Gli effetti di un rapporto genitoriale basato più sulla confidenza che sulla severità sono analizzati nel film “Tutta colpa di Freud” di Paolo Genovese. Un cast vincente e ben diretto, per una storia ricca di sentimento
Lo scorso 23 gennaio è uscito nelle sale cinematografiche Tutta colpa di Freud di Paolo Genovese. Il regista ha diretto con cura un cast vincente nell’interpretare un intreccio di storie differenti ma con un comune denominatore: il sentimento.
Il protagonista è uno psicologo alle prese con le questioni personali e affettive delle tre figlie, abbandonate in fasce dalla madre. A riempirgli l’esistenza ci pensano le variegate vicende vissute dalle ragazze, ognuna delle quali è ricca di spunti di riflessione. Non soltanto per lui. Francesco (Marco Giallini) è troppo indaffarato nella propria professione e nel ruolo monogenitoriale per pensare a ritrovare l’anima gemella. Abbandonato dalla moglie diciotto anni prima – l’età della terzogenita – concede un’unica variante alla sua routine: corteggiare, seppur maldestramente, Claudia, una distinta signora che passeggia quotidianamente con il cane nei pressi del suo studio. Poi ci sono le figlie, diversissime tra loro. La maggiore, Sara (Anna Foglietta), gay, dopo una serie di delusioni sentimentali, conclude che le donne non fanno per lei: decide così di tornare in famiglia e di avventurarsi alla scoperta del fascino maschile.
La seconda, Marta (Vittoria Puccini), delicata nell’aspetto e nell’animo, gestisce faticosamente la libreria di famiglia, sognando storie impossibili con scrittori e poeti. Tuttavia, in seguito a una vicenda curiosa occorsa nel negozio, la ragazza si innamora di un uomo che vive un’esistenza completamente differente dalla sua: fra loro nasce una passione difficile quanto autentica, dal disvelamento piuttosto emozionante. La più piccola, Emma (Laura Adriani), intavola una relazione con un cinquantenne che non ha il coraggio di lasciare la moglie.
Genovese offre vari spunti di riflessione, primo fra tutti l’opportunità di un rapporto genitoriale basato sulla confidenza e non sulla severità. Colpa o meno di Sigmund Freud, la psicologia fa perdere di vista alle ragazze quello che dovrebbe essere l’unico punto fermo: Francesco è pur sempre il loro padre e non un amico cui confidare – spesso senza pudore – particolari anche intimi delle proprie storie amorose. Viene poi verosimilmente rappresentata una convivenza appesantita dalla quotidianità, mal sopportata dalla coppia Claudia Gerini–Alessandro Gassman.
Nel film, adatto a un pubblico post adolescenziale, non mancano comunque momenti di pura comicità. Si apprezza una buona interpretazione di tutto il cast, nel quale spicca senza dubbio la Foglietta, oramai giunta al suo quinto ruolo da omosessuale.
Le immagini: la locandina e una scena della pellicola Tutta colpa di Freud.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno IX, n. 99, marzo 2014)