Un collage di apparizioni e interviste televisive di una donna bella, intelligente e non ipocrita, icona di libertà in un Paese bigotto e sessuofobico
Per il numero di LucidaMente dedicato al “piacere”, abbiamo pensato a un “quasi” anniversario.
Circa 18 anni fa (Lione, 15 settembre 1994) moriva Moana Pozzi, che era nata nel 1961, a Genova. Certamente molti suoi comportamenti erano discutibili, se non altro perché funzionali a un’industria pornografica gestita da personaggi tutt’altro che cristallini e spesso ai confini con la criminalità. Inoltre – diciamo la verità – i suoi film, sia quelli hard, sia quelli porno soft, sia quelli “normali”, erano tremendi; e le doti di Moana quale attrice /cantante/ballerina/show girl modeste. Molto modeste.
Eppure, in un’Italia ancora oggi bigotta e sessuofobica, la sua forte personalità, il suo approccio all’eros senza ipocrisia, con una sorta di candore sempre rinnovato dalla spontaneità e dall’innocenza del puro piacere e con la sincera disponibilità all’amore – come lei stessa affermava – anche per una sola notte, la rendono un’icona positiva. Insomma, Moana incarnava l’utopia di un eros pienamente felice, senza senso del proibito e del peccato. E divenne, suo malgrado, un’icona libertaria.
Non le si perdonava – e non le si perdona – il fatto di essere una donna bella, intelligente, colta, elegante, fine e mai volgare. Di provenire da una benestante famiglia cattolica, ricca e borghese (quindi il mestiere dell’attrice porno fu una sua scelta, non legata a necessità o coinvolgimento in giri “particolari”). Di non essere ipocrita, di non essersi mai pentita o mostrata in imbarazzo… Insomma, tutto il contrario delle altre pornostar e delle comuni donne “perbene”. Alla sua morte i potenti (politici, uomini dello spettacolo, ecc.) che si erano disputati e avevano conosciuto le sue grazie fecero finta di non conoscerla…
(r.t.)
(LucidaMente, anno VII, n. 82, ottobre 2012)