Qualche riflessione sull’elezione del neopresidente americano e su chi è sempre più lontano dal mondo reale
Non sappiamo che tipo di presidente degli Usa sarà il neoeletto Donald Trump. Ma sappiamo già qualcosa. Ad esempio, che mass media, sondaggisti e, in particolare, politici e intellettuali “progressisti”, per non dire della Chiesa cattolica buonista, sono talmente lontani dalla realtà e dalla gente comune da non aver previsto nemmeno lontanamente la schiacciante vittoria del cosiddetto tycoon newyorchese.
Hanno così dimostrato di essere assolutamente incompetenti e di non essere in grado di fare il proprio mestiere, che sarebbe proprio quello di cogliere gli umori della società e degli elettori. Unica eccezione, il regista di denuncia sociale Michael Moore, che aveva capito tutto già molti mesi fa (vedi 5 motivi per cui Donald Trump vincerà). Il miliardario statunitense ha vinto da solo contro tutti: contro di lui si sono apertamente schierati quasi per intero gli organi di informazione, i grandi poteri economici e finanziari, il mondo dell’intellighenzia, tutta la politica americana (in pratica, lo stesso Partito repubblicano), fino ad attori hollywoodiani, cantanti e star varie; insomma, i veri poteri forti e i privilegiati votavano e invitavano a votare “democratico”!
Invece, il popolo-cittadino-elettore – definiamolo così per non cadere sotto gli strali dell’accusa di populismo – non ne può più, come aveva già dimostrato l’esito del referendum britannico (vedi La Brexit e la politica fantasma). Due segnali che, insieme a quelli lanciati dalle tornate elettorali in Austria, Francia, Germania, indicano che ormai la gente comune non ne può più e vota e voterà sempre più per chi si occupa (o dice di occuparsi) dei suoi gravi problemi, utilizzando il suo stesso, quotidiano, linguaggio.
E cosa angustia, oggi, il cittadino medio occidentale? Cosa avverte come priorità? Gli interconnessi drammi disoccupazione-immigrazione selvaggia di chi non accetta il mondo occidentale-perdita d’identità, a loro volta collegati con la dittatura globalizzatrice. Al contrario, tranne che ai radical chic, a nessuno importa di femminismo da strapazzo e di tutto il ciarpame del politicamente corretto buonista fuori dalla realtà, con le annesse, vuote accuse, brandite a ogni istante con spocchia, intolleranza e disprezzo, di maschilismo, sessismo, xenofobia, razzismo, omofobia, islamofobia, intolleranza, fascismo, ecc., che, ormai, sembrano essere l’unico, perdente, armamentario delle sinistre. Attendiamoci, dunque, altri scossoni.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 131, novembre 2016)
Sigh… https://www.youtube.com/watch?v=bX8WhRbNHTA
Ottima analisi. In particolare il finale, tragicamente vero.
Condivido l’analisi. Anch’io ho apprezzato in particolare il finale.
Molti mettono al centro della vittoria di Trump l’insodisfazione della classe media USA, ma sempre il ceto medio sostenne l’avanzare del fascismo in Italia, o sbaglio? Quindi, se non possiamo condividere i radical chic, che a parole sono accoglienti e nei fatti fanno solo i loro interessi, non possiamo sostenere che Trump sia aperto e di ceto medio: non vive in una casa, ma in un grattacielo di cui è proprietario, ha eluso tasse perché anche in Usa come in Italia i ricchissimi ce la fanno, hanno leggi favorevoli e i poveri meno, moltiplica i soldi con i casinò e giochi d’azzardo… ecc…
Il punto oggi è l’Italia e l’Europa come possono muoversi per dedicare attenzione alle fasce deboli senza scaricare il peso sulla classe media? e i provvedimenti previdenziali non stanno proprio scaricando sulla classe media un peso iniquo?
Come affrontare il tema migranti in modo serio visto che non è un’emergenza come il terremoto, ma un sistema di sfruttamento a più livelli che si riversa sulle fasce deboli della popolazione?
Per gli USA lasciamo che il tempo sveli la verità! by mt
Ci siamo, e sempre in sintonia con la realtà reale. Sulla Torre d’Avorio restano e resteranno i Sublimi, i Santi, quelli che “vengono da lontano”. E se cadesse la Torre d’Avorio?
Un cordiale saluto da Roma. Salvatore