I sorrisetti da avvoltoi di Berlusconi e Alfano, mentre l’audio degli applausi in diretta se ne va… Silenzio sulla democrazia
Vi sono fatti insignificanti che, in determinati contesti, assumono un valore simbolico. L’audio della diretta tv dal Parlamento, riunito in seduta comune per la sesta tornata dell’elezione del presidente della Repubblica, se ne va. Sparisce. Proprio quando, anche se mancano ancora 6 voti al raggiungimento del quorum da parte di Giorgio Napolitano, i “grandi elettori” del Partito democratico, del Popolo della libertà e di Scelta civica si alzano per applaudire la riconferma del presidente uscente. Sembra quasi che l’incidente tecnico voglia simboleggiare qualcosa. Il silenzio della democrazia? Il fatto che neanche un collegamento tv sopporta l’ignobile spettacolo che sta entrando nelle case degli italiani? Ovvero, un inciucio colossale, la strenua difesa dello status quo.
Intanto Silvio Berlusconi è il grande vincitore non solo di oggi, ma degli ultimi mesi. È stato in grado non soltanto di resuscitare un centrodestra che sembrava sparito, travolto anche dagli scandali, ma, alle elezioni politiche di febbraio, di arrivare alla pari con la coalizione di centrosinistra, di risalire nei sondaggi, approfittando del disfacimento del Partito democratico, in parte anche da lui stesso provocato, di superare il rischio di un settennato con una figura “di garanzia”, quindi non certo a lui favorevole. Ne sono testimonianza i sorrisetti maligni – diciamo meglio perfidi ghigni da Kaimano – del Cavaliere, insieme al suo delfino Angelino Alfano. E ora per Berlusconi si aprono scenari interessanti. Un governo che dipende dai suoi voti. Un capo dello stato anziano, ancora più di lui. La prospettiva di una repubblica presidenziale in cui sarebbe avvantaggiato chi possiede mass media e forza di propaganda, ambiti nei quali l’uomo di Arcore è potente e abile.
Il Pd è sparito. Ha perso l’iniziativa, ha fallito nella ricerca di un governo, ha compiuto cento giravolte, ha mostrato tutti i suoi limiti di partito-puzzle, che oggi ha più buchi di un emmental e più correnti della Democrazia cristiana. Brutto e senz’anima, compromesso con l’affarismo e il potere. Così, il suo segretario Pierluigi Bersani si è dovuto dimettere. Non ha avuto il coraggio di puntare su candidati di prestigio e super partes quali Emma Bonino o di specchiata moralità come Stefano Rodotà. Troppo laici e sgraditi al Vaticano. Sembra che il Pd preferisca il perpetuarsi di un quadro politico generale bloccato, le rendite di posizione, il partecipare alla spartizione del bottino di quel poco che ancora resta di un paese allo sfacelo economico e che, però, i politici continuano a saccheggiare, rubando senza vergogna, come dimostra la vicenda dei consiglieri regionali piemontesi (indagati 52 su 60), compreso il “governatore” Roberto Cota.
Ora sarebbero facili i riferimenti “dotti” quali l’elezione dell’ultimo presidente della morente Repubblica di Weimar, Paul von Hindenburg. Sofferente di crisi senili, eletto ancora una volta nel 1932 (guarda caso, anche per lui secondo mandato settennale), a 85 anni, da una coalizione di tutti i partiti contro il nazismo, in pratica consegnerà la Germania ad Adolf Hitler. O la celebre e abusata citazione da Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che però andrebbe mutata in “non cambiare nulla affinché nulla cambi”. È evidente il fatto che restano protagonisti della vita politica italiana gente come Giorgio Napolitano (verso gli 88 anni) o Silvio Berlusconi (quasi 77 anni) e si prospetta come presidente del Consiglio una vecchia volpe della Prima repubblica, Giuliano Amato (appena, si fa per dire, 75enne). L’immobilismo al potere. Insomma, la nostra è diventata una repubblica gerontocratica fondata sull’inciucio. E resta il fatto che sono andate deluse le speranze dell’Italia migliore. Forse sarebbe semplice pronosticare i risultati di elezioni che si tenessero domani: M5s 45%, Pdl-Lega 35%, Pd 10%, Sc e altri 10%. Auguri. Intanto, si cambi l’articolo 1 della Costituzione in: «L’Italia è una repubblica gerontocratica fondata sull’inciucio».
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno VIII, n. 88, aprile 2013)
Leggo in questo momento su tutti i media commenti di ogni genere sugli ultimi avvenimenti in politica: la signora della porta accanto che si dichiara delusa perché voleva “il cambiamento”, il giovane che manifesta la sua rabbia perché non ha lavoro, il signore di mezza età che si dichiara non rappresentato dal nuovo/vecchio presidente, il “grillino” che chiama tutti alla “Santa rivoluzione” ma che non sa dove cliccare per farla, l’alto prelato insoddisfatto perché il nuovo/vecchio presidente sarà certamente in buoni rapporti con il Papa, ma in effetti non è il Papa (eh si, Pio IX è stato l’ultimo del genere!), e, infine, il rivoluzionario in ritardo (altrimenti non sarebbe italiano) che lamenta come Napolitano, rispetto agli altri nomi proposti, non rappresenti un cambiamento, un gesto anticasta, un elemento giovane.
Il problema degli italiani, ancora una volta, è l’ignoranza. Abissale, profonda, inutile, suprema ignoranza. Negare che anche a me, campione della consuetudine, sarebbe piaciuto un nome diverso, sarebbe fingere, ma vorrei chiarire due o tre cose. 8Leggi tutto: http://goo.gl/bNcZB)
Se lei vota un partito del 8% anche fosse tutto schierato su certi temi, ha votato meno gay friendly che se votasse PD. A parte le battute matematiche che comunque sono un dato, non voglio nascondermi dietro ad un dito. Noi dobbiamo, in questo partito, rinnovare totalmente la classe dirigente. D’Alema ormai è senilmente clericale.