Le arti femminili rapiscono gli spettatori e conquistano ben dieci candidature agli Oscar
Per il pubblico italiano si tratta de La favorita (Irlanda-Regno Unito-Usa, 2018) ed è la pellicola del regista greco Yorgos Lanthimos uscita nelle sale lo scorso 24 gennaio. Il lungometraggio racconta di Sarah Churchill, duchessa di Marlborough (Rachel Weisz), e Abigail Masham (Emma Stone): due cugine che si contendono le esclusive attenzioni della regina (Olivia Colman) e, dunque, la condizione di favorita.
Ambientata durante il regno di Anna di Gran Bretagna (1707-1714), la vicenda di The favourite si sviluppa negli anni di guerra contro la Francia. Al centro del film c’è un triangolo tutto al femminile in cui Sarah sfodera ogni tipo d’astuzia contro Abigail, un’arrampicatrice sociale che vorrebbe riacquisire il perduto titolo di Lady attraverso l’affetto della sovrana. La trama si basa sulle ricerche condotte dalla sceneggiatrice Deborah Davis, storica per formazione, che nel 1998 aveva già pronto il suo elaborato dal titolo The balance of power. Per redigerlo si è avvalsa sia delle epistole sia delle memorie scritte dalla duchessa, ma soprattutto della biografia di Winston Churchill. Per fortuna della Davis, il primo ministro inglese ricostruì la storia del proprio antenato, il duca di Marlborough, nonché marito di Sarah.
In quest’opera, però, lo sguardo del regista non è volto a ripercorre in maniera fedele e puntuale i fatti realmente accaduti. Secondo quanto dichiarato al Film Festival di Venezia durante la press conference dell’agosto scorso, Lanthimos si serve della storia per puntare il riflettore su altro. Per esempio, su come da così pochi individui, dalle loro opinioni e dal loro stato d’animo, potesse dipendere la vita di milioni di persone. Una dinamica universale e senza tempo che egli desiderava esplorare. Infatti, come sostiene anche la Colman, il sesso quale mezzo per ottenere qualcosa in cambio, l’amore e il potere sono tematiche che non muoiono mai, sempre odierne in qualsiasi epoca.
Al di là della storicità dei fatti e degli elementi che lo rendono un concentrato di attualità, l’aspetto più interessante del film è la femminilità. Si tratta di una lotta combattuta esclusivamente da donne, le quali assumono comportamenti e tratti persino virili. Fa perciò sorridere la comparsa di personaggi maschili intenti a vezzeggiare tutti imbellettati. A questo proposito Marita Toniolo fa un’analisi brillante nel suo articolo per Movie. Si domanda come mai tanta crudeltà da parte di quello che è considerato il gentil sesso. La giornalista fa riferimento a psicologi e antropologi che provano a spiegare tale comportamento come una reazione alla relegazione della figura femminile a docile creatura. Per i maschi, infatti, la competizione (specialmente quella fisica) è accettata, mentre per le donne pare addirittura inopportuna. Il riferimento allude naturalmente a una visione patriarcale che, però, nel corso della storia ha costretto il cervello femminile a «elaborare sofisticate strategie per surclassare le rivali in maniera sottile».
In effetti, sia la Weisz sia la Stone portano in scena una furbizia sagace, seppure con differenti modalità. Il personaggio di Sarah mostra come una donna caparbia sia capace di qualsiasi azione pur di ottenere il completo controllo. Di contro, Abigail non rinnega, anzi sfrutta con estrema astuzia, la propria femminilità per le stesse ragioni. L’una sicura e quasi arrogante, l’altra silenziosa e affabile.
Una coppia che sembrerebbe esprimere la doppia natura umana nell’ottica di Carl Gustav Jung. Lo psicoanalista, per l’appunto, considerava la psiche duale e dunque custode dell’energia sia maschile sia femminile. Parlando perciò in termini di archetipi, Jung affermava che ogni individuo, qualsiasi fosse il suo genere biologico, contenesse in sé una donna e un uomo. Il regista analizza proprio questi due elementi complementari. In più, però, mostra come le varie situazioni tirino fuori aspetti diversi del carattere. Tutti compresenti nello stesso soggetto, ma che prevalgono a seconda della necessità imminente e non del proprio reale sentire. Jean-Jacques Rousseau sosteneva che fosse la società a corrompere l’animo dell’uomo e forse qui i dettami di quell’ambiente l’hanno proprio fatta da padroni.
Le immagini: la locandina del film The favourite (uscito da noi come La favorita) e scene tratte dalla pellicola stessa.
Arianna Mazzanti
(LucidaMente, anno XIV, n. 158, febbraio 2019)