con violenza ci scaraventa nello spumeggiante mare. La morte vive nei nostri cuori. Io, al grido “sono morto, siamo morti tutti”, mi sveglio spaventato e madido di sudore senza sapere dove mi trovi».
È significativo che il libro si concluda con la morte del padre del protagonista e dello stesso protagonista: l’esistenza – sfida al nulla e alle tenebre – trova ragione e giustificazione oltre la vita, anche se questa va comunque vissuta con coraggio, energia, fiducia e altruismo…
Altruismo… non è infatti casuale che siano trentatre i capitoli di Senza mistero: secondo l’autore, il percorso verso la bellezza e la verità assoluta è stato già indicato e illustrato da Qualcuno vissuto circa duemila anni fa.
(Rino Tripodi, Un percorso mistico, Prefazione a Senza mistero, inEdition editrice/Collane di LucidaMente)
L’immagine: la copertina del volume di Agostino Secondino.
Francesca Gavio
(LM EXTRA n. 16, 15 settembre 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 45, settembre 2009)