«Le grate non fermano respiri che viaggiano liberi»: quattro poesie dell’artista bolognese Riccardo Melotti
Riccardo Melotti è poeta e pittore, nato nel 1954 in quel di Crevalcore (Bologna). Tra le sue raccolte, Parole (2006), Foglia e pietra (2007), Angolo e orizzonte (2009, con Prefazione di Giorgio Celli), Rinascimento (2012).
Quando abbiamo conosciuto le sue opere, ne siamo rimasti affascinati. Sia dalle sue poesie, caratterizzate da stravolgenti analogie che investono soprattutto la natura («i ventagli / dei pioppi»; «lacrima / il piccolo tetto»; «danzano / le pietre tra le erbe»), ma anche le stesse funzioni grammaticali e semantiche («vapore / che vaniglia argini di fragranze intatte»; «nei sentieri dromedari / d’arsi deserti»), per non dire dei magici ritmi poetici che avvolgono il lettore, trasportandolo in esotici sogni di spiritualità («Le isole fiorite / immerse nei silenzi, / invase dalla luce»). Sia dai suoi dipinti, paesaggi urbani, forse silenti, senza esseri umani, dai colori forti quanto irreali).
È pertanto con estremo piacere che riportiamo di seguito quattro recenti componimenti (marzo-aprile 2012) del poeta, accompagnati dai suoi dipinti.
La meta eterna Parlare con la bocca di luce alla corolla fiorita, sul tappeto d’ombra, dove verdi stuoie galleggiano vestendo il fondale. Sorgere dal buio, nel più intenso squillo di un’alba remota improvvisamente risorta. Le grate non fermano respiri che viaggiano liberi, fra gli scampoli freschi d’erbe e ciottoli col vapore che vaniglia argini di fragranze intatte, dopo lo scroscio che ora vena le lastre dei riverberi, interrotte dal canto dei raggi di un sole compiuto dall’iride. Tersi arcobaleni della speranza, vostre le parabole dipinte sugli azzurri senza più lacrime, adesso che tutto volge al sorriso e la notte col silenzio frana. Lieta canzone nata dallo spartito del colore, tu superi i perimetri e lasci le siepi per volare con le bianche ali all’altissimo incontro di quella vetta ormai raggiunta da corpo e pensiero. Sentieri di malinconie perdute, nei solchi germoglianti che hanno il cuore dei destini e i passi del miracolo. Luce incontaminata, il tuo mutare lo strappo in abbraccio consola la quiete sovrana che tutto invade. Percorro le rette immaginarie del giovane sorriso cullato dalla meta eterna che non cede. Le antiche mappe Per le antiche mappe, nei sentieri dromedari d’arsi deserti, fra le pareti infinite e i cieli più azzurri. Leggere l’alfabeto turchese e gli amuleti del lungo cammino in quelle terre lontane, scoprendo un sole che grida ai silenzi. Pietre e conchiglie, pregiate gemme, sul trono dei desideri, dopo il passo lento, fra le colonne inciso. Musi, mani e corpi, archi e frecce e sguardi lontani alle sabbie. Manipoli, zoccoli e gesti in nuvole di polvere ovunque seminata. una carezza alle rocce graffiate, una traccia che resta aspettando voce. Le parole s’inseguono portando al varco di piena luce. Notte d’aprile Assorbire i silenzidella notte e queste fragranze, dopo l’ultima pioggia. Tutto è immobile, come i ventagli dei pioppi in attesa del vento con quel ricamo di virgole, sul chiarore che dal buio emerge. Lacrima il piccolo tetto, fra i giganti di cemento, come la foglia al tenue raggio di luna. Gli angoli sono raggiunti solo dai pensieri e sembrano chiedere voce. I miracoli accadono altrove e non basta qui sostare nella quiete per inventare l’orizzonte. La luce si nega, fra le labbra che inghiottono parole. Paradiso dipinto Le isole fiorite immerse nei silenzi, invase dalla luce. La carezza del giorno ai giardini col pellegrinaggio delle nuvole, su tetti e davanzali. Le piogge improvvise tingono l’abbraccio delle siepi e le acque accendono riverberi. Il miracolo del colore compiuto in un istante, mentre danzano le pietre tra le erbe. Ali di pensieri, verso l’orizzonte.
(Riccardo Melotti, poesie composte nel marzo-aprile 2012)
Le immagini: dipinti dello stesso Melotti.
Rino Tripodi
(LM EXTRA n. 28, 15 maggio 2012, supplemento a LucidaMente, anno VII, n. 77, maggio 2012)
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