Già 10.000 firme raccolte e con un mese di anticipo. Nel 2013 i cittadini bolognesi saranno chiamati a pronunciarsi sul cospicuo finanziamento comunale agli istituti privati
Con più di un mese di anticipo sulla scadenza prevista, il Comitato Articolo 33 ha annunciato di aver superato le 9.000 firme necessarie per convalidare il referendum comunale sui finanziamenti alle scuole materne private a Bologna. Dal 7 settembre sono stati infatti oltre 10.000 i cittadini felsinei che hanno firmato nei cento banchetti sparsi per tutta la città e che hanno visti impegnati duecento volontari. Probabilmente la contemporanea mobilitazione dei docenti contro la “proposta Profumo” è stata alla fine un ulteriore volano per la riuscita della raccolta delle firme.
Secondo i promotori grande è stata la partecipazione dei cittadini, nonostante la contrarietà di Partito democratico e centrodestra (ricordiamo che a favore dell’iniziativa, invece, si sono schierate varie associazioni della società civile, i partiti della sinistra e anche il Movimento cinque stelle). Ora i referendari chiedono un confronto sereno, aperto e pubblico, con l’Amministrazione comunale, col sindaco e con l’assessore alla Scuola.
Infatti, Francesca De Benedetti, consigliera di quartiere del Pd e portavoce del Comitato Articolo 33, precisa che «il referendum è uno strumento di partecipazione e quindi la politica dovrebbe considerarlo anzitutto come un’opportunità di ascoltare i cittadini. Eppure a noi referendari hanno detto di tutto: il sindaco che siamo demagogici, l’assessore alla scuola che la consultazione è ginnastica ideologica, e così via. In realtà siamo aperti al confronto, quello leale, quello nel merito, a cui mai ci siamo sottratti; anzi vogliamo promuoverlo. Non abbiamo come bersaglio le scuole private, che hanno diritto a esistere. Ma crediamo che investire nella scuola pubblica debba tornare a essere una priorità. Invitiamo il sindaco Merola e l’assessore Pillati a un dibattito sul tema della scuola pubblica. Un dibattito pubblico con i referendari». A beneficio del lettore e a chiarimento del dibattito in corso innestato dal referendum, forniamo alcuni dati.
Il Comune di Bologna destina ogni anno oltre un milione di euro a scuole dell’infanzia private paritarie, che si va a sommare ai contributi che già elargiscono stato e regione. Delle 74 sezioni finanziate, 73 sono federate alla Fism. Si guardi il sito: nella home page è chiaramente dichiarato: «Queste scuole e servizi, gestite da enti privati (parrocchie, ordini religiosi, cooperative, associazioni…), assumono un progetto educativo fondato sulla concezione cristiana dell’uomo». Vale a dire un “progetto educativo” cattolico, che deve essere obbligatoriamente accettato dalle famiglie. Mancando posti nelle scuole statali o comunali, tanti genitori si trovano così costretti a iscrivere il proprio figlio a una scuola di ispirazione religiosa.
Una palese violazione dei diritti costituzionali, dato che la Repubblica è obbligata a istituire «scuole statali per tutti gli ordini e gradi», a prescindere che si tratti di scuola dell’obbligo o meno. La scelta della cosiddetta “sussidiarietà” (dare in affidamento a privati settori del sociale che dovrebbero essere invece gestiti dagli enti pubblici) è motivata dal risparmio che si otterrebbe. Questo è tutt’altro che dimostrato, mentre, al contrario, è ampiamente comprovata la minor qualità educativa degli istituti “privati”, spesso travestiti da diplomifici (vedi il nostro servizio: Scuole “private”? Ben peggio delle pubbliche).
Secondo l’Uaar, «le scuole private potrebbero invece cercarsi sponsor privati: primo tra tutti la Curia arcovescovile. A Bologna, come ha mostrato la Repubblica nel febbraio 2010, essa possiede una “città nella città”. E i muri di molte scuole private: sui quali l’Imu, al momento, par di capire che non venga pagata. Privilegi e contributi a raffica, nessun controllo. I cittadini hanno ora la possibilità di cominciare a dire “basta”».
Quindi, i cittadini bolognesi potranno esprimersi sul quesito referendario, con la possibilità di dire se preferiscono che il comune utilizzi le risorse economiche per le scuole statali e comunali oppure per le scuole private paritarie. Una battaglia iniziata a Bologna che potrà essere esportata in altri comuni.
Guarda anche il servizio video di 7 Gold con intervista alla portavoce del comitato Francesca De Benedetti.
LucidaMente ha da sempre posto la scuola e l’istruzione al centro della propria attenzione. Vedi, tra gli altri articoli: Stop al massacro della scuola pubblica italiana Docenti: devono lavorare 48 ore? Se 18 ore vi sembran poche… Profumo d’ignoranza La scuola italiana è giunta ormai alla frutta… Bologna: prosegue la raccolta firme per il referendum comunale sulla scuola Scuole “private”? Ben peggio delle pubbliche L’urlo della scuola (Italia-Bologna, 23-24 marzo) Ugolini, ovvero la scuola privata al governo Come si può studiare dentro “classi pollaio”? Artisti, «vil razza dannata»! La Riforma Gelmini e la non meritocrazia Tra Pon, Por e Pof… la scuola fa flop!“L’ignoranza rende la gente malleabile”
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno VII, n. 83, novembre 2012)
USB è tra i promotori del referendum comunale contro il finanziamento delle scuole private e in difesa della scuola pubblica .
Grazie della precisazione, ma, come avrà visto, per non dimenticare qualcuno, non abbiamo espressamente citato nessuno dei componenti del Comitato e dei loro attivisti.
La scuola dell’infanzia accoglie bambini dai 3 ai 6 anni di età, ed è il primo grado del sistema scolastico di base. Qui i bambini possono sviluppare la loro personalità attraverso esperienze significative di relazione e apprendimento. DATE E ORARI Le scuole dell’infanzia comunali e statali iniziano nel mese di settembre e terminano alla fine di giugno, con interruzioni a Natale, Pasqua e nei giorni di festività civile e religiosa. Sono aperte da lunedì a venerdì dalle 8:00 alle 16:00 (con servizio mensa). E’ possibile optare per una frequenza solo antimeridiana con o senza il servizio di mensa. E’ prevista la possibilità di orario anticipato (dalle 7:45) e/o posticipato (fino alle 18:00) in caso di esigenze di lavoro dei genitori. Possono usufruire del servizio solo i bambini i cui genitori siano entrambi impegnati al lavoro oltre le 16:00. PROLUNGAMENTO DI ORARIO Nelle scuole dove si attiverà il servizio, sulla base delle iscrizioni raccolte (che non dovranno essere comunque inferiori a 10), entro il mese di settembre sarà comunicato l’elenco degli ammessi. La gestione di tale servizio è affidata ad associazioni esterne di animazione. Si può richiedere il prolungamento da due giorni a cinque giorni la settimana. La richiesta di anticipo o di prolungamento deve essere fatta, entro il termine previsto, compilando l’apposito modulo in distribuzione presso le scuole. Per gli orari e l’organizzazione interna delle scuole private (autonome), consigliamo di contattare le singole scuole.
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