Tutti i segreti di una tecnica estetica che consente di migliorare il proprio aspetto
Per molti uomini la cura dei propri capelli è un fattore estremamente importante, quasi una questione vitale; non è un caso che quando si parla di questo argomento lo si fa con riferimento a tecniche e trattamenti per evitare la caduta o per ricostruire l’aspetto originario di una capigliatura sana e folta. Da decenni si sono affermate nuove tecniche tese a garantire questi risultati e, tra queste, negli ultimi mesi ha assunto un ruolo di rilievo la tricopigmentazione. Un trattamento sempre più in voga proprio per la capacità di assicurare risultati sempre migliori. Vediamo di cosa si tratta con il supporto del sito Tricopigmentazione.org, dal quale prendiamo le informazioni.
Cos’è la tricopigmentazione
Per tricopigmentazione si intende quella disciplina che prevede la ricostruzione del capello da un punto di vista visivo. La sua attuazione viene portata avanti tramite un microdeposito di pigmenti nello strato superficiale del derma. Per poterla attuare sono necessarie competenze specifiche, si deve effettuare una corretta analisi del profilo fisiologico (ovvero delle condizioni cutanee e di eventuali disturbi dermatologici tali da poter influenzare la pigmentazione) e un’analisi del profilo tricologico (il tipo e l’entità dell’alopecia trattata, le peculiarità del capello naturale, la presenza di precedenti percorsi tricologici o di trattamenti paralleli). Proprio dalla presa in considerazione di tali aspetti dipenderà la progettazione di un intervento su misura che tenga appunto conto delle caratteristiche del paziente.
La tricopigmentazione non è un tatuaggio
Talvolta la tricopigmentazione viene confusa con il tatuaggio tradizionale. Un errore che non ha alcun motivo di esistere, poiché si tratta di una metodologia tale da differire profondamente per molti aspetti specifici. A partire dalla strumentazione: gli aghi e i pigmenti sono assolutamente diversi da quelli che caratterizzano il tatuaggio. Così come sono differenti le tecniche di esecuzione, che sono ideate con il preciso fine di dare vita a un effetto realistico e la cui qualità sia in grado di rimanere stabile nel corso del tempo, fermo restando il fatto che il colore tende a scolorire dopo qualche mese e deve essere “ripreso”. Il che rappresenta anche un vantaggio della tricopigmentazione, perché un colore che restasse sempre uguale andrebbe poi a generare distonie con i capelli naturali ancora presenti; si pensi a quando questi ultimi iniziano a diventare bianchi. Se quello garantito dalla tricopigmentazione fosse un effetto definitivo, si andrebbe a dar vita a un risultato estetico per nulla gradevole.
E.A.
(LucidaMente, anno XV, n. 174, giugno 2020)