Seconda opera narrativa dello scrittore meneghino Giovanni Nebuloni, Il Disco di Nebra (inEdition editrice, pp. 244, € 14,50) porta alla ribalta una recente scoperta archeologica avvenuta in Germania nei pressi della cittadina di Nebra, dalla quale il ritrovamento prende appunto il nome. Si tratta del più antico reperto fino ad oggi mai trovato rappresentante il cielo e fenomeni astronomici dietro ai quali si nascondono simboli esoterici e magici.
E, infatti, interamente costellata da misteri e occultismo è la storia che ci propone Nebuloni, il quale ci conduce, mediante i personaggi, talora eccentrici e al limite dell’ordinario, e lo svolgersi della narrazione, attraverso varie epoche storiche, ognuna recante con sé i propri enigmi e culti, e altrettanto varie zone geografiche: dall’Italia, alla Grecia, alla Sassonia, alla Russia. L’intreccio non può qui che essere sommariamente delineato, così come i protagonisti, vista la loro ricchezza e, alle volte, complessità. Basti dire, per rendere comunque bene l’idea, che la vicenda prende le mosse e ruota intorno, com’è facile prevedere, al mitico Disco dagli oscuri, quanto favolosi, poteri e alla antichissima stirpe dei suoi creatori che, nel libro, cercherà di rientrare in possesso, contendendoselo, di quello che viene dai suoi componenti definito e sentito come un dono fatto da Dio stesso.
Una giovane donna, Isabella, e il suo ragazzo, Marco, rimangono coinvolti nella stessa notte, anche se in luoghi geografici diversi, in due situazioni di estremo pericolo e la prima, sulla scia di pur tenui quanto enigmatici indizi, parte alla ricerca del secondo, accompagnata nell’impresa da uno sfortunato poliziotto. I due inizieranno quindi ad addentrarsi e ad incontrare le particolari figure che gravitano intorno al Disco. Storie parallele alla ricerca di un unico esito. La sacralità e tremenda importanza attribuita a questo oggetto emerge chiaramente dai picchi di violenza e crudezza che riescono a toccare i personaggi, più o meno consapevoli del vortice in cui si trovano a navigare, per riuscire a portare a termine la propria missione. Chiunque si trovi ad avere a che fare, volontariamente o meno, con la maledizione del Disco di Nebra, si vede immediatamente coinvolto e trascinato in una spirale di eventi che travolgeranno per sempre la sua esistenza, tanto che nessuno dei personaggi, alla fine della nostra storia, sarà mai più uguale al se stesso di una volta. Nessuno, in questo romanzo, è mai quel che sembra all’inizio e praticamente tutti i personaggi nascondono inconsapevolmente una doppia natura, un gemello, che la forza oscura del Disco riesce in qualche modo a tirar fuori e far prevalere. Un misterioso istinto ancestrale pare muovere le pulsioni, i sentimenti e le azioni dei vari protagonisti, ognuno con le proprie motivazioni ed ognuno in cammino sulla propria personale strada, ma tutti in qualche modo accomunati da un identico, ineludibile destino.
Il ritmo e il susseguirsi degli eventi che si dipanano freneticamente per tutto il corso della narrazione, l’attesa e la consapevolezza da parte del lettore che qualche rivelazione o evento decisivo segnerà la svolta e farà luce su singoli avvenimenti e personaggi apparentemente isolati, rendono la lettura vivace e accattivante e, in alcuni passaggi, lasciano letteralmente con il fiato sospeso ed il desiderio travolgente di voltare pagina per giungere ad una conclusione risolutiva. L’argomento trattato si presta a stuzzicare la curiosità del lettore e riesce a toccare con facilità tasti che fanno risuonare oscure corde umane che ognuno ha dentro di sé o che comunque risultano essere affascinanti. L’opera suscita un forte senso d’attesa, visto che l’autore ha toccato molti, forse troppi, argomenti. Del resto, quello che abbiamo di fronte è un romanzo e non un saggio o un manuale sul tema, ragion per cui il narratore possiede libertà assoluta e non si trova mai legato a rigidi parametri di oggettività e realismo. Tutte le vicende, i loro rapporti e quelli tra i vari personaggi trovano alfine un esito comune illuminante e lo fanno in uno spazio fisicamente e temporalmente breve e scarno. L’autore, in conclusione, sa creare situazioni accattivanti e risvegliare interesse per temi così particolari che avrebbero potuto richiedere qualche chiarimento; tuttavia egli non intende mai apparire didascalico, non appesantisce il testo, e anche questo è un pregio del libro.
L’immagine: la copertina del romanzo di Nebuloni.
Valentina Burchianti
(LM Extra n. 13, 15 dicembre 2008, supplemento a LucidaMente, anno III, n. 36, dicembre 2008)