Un brano tratto da “La filosofia del boudoir” di De Sade: per palati liberi da puritanesimi
Nel numero di LucidaMente dedicato alle cosiddette “trasgressioni” non poteva mancare il Divin Marchese, al secolo Donatien-Alphonse-François de Sade (Parigi, 1740-Saint-Maurice, 1814). La filosofia nel boudoir è un suo dialogo drammatico- filosofico, pubblicato per la prima volta nel 1795. Il sottotitolo è Dialogues destinés à l’éducation des jeunes demoiselles (vedi al riguardo anche, in questo stesso numero, Ragazze, un po’ di buone maniere, perbacco!). Ne proponiamo al lettore “licenzioso” il quarto dialogo.
Madame Saint-Ange, Eugénie, Dolmancé, il Cavaliere di Mirvel.
IL CAVALIERE: Vi prego, non abbiate timore della mia discrezione, bella Eugénie: essa sarà totale. Mia sorella e questo mio amico possono garantire per me.
DOLMANCÉ: Non vedo che un modo per metter fine subito a questo ridicolo cerimoniale. Senti, cavaliere, devi sapere che stiamo educando questa graziosa bambina, le insegniamo tutto quel che occorre sappia una signorina della sua età, e per meglio istruirla, aggiungiamo sempre un po’ di pratica alla teoria. Ora le dobbiamo vedere un membro che sborra, siamo arrivati proprio a questo punto: vuoi farci da modello?
IL CAVALIERE: È un’offerta troppo allettante perché possa rifiutarla e la signorina è così bella che concluderemo assai presto la lezione che desidera.
SAINT-ANGE: Ebbene, coraggio; mettiamoci subito al lavoro!
EUGÉNIE: Oh! veramente state esagerando; abusate della mia giovinezza a tal punto… ma per chi mi prenderà questo signore?
IL CAVALIERE: Per una signorina deliziosa, Eugénie… per la creatura più adorabile che abbia visto in vita mia. (La bacia e lascia correre le mani sulle sue grazie.) Oh! Dio! che curve fresche e graziose!… Che grazie incantevoli!
DOLMANCÉ: Parliamo di meno, cavaliere, e cerchiamo di agire di più. Io dirigerò la scena, è un mio diritto; si tratta di mostrare a Eugénie il meccanismo della eiaculazione, ma, siccome è difficile che possa osservare un tale fenomeno a sangue freddo, mettiamoci tutti e quattro faccia a faccia e molto vicini gli uni agli altri. Voi masturberete la vostra amica, signora; io mi incaricherò del cavaliere. Quando si tratta di polluzione per un uomo, un uomo se ne intende molto meglio di una donna. Dal momento che sa che cosa gli ci vuole, sa che cosa bisogna fare agli altri… Allora, mettiamoci a posto. (Si sistemano.)
SAINT-ANGE: Non siamo troppo vicini?
DOLMANCÉ (che si è già impadronito del Cavaliere): Non lo saremo mai troppo, signora; occorre che il seno e il volto della vostra amica siano inondati dalle testimonianze della virilità di vostro fratello, bisogna che lui le sborri, per così dire, sotto il naso. Maestro della pompa, io ne dirigerò i fiotti, in modo che se ne ritrovi completamente coperta. Nel frattempo masturbatela accuratamente su tutte le parti lubriche del suo corpo. Eugénie, abbandonate tutta la vostra immaginazione alle impennate più audaci del libertinaggio, pensate che state per vedere i più bei misteri prodursi sotto i vostri occhi, mettete sotto i piedi ogni ritegno: il pudore non è mai stato una virtù. Se la natura avesse voluto che noi tenessimo nascosta qualche parte del nostro corpo, ci avrebbe pensato lei stessa; ma invece ci ha creati nudi; dunque vuole che si vada nudi e ogni atteggiamento contrario oltraggia decisamente le sue leggi. I bambini, che non hanno ancora alcuna idea del piacere e per conseguenza della necessità di renderlo più vivo con la modestia, mostrano tutto ciò che hanno. Si incontra anche qualche volta una singolarità più grande: ed è nei paesi dove il pudore dei vestiti vige, senza che gli si accompagni la modestia dei costumi. A Taiti le ragazze sono vestite, ma si esibiscono non appena glielo si chiede.
SAINT-ANGE. Quello che mi piace in Dolmancé è che non pone tempo in mezzo, parla parla e intanto guardate come agisce, come esamina compiaciuto il superbo culo di mio fratello, come maneggia voluttuosamente la bella verga di questo giovanotto… Suvvia, Eugénie, mettiamoci all’opera! La canna della pompa è già per aria: presto ci inonderà.
EUGÉNIE. Ah! mia cara amica, che membro mostruoso!… Lo tengo appena in mano!…
Oh, mio Dio! Sono tutti grossi così?
