L’irresistibile fascino tenebroso della voce inglese che scalda il pubblico con messaggi di calore e introspezione
Il 29 aprile è il compleanno di Thomas Michael Henry Smith, meglio conosciuto solo come Tom Smith e noto soprattutto per essere il leader degli Editors, una delle band inglesi più affermate dell’ultimo decennio all’interno del panorama britannico. Grazie alla recente promozione del primo greatest hits, Black Gold, il gruppo di Birmingham si è da poco esibito in Italia: il 10 febbraio a Roma, mentre l’11 e il 12 dello stesso mese a Milano.
Sebbene, in un periodo così delicato come quello che sta passando oggi il nostro Paese, i concerti, sembrino ricordi lontani, non dobbiamo obbligatoriamente rinunciare al piacere della buona musica. Per chi non li conoscesse, gli Editors sono nati nel 2002 e, fino al 2012, i membri erano il nostro frontman già nominato, Russell Leetch, Edward Lay e Chris Urbanowicz. In seguito all’abbandono di quest’ultimo nella formazione sono subentrati Elliott Williams e Justin Lockey. Negli anni sono stati paragonati spesso ai Joy Division, di conseguenza poi ai New Order, ai Depeche Mode, ai loro contemporanei oltreoceano Interpol e ai The Cure, dei quali appunto fecero un’ottima cover di Lullaby. Le somiglianze attribuite trovano sì un reale riscontro, ma ogni volta dipendono dall’elemento preso in considerazione: se i riff di chitarra, l’uso dei sintetizzatori o il ritmo, tali associazioni variano a seconda delle canzoni e degli album cui ci si riferisce.
Indubbio è che il parallelo tra il leader degli Editors e Ian Curtis arrivi quasi automatico per via del timbro di voce. Sarebbe, però, opportuno sottolineare quanto sia notevole l’estensione vocale del nostro festeggiato: 4,75 ottave, dato pubblicato online sul Daily Mirror nel 2014. Si tratta di una classifica fra venti singers britannici, nella quale Smith si è posizionato primo, scavalcando big come Freddie Mercury, Mick Jagger, Elton John, Bono e altri. Oltre a possedere una tonalità considerata baritonale, il trentanovenne di Southampton riesce destreggiarsi nell’impiego del falsetto; capacità particolarmente evidente in alcuni brani, ad esempio What is this thing called love o No harm e Life is a fear. Si sarà notato dai titoli sopracitati che una caratteristica della band è l’atmosfera cupa e torva dei testi.
Le «parole a volte vengono da un posto ambiguo […] le mie canzoni sono un tentativo di ragionare a livello emotivo […] trovo che per me il nostro focus sia la connessione umana» dice Tom ai microfoni di Fanpage aggiungendo che l’energia tra le persone rappresenta il centro dei brani, nella speranza che essi possano rappresentare una via di fuga da questo mondo violento. Difatti, la sesta raccolta s’intitola Violence (9 marzo 2018), un prodotto discografico rimarchevole grazie al contributo di Blanck Mass (John Power) e Leo Abrahams. Collaborazione che ha fruttato persino un altro cd, con le medesime tracce del precedente ma “rivisitate”. The Blanck Mass session è uscito il 3 maggio 2019 e, dentro, i fans possono trovare anche un inedito, Barricades, ironicamente adatto al periodo di reclusione odierno visto che recita: «Don’t run away / just barricade». Passando a un tono meno sarcastico, di questi tempi molti si saranno scontrati coi propri limiti, paure e forse pure “fantasmi”. Elementi dell’essere umano sepolti dalla quotidiana frenesia che non incoraggia all’introspezione, anzi.
Vi è, però, qualcuno come Smith che è riuscito a fare del darkside un mezzo conforto: «Tutti hanno un lato oscuro», però non si deve comunque dimenticare che «per ogni verso cupo […] c’è […] un raggio di sole» perché «qualcosa potrà anche essere triste, ma c’è sempre un calore dentro». È il messaggio che gli Editors hanno diffuso dai primi lavori (The back room, An end as a start, In this light and on this evening), continuando con quelli della “maturità” (The weight of your love, In dream) sino ai recentissimi già menzionati. Negli anni non hanno perso di vista quello che cantavano già nel secondo singolo, Munich, estratto dall’album d’esordio: «People are fragile things / you should know by now / be careful what you put them through». L’attenzione alla fragilità delle persone e ai contenuti loro trasmessi non è mai venuta a mancare.
Le immagini: foto prese dal sito ufficiale della band Editors che ritraggono Tom Smith, il gruppo al completo, la copertina dell’album Black Gold e la locandina con le date del tour 2020.
Arianna Mazzanti
(LucidaMente, anno XV, n. 172, aprile 2020)