È venata di arcaicità e classicismo la poesia di Matteo Poppi, giovane poeta bolognese, che ama esprimere, con parole leggere e incisive, il sentimento che nasce in lui nel momento della lettura di racconti, esperienze, storie d’autore e non. Evidenti i riferimenti al mondo classico e ai saggi filosofici, il tutto coronato da un tono aulico, elevato, spesso criptico. Ma non sempre è così. Poppi ama ogni livello espressivo della lingua, a tal punto da credere che “il bello non sia necessariamente da relegarsi a un linguaggio criptico per pochi addetti”.
La lirica che abbiamo scelto, che prende le mosse dal poeta per eccellenza, Omero, dà vita a una riflessione personale e intimistica, nella quale c’è posto per la speranza, che assume le fattezze di una “…mano rosata / in un’aurora di primavera bagnata”.
La poesia di Poppi nasce da tutto ciò che possa essere in grado di affascinare la sua mente e smuovere la sua anima.
Leggendo l’Iliade, nel Momento del Tempo in cui
Credo a chi ferma le pallottole col sorriso
al sapore del pane senza companatico.
Tradire è umano, esserlo bestiale
e inutile viene lo scusare che
sempre ci fu un Bacco a tentare;
non solo nei versi del cieco cantore
l’Ade è implacabile e porta rancore.
Non so davvero se il fluttuare della coscienza
ha effettivamente volto il Tutto al peggio;
ma persiste ancora un dolce momento in cui
la fonte del Principio Supremo
mi protende la mano rosata
in un’aurora di primavera bagnata.
Sì, c’è stato, c’è e ci sarà quel tempo in cui.
Anche se nel frangente io qui:
alla ricerca dell’eterno
nemico che mi dia essenza
mentre Chera soppesa
del cuore la consistenza.
Matteo Poppi
Molto libera e solare la poesia Calorifero rosa del ventenne genovese Davide Ticchi, che ama definire le sue liriche “emozioni”. Un dettato poetico semplice, adagiato sulla sonorità di poche rime, ma in grado di comunicare le sensazioni di un mondo.
Ticchi, infatti, rendendo un banale calorifero protagonista della sua poesia, riporta con rapidissime pennellate le realtà che l’oggetto ha vissuto su se stesso, in grado di trasmettere un sorriso, anche quando incombono i dolori e le preoccupazioni di ogni giorno.
Sul piano del significante, da notare le rima (-ato) ripetuta alla fine dei primi tre distici, e poi l’assonanza finale (-onto/-ondo) di sapore crepuscolare, quasi gozzaniano.
Calorifero rosa
Ci si appoggia il medico
dal dolore un po’ stancato
Ci si appoggia il padre
per il figlio preoccupato
Ci passa su lo straccio
che la magia ha strofinato
Sul calorifero rosa
che nell’angolo è pronto
a far sorridere il mondo.
Davide Ticchi
L’immagine: particolare di Tramonti 9, foto di Giordano Villani.
Marco Papasidero
(LucidaMente, anno IV, n. 41, maggio 2009)