DOLMANCÉ. Sapete bene, Eugénie, che il mio è molto più piccolo, arnesi del genere sono temibili per una ragazza, potete benissimo immaginare che questo non vi perforerebbe senza rischi.
EUGÉNIE (che viene già masturbata dalla Madame de Saint-Ange) Ah! li sfiderei tutti per goderne!
DOLMANCÉ. E avreste ragione: una giovane non deve mai spaventarsi per questo genere di cose, la natura si presta e i torrenti di piacere con cui vi ricolma vi ricompensano subito dei piccoli dolori che li hanno preceduti. Ho visto fanciulle più giovani di voi sostenere membri ancora più grossi. Col coraggio e la pazienza si sormontano i più grandi ostacoli. È una follia pensare che occorra, finché è possibile, non fare sverginare una giovane che da membri molto piccoli. Al contrario, io sono del parere che una vergine debba abbandonarsi ai più grossi membri che potrà incontrare, in modo che, lacerati più prontamente i legamenti dell’imene, le sensazioni del piacere possano determinarsi prima dentro di lei. È vero che una volta messa a questo regime farà fatica a ritornare alla mediocrità, ma se è ricca, giovane e bella, ne troverà di questa taglia finché vorrà. E si attenga pure a essa; ma, se se ne presenteranno di meno grossi, e avrà voglia ugualmente di usarli? Se li metta nel culo, allora.
SAINT-ANGE. E così, e per essere ancora più felice, si serva dell’uno e dell’altro in una volta; le scosse voluttuose che imprimerà a quello che la prende per davanti serviranno ad affrettare l’estasi di quello che l’incula, e inondata di sperma da entrambi, goda anche lei morendo di piacere.
DOLMANCÉ (si tenga presente che le masturbazioni continuano durante tutto il dialogo) Mi sembra, signora, che nel quadro da voi tracciato dovrebbero entrare due o tre membri di più; la donna collocata come avete detto non potrebbe avere una verga in bocca e una in ogni mano?
SAINT-ANGE. Potrebbe averne sotto le ascelle e nei capelli, dovrebbe averne trenta intorno se fosse possibile; bisognerebbe, in quei momenti, non avere, non toccare, non divorare che membri ed essere inondata da tutti nello stesso istante in cui si viene. Ah, Dolmancé, per quante puttane conosciate, vi sfido a vedermi eguagliata in questi deliziosi combattimenti della lussuria… Ho sperimentato tutto quanto è possibile in questo campo.
EUGÉNIE (che è sempre masturbata dalla sua amica, come il Cavaliere da Dolmancé). Ah, mia cara… mi fai girar la testa!… Che! potrei abbandonarmi… a una folla di uomini!… Ah, che delizie!… Come mi masturbi, cara amica!… Tu sei la dea del piacere!… E questo bel membro, come si ingrossa!… come si gonfia la sua testa maestosa e come diventa vermiglia!
DOLMANCÉ. Eugénie… sorellina… accostatevi… Ah, che seni divini!… che cosce dolci e ben fatte!… Venite! venite anche voi due, il mio sperma si unirà! … o Dio, cola!… ah, dannazione!… (Dolmancé, durante questa crisi, ha cura di dirigere i fiotti di sperma del suo amico sulle due donne, e soprattutto su Eugénie, che se ne trova inondata.)
EUGENIE. Che bello spettacolo!… Come è nobile e maestoso!… Eccomi tutta ricoperta… me ne è arrivato sino agli occhi!…
SAINT-ANGE. Aspetta, amica mia, lasciami raccogliere queste perle preziose; voglio spalmartene il clitoride per farti godere più presto.
EUGÉNIE. Ah! sì, mia cara, ah, sì: è un’idea deliziosa… Fallo, e godrò tra le tue braccia.
SAINT-ANGE. Creatura divina, baciami mille e mille volte!… Lasciami succhiare la tua lingua… voglio respirare il tuo alito voluttuoso così infiammato dal fuoco del piacere!… Ah! perdio! vengo anch’io! Fratello, finiscimi, te ne scongiuro!…
DOLMANCÉ. Sì, cavaliere… sì, masturbate vostra sorella.
IL CAVALIERE. Preferisco fotterla: l’ho ancora duro.
DOLMANCÉ. Ebbene, metteteglielo, e offritemi il culo: vi fotterò durante questo voluttuoso incesto. Eugénie, armata di questo fallo artificiale, mi inculerà. Destinata a sostenere un giorno tutti i diversi ruoli della lussuria, bisogna che si eserciti, nelle lezioni che le diamo qui, a eseguirli tutti per bene.
EUGÉNIE (indossando un godemiché). Oh, volentieri! Non mi troverete mai in difetto quando si tratta di libertinaggio: esso è ora il mio solo dio, l’unica regola della mia condotta, la sola base di tutte le mie azioni. (Incula Dolmancé.) Si fa così, mio caro maestro?… Lo faccio bene?…
DOLMANCÉ. A meraviglia!… Veramente questa birbante mi incula come un uomo!… Bene! mi sembra che siamo completamente legati tutti e quattro: non rimane che mettersi in azione.
