In mostra presso il Palazzo blu, con la collaborazione della Fondazione Cerratelli, le creazioni della celebre costumista toscana
Anna Anni, costumista di valore, nasce nel 1926 a Marradi (Firenze). Trasferitasi nel capoluogo toscano con la famiglia, si iscrive all’Istituto d’arte di Porta Romana, dove segue i corsi del pittore Giuseppe Lunardi e stringe amicizia con Danilo Donati e Piero Tosi. Nel 1953 l’accuratezza filologica dei suoi lavori, unita a un processo inventivo senza pari, spinge Orson Welles a richiederne la presenza a Chicago, per disegnare i costumi e le scene de Il volpone e de La locandiera. Nel 1954 Franco Zeffirelli la invita a occuparsi dei disegni dell’attrezzeria per La cenerentola di Gioacchino Rossini, allestita al Teatro alla Scala di Milano.
Dopo l’esperienza esaltante tra Stati Uniti e Milano, l’artista si trasferisce a Roma, dove divide l’appartamento con gli amici Mauro Bolognini, Tosi e Zeffirelli. La casa è frequentata da molti esponenti del mondo del teatro e dell’arte, come Lucia Bosè, Walter Chiari, Paolo Poli, Francesco Rosi e Luchino Visconti. Nel periodo romano, denso di stimoli umani e professionali, la Anni ottiene la docenza presso l’Istituto Tornabuoni di Firenze, incarico che accetta con entusiasmo. La sua caratteristica principale, infatti, sarà quella di riconoscere nelle opportunità occasionali, passeggere o sfuggenti, le chance di un’intera vita. Nel 1960 realizza i costumi dell’Alcina di George Friedrich Händel, messa in scena a La Fenice di Venezia con la regia di Franco Zeffirelli. Sempre con Zeffirelli, fra il 1965 e il 2002, realizza i costumi per La lupa, Cavalleria rusticana, I pagliacci, Turandot, Maria Stuarda, Otello, Don Carlo, Carmen e Aida.
Nel frattempo si dedica al cinema, ottenendo ottimi risultati come costumista nelle pellicole dirette da Bolognini, Mario Missiroli, Beppe Menegatti, Poli e Mario Sequi, oltre a ricevere una nomination all’Oscar nel 1987 per i costumi del film Otello (regia di Maurizio Milenotti). I grandi del teatro – sia quello di prosa, sia quello lirico – hanno indossato tutti, almeno una volta, i preziosi costumi della Anni; il mondo del balletto ha trovato nei ricami, nei pizzi e nelle volute dei suoi abiti la piena realizzazione del movimento corporeo. Fanny Ardant, Monserrat Caballè, Maria Callas, Valentina Cortese, Placido Domingo, Rossella Falk, Carla Fracci, Anna Magnani, Rudolf Nureyev, Luciano Pavarotti, Katia Ricciarelli, sono solo alcuni dei nomi che hanno calcato le scene indossando le sue creazioni. Anna Anni muore a Firenze il 2 gennaio 2011.
Dal 23 marzo al 30 giugno, il Palazzo blu di Pisa, sul Lungarno Gambacorti, propone al pubblico una mostra dedicata al genio della costumista toscana, dal titolo Costumi di scena. Anna Anni e l’Officina Cerratelli, con la collaborazione della Fondazione Cerratelli. Un percorso espositivo breve e intenso, esteso fra il piano terra e il primo piano dell’edificio, che permette al pubblico di viaggiare nei tessuti, nelle forme e nei disegni di questa artista. Come riferisce Bruna Niccoli, già autrice del libro Moda a Firenze 1540-1580. Lo stile di Eleonora di Toledo e la sua influenza (Mauro Pagliai), «il ricchissimo nucleo dei costumi in mostra, parte del patrimonio della Fondazione Cerratelli, è una sintesi completa dell’immaginario creativo e del potenziale espressivo di questa versatile interprete».
La solidità del palazzo – appartenuto in passato ai Sancasciano, ai Del Testa, agli Archinto e, infine, al conte Domenico Giuli – esalta in modo quasi naturale la leggerezza delle creazioni esposte, che si incontrano amabilmente con le opere di Artemisia Gentileschi (Cfr. Artemisia. La musa Clio e gli anni napoletani). Dal popolare corpetto nero e oro de La lupa, indossato dalla Magnani, alle vesti di Maria Stuarda ed Elisabetta I, l’arte della Anni, ancorata al recupero filologico dell’abito, non si distacca dalla libertà del processo creativo, regalando volute di crêpe, intrecci di velluto, lacci di cuoio, borchiette in filigrana (si veda il corpetto per l’Otello) e ton sur ton di nero ottenuto con raso, velluto e minuscole scaglie opache. I lavori della Anni, simili alle produzioni letterarie di Maria Bellonci, rappresentano a tutti gli effetti il trionfo della bellezza e della poesia, in quello che si può definire il miracolo dell’arte.
La mostra si può visitare, da martedì a venerdì dalle 10,00 alle 19,00; sabato e domenica dalle 10,00 alle 20,00. L’ingresso è gratuito. Per ulteriori informazioni: info@palazzoblu.it; tel. 050-2204650.
Le immagini: alcuni abiti esposti nella mostra (foto dell’autore dell’articolo).
Matteo Tuveri
(LucidaMente, anno VIII, n. 88, aprile 2013)
Che bello, bello sarebbe poterci andare.