Le regole sociali e igieniche, elevate a principi morali o a precetti religiosi, si collegano ai contesti ambientali e storici. Ma le norme tendono a sclerotizzarsi anche quando tutto è ormai cambiato
Vi siete mai chiesti perché la carne di maiale sia bandita dalle tavole dei mussulmani? Perché ancora oggi l’omosessualità sia malvista, quando non perseguitata, dalla maggioranza degli abitanti della Terra? O perché il matrimonio sia un vincolo riconosciuto – e magari ritenuto indissolubile – da tutte le culture?
L’essere umano è per sua natura pigro e conformista. I grandi progressi sono compiuti da grandissime personalità, originali, che, impiegando il cosiddetto “pensiero divergente”, rompono coi precedenti “paradigmi scientifici” (cioè con le compatte strutture accettate dagli scienziati in una data fase della Storia), consentendo impensabili balzi in avanti nel campo delle conoscenze. Tuttavia, è stato recentemente provato, anche a livello sperimentale, che, per avere un immediato successo, è preferibile il “pensiero convergente”, conformista, che consente adattamento e immediata approvazione sociale. Non a caso, molti “geni” sono riconosciuti come tali solo dopo la loro scomparsa. Pertanto, anche se il mondo, i contesti ambientali e demografici, le società, cambiano, l’umanità è più lenta dei rapidi mutamenti circostanti e fatica a modificare le proprie idee, anzi tende ad ancorarsi al passato, al già noto, che rassicura.
Le mode, i costumi e le norme morali sono quanto di più multiforme esista, variando in base al clima, alle strutture sociali, alla cultura, ecc. L’umanità fissa tali usi in base alla propria convenienza, in primis la propria sopravvivenza. E, per salvaguardare la propria precaria esistenza sul pianeta, ha trovato un modo ancora migliore per far sì che i propri componenti, solitamente egoisti e violenti, crudeli come del resto tutte le regole di natura, seguissero i “giusti” precetti: le religioni. Queste, fondandosi sull’irrazionalità e sulle paure, hanno reso “peccato”, foriero di terribili punizioni divine, ciò che era una norma aleatoria, anche se utile in un dato contesto.
Prendiamo il matrimonio. Esso nasce per tutelare i figli. Tale legame tra padre e madre fece sì che il cavernicolo non abbandonasse, magari per seguire un’altra “gonnella”, la madre dei propri figli, lasciandola sola e particolarmente debole, soprattutto durante la gravidanza o subito dopo il parto, a morire di fame e stenti. Poi, nel corso del tempo, esso si è arricchito di significati sentimentali e romantici. L’omosessualità costituiva un attentato alla sopravvivenza di una comunità, che, magari formata da poche centinaia di individui, con un’altissima mortalità infantile e una vita media che si aggirava sui 35 anni, rischiava di continuo l’estinzione. Occorreva procreare, procreare, procreare… e i gay si sottraevano a tale “dovere sociale”. Ancora un esempio (ma potrebbero essere centinaia). Siete senza frigorifero (non l’hanno ancora inventato): pensate di poter conservare salsicce, salami e mortadelle in un paese in cui la maggior parte dell’anno il termometro segna 35-40 gradi all’ombra? In ogni caso, usufruire costantemente di tale alimentazione in un caldo torrido provocherebbe problemi intestinali, reazioni allergiche, eruzioni cutanee, ecc. E avete mai provato a dissetarvi con un alcoolico?
Si dà il caso che oggi, soprattutto nelle avanzate – o sedicenti tali – società occidentali la vita delle donne non dipenda più dal ritorno del cavernicolo a casa dopo la caccia o la raccolta e che il desiderio di nuovi incontri sessuali sia assolutamente compatibile coi modelli sociali accettati. Che in un mondo sovrappopolato da più di 7 miliardi di individui andrebbe premiato chi non procrea, non potendosi garantire al contempo ambiente, acqua, cibo, e persino spazi, per tutti – e non parliamo della qualità della vita. Con frigoriferi, congelatori e surgelatori, anche in climi molto torridi è possibile conservare qualunque cibo (anche se bisognerebbe chiedere ai maiali se sono d’accordo che l’umanità si nutra così…).
Eppure si continua ancora a esaltare il matrimonio, la sua indissolubilità, il valore dell’amore coniugale; si insiste con cattiveria e brutalità a discriminare i gay; gli islamici seguitano ad avere il tabù della carne di maiale e degli alcoolici per non dir del resto. E siccome la maggior parte degli abitanti di questo sfortunato pianeta non è costituita da fini intellettuali illuministi e le religioni basano le proprie fortune sull’immobilismo, sulle paure e sull’ignoranza… dovremo continuare sempre a battagliare per far accettare l’evidenza dei fatti e per un mondo libero da insani terrori.
Le immagini: la celebre mortadella bolognese Alcisa, le statue policrome di Adamo ed Eva (1597-98, Varallo, Sacro Monte di Varallo, Cappella I, Il peccato originale) di Jan de Wespin, detto il Tabacchetti (Dinant, 1568 circa – Costigliole d’Asti, 1615 circa) e lo stantio mito delle nozze.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno VIII, n. 85, gennaio 2013)