SAINT-ANGE. Ah! io muoio, cavaliere! Non riesco ad abituarmi alle deliziose scosse del tuo bel membro!
DOLMANCÉ. Dio maledetto! Questo splendido culo mi fa impazzire!… Ah, fottimi, fottimi! veniamo tutti e quattro insieme!… Dio cristo! mi perdo! muoio!… Ah! in tutta la mia vita non ho mai goduto più voluttuosamente! Hai perso il tuo sperma, cavaliere?
IL CAVALIERE. Guarda questa vagina, come ne è cosparsa.
DOLMANCÉ. Ah, amico mio, ne avessi io altrettanto in culo!
SAINT-ANGE. Riposiamoci, sono morta.
DOLMANCÉ, baciando Eugénie. Questa incantevole bambina mi ha fottuto come un dio.
EUGÉNIE. In verità, ci ho provato gusto.
DOLMANCÉ. Tutti gli eccessi procurano piacere quando si è libertini e il meglio che possa fare una donna, è di aumentarlo oltre il possibile.
SAINT-ANGE. Ho depositato cinquecento luigi presso un notaio per la persona, qualsiasi sia, in grado di insegnarmi una passione che ancora non conosco, e immergere così i miei sensi in una voluttà che non ho mai provata prima.
DOLMANCÉ (qui gli interlocutori, ricomposti, non si occupano che della conversazione). È un’idea bizzarra e me ne approprierò, per quanto sospetti, signora, che questa voglia singolare, che tanto vagheggiate, assomiglia ai meschini piaceri che avete appena gustato.
SAINT-ANGE. Come sarebbe a dire?
DOLMANCÉ. È che sul mio onore, non conosco niente di più stucchevole del godere in vagina, e una volta che, come voi, signora, si sono gustati i piaceri del culo, non capisco come si possa ritornare agli altri.
SAINT-ANGE. Sono vecchie abitudini. Quando si pensa come me, si vuole farsi fottere dappertutto e, qualsiasi sia la parte che un membro perfora, si è felici quando lo si sente dentro. Tuttavia sono del vostro parere, e dichiaro a tutte le donne voluttuose che il piacere che proveranno a farsi fottere in culo supererà sempre quello che potranno provare a farlo in vagina. Diano retta in questo alla donna che in Europa ne ha fatto più esperienza nell’uno e nell’altro modo: assicuro loro che non c’è il minimo confronto e che ben difficilmente ritorneranno al davanti dopo aver fatto l’esperienza del dietro.
IL CAVALIERE. Io non la penso affatto così. Mi presto a tutto ciò che si vuole, ma a mio gusto io non amo veramente nelle donne che l’altare indicato dalla natura per render loro omaggio.
DOLMANCÉ. Ma allora è il culo! Mai la natura, mio caro cavaliere, se scruti con attenzione le sue leggi, ha indicato altri altari ai nostri omaggi all’infuori del buco posteriore; permette il resto, ma ordina questo. Ah, dio dannato! Se non fosse stata sua intenzione che fottessimo i culi, avrebbe con tanta esattezza proporzionato il loro orifizio ai nostri membri? Non è un orifizio rotondo come questi? Chi sarebbe tanto insensato da pensare che un buco ovale possa essere stato creato dalla natura per dei membri tondi! In questa difformità si leggono le sue intenzioni: essa ha voluto così farci vedere chiaramente che reiterati sacrifici da questa parte, moltiplicando una propagazione di cui ci è appena concessa la tolleranza, le dispiacerebbero certamente. Ma continuiamo la nostra educazione. Eugénie ha appena avuto modo di assistere al sublime mistero di una eiaculazione, vorrei ora che imparasse a dirigerne i fiotti.
SAINT-ANGE. Spossati come siete tutti e due, vuol dire prepararle una gran fatica.
DOLMANCÉ. Ne convengo, ecco perché vorrei che potessimo disporre, tra quelli della vostra casa o dei vostri possedimenti, di qualche giovanotto robusto, che ci servisse da manichino, e sul quale potessimo far lezione.
SAINT-ANGE. Ho proprio quello che fa per voi.
DOLMANCÉ. Non sarà per caso quel giovane giardiniere, con una figura deliziosa, sui diciotto o venti anni, che ho appena visto lavorare nel vostro orto?
SAINT-ANGE. Augustin? Sì, proprio Augustin, con un membro lungo tredici pollici su otto e mezzo di circonferenza!
DOLMANCÉ. Ah! giusto cielo! Che mostro!… e quell’affare viene?
SAINT-ANGE. Oh! come un torrente!… Vado a cercarlo.
Le immagini: copertine di varie edizioni de La filosofia del boudoir.
(n.m.)
(LucidaMente, anno VIII, n. 89, maggio 2013)