Col suo fascino misterioso, il poliedrico attore londinese dona particolare espressività a ogni sua interpretazione, in cui spesso sono presenti elementi psicanalitici
Il 15 settembre 2020 Edward Thomas “Tom” Hardy compie 43 anni e noi cogliamo l’occasione per celebrare il poliedrico attore, nato a Londra nel 1977. Vogliamo introdurlo così: «Il silenzio di quell’uomo è magnifico da ascoltare». Parole calzanti e suggestive, soprattutto perché appartenute allo scrittore britannico quasi suo omonimo: Thomas Hardy (1840-1928).
Una citazione che aderisce molto bene ai personaggi dark e poco loquaci per i quali il Tom contemporaneo è noto presso il grande pubblico. Il più celebre è lo spaventoso Bane ne Il cavaliere oscuro. Il ritorno di Christopher Nolan (2012). Qui, attraverso lo sguardo, la voce e la gestualità Hardy dà spessore e caratterizza la propria parte nonostante una maschera gli copra metà del viso. Un elemento scenico, la maschera, utilizzato durante altri importanti lavori come il meraviglioso Mad Max: Fury Road, di George Miller (2015), e Dunkirk, sempre di Nolan (2017). E sono solo alcuni dei progetti cui Hardy ha partecipato e quindi, per ciò che riguarda il grande schermo, non possiamo non aggiungere Bronson, RocknRolla, Legend e Revenant. Redivivo. Tra le serie televisive, invece, restano indimenticabili Peaky Blinders e Taboo, entrambe realizzate da Steve Knight. La seconda fiction è forse meno conosciuta, ma, oltre a vedere il nostro festeggiato nel ruolo principale, è persino basata su un soggetto suo e del padre, lo scrittore Edward John Hardy.
La storia si sviluppa agli inizi del XIX secolo in una Londra previttoriana e sempre più soggiogata dal forte potere della Compagnia delle Indie orientali. Comincia col ritorno in Inghilterra del main character, James Keziah Delaney, considerato come un morto che cammina in quanto disperso ormai da anni in Africa. Il suo rimpatrio è dovuto al trapasso del padre, il solo ad averlo sempre creduto in vita, motivo per cui nel testamento nomina il figlio unico erede.
Un titolo, una situazione iniziale e uno sviluppo che richiamano fortemente alcuni concetti espressi in Totem e Tabù di Sigmund Freud. Per esempio, svariati riferimenti ai riti di antiche civiltà, all’incesto e soprattutto al divieto di chiamare per nome i morti dopo la loro dipartita. Il nominarli diviene, appunto, tabù per timore che l’ostilità dei deceduti perseguiti i viventi. Un po’ ciò che fa James una volta tornato a casa, trasformandosi in una spina nel fianco per diversi soggetti desiderosi di conquistare un preciso lascito, parte degli averi della famiglia Delaney. Una battaglia che coinvolge Impero britannico, Stati uniti d’America e Compagnia delle Indie orientali. Parafrasando l’autore del saggio antropologico (che a sua volta citò il Faust di Johann Wolfgang von Goethe), pare proprio che per affermare la legittima proprietà sul patrimonio paterno il protagonista debba combattere costantemente per possederlo realmente e conquistarlo definitivamente. Il tipo di parallelismo appena proposto non è isolato.
Un ulteriore film che vede in Hardy un interprete di primo piano potrebbe rivelarsi affine alla più conosciuta delle teorie psicoanalitiche. Ci stiamo riferendo a Venom, di Ruben Fleischer (2018), e alle tre istanze psichiche individuate da Freud. Come in molti già sapranno, esse sono l’io, l’es e il super-io. L’es è la parte più inconscia della personalità, quella governata dalle pulsioni istintive e il cui obiettivo principale è il soddisfacimento del principio di piacere. Diametralmente opposto abbiamo il super-io, sorta di coscienza morale sviluppata dall’insieme delle norme sociali apprese. Infine, l’io rappresenta il mediatore tra le due tendenze estreme.
Questa triade è collegata al prodotto della Marvel dall’improbabile simbiosi tra il giornalista nevrotico Eddie Brock e un alieno. Prima contro il suo volere e poi consenziente, il primo ospita nel proprio corpo il secondo. Senza scendere nei particolari della trama, arriviamo subito alla sentenza finale: «Noi siamo Venom». Essa risulta cruciale perché ci dà l’occasione per equiparare l’umano, soggetto ai dettami della comunità al super-io, l’extraterrestre, privo di freni inibitori e dalla forza travolgente, all’es, e Venom, frutto della collaborazione fra i due, all’io. In attesa di poter ammirare di nuovo il nostro attore del mese nel recente Capone di Josh Trank (2020), possiamo goderci diversi contenuti sulle piattaforme online oppure i video per la Bbc, dove Hardy legge le favole della buona notte ai più piccoli. Un talentuoso camaleonte dal volto enigmatico, capace di interpretare le più sfaccettate personalità.
Le immagini: Tom Hardy che interpreta rispettivamente Venom (Venom), James Delaney (Taboo) e Bane (Il cavaliere oscuro. Il ritorno).
Arianna Mazzanti
(LucidaMente 3000, anno XV, n. 177, settembre 2020)