In un’epoca di crisi è importante rivalutare idee e innovazione. Cerchiamo di scoprire qualcosa in più del festival internazionale che ha tenuto a Bologna la propria sesta edizione, attraverso un’intervista in esclusiva alla sua più giovane relatrice, la medicinese Greta Rossi
Dare valore alle singole idee, nessuna esclusa. Motivare, reinventarsi e reinventare. Il tutto nel nome dell’innovazione, in un intreccio di filosofia, marketing e comunicazione: è TEDx, la rassegna che prende vita da TED (Technology entertainment design), associazione no profit nata venticinque anni fa in California per diffondere, attraverso conferenze annuali, idee di valore. Da sei anni anche in Italia, con un pubblico proveniente da più di quaranta nazioni, quello di Bologna è il secondo evento TEDx nato nel Belpaese.
Di taratura internazionale, anno dopo anno TEDx ha preso corpo attorno all’obiettivo di cambiare il mondo con idee cui fanno seguito diverse iniziative, dalla sfera culturale a quella più pratica. La conferenza annuale di presentazione del tema entro il quale si sviluppano i contributi degli esponenti del festival chiama a raccolta pensatori e creatori a parlare per diciotto minuti. Tra i tanti nomi illustri anche Bill Gates, Al Gore, la scrittrice Isabel Allende e il premier inglese Gordon Brown (tutti gli interventi sono reperibili su YouTube e sul sito www.ted.com). TED è costituito da iniziative multimediali, traduzioni dei TED-talk in tutte le lingue e un TED-prize annuale che dà l’opportunità a chi desidera cambiare il mondo di realizzare i propri desideri. E poi c’è TEDx, una costola dedicata a rassegne locali e autoregolate in ogni Paese, dove “x” sta per “evento organizzato in maniera indipendente”.
Presentato lo scorso 22 ottobre al Teatro comunale di Bologna, TEDx 2016, giunto alla sesta edizione, ha preso avvio con il titolo Transition e ha visto alternarsi sul palco quattordici relatori, con proiezioni dei video-talks atti a creare un effetto corale di connessione e discussione con il pubblico. Rispettando la regola generale di una performance di diciotto minuti, pensatori, inventori e autori per il futuro, radunati nel capoluogo emiliano per l’occasione, hanno parlato di come il potere delle idee possa cambiare abitudini, stili di vita e, perché no, il mondo, con modernità, ma restando nel solco della tradizione. Tra i creativi che si sono messi in gioco per stimolare e offrire ispirazione al pubblico, anche la giovane changemaker Greta Rossi, originaria di Medicina (Bologna), che, in esclusiva per LucidaMente, svela le curiosità della sua attività e come è entrata a far parte di TEDx Bologna.
Greta, parliamo un po’ di te e del tuo percorso lavorativo, davvero originale.«La mia vita professionale è un po’ eclettica, la mia famiglia e tanti amici devono ancora capire che cosa faccio! Mi definisco una changemaker (cambia-mondo in italiano), ovvero una persona che ha il desiderio profondo di creare un mondo migliore e si attiva per apportare dei cambiamenti positivi nella società. Cerco di contribuire attraverso la mia attività di “imprenditrice sociale”. Sono cofondatrice e chief empathy officer di Akasha Innovation, un’impresa londinese senza scopo di lucro, che vuole ispirare e formare la nuova generazione di changemaker attraverso percorsi di leadership, coaching e mentoring e training di gruppo in mezzo alla natura. Come coach guido i giovani verso un percorso di trasformazione, sia interiore sia esteriore, e di scoperta del proprio ruolo nella società, per amplificarne le potenzialità e raggiungere gli obiettivi stabiliti, promuovendo anche una cultura di benessere per loro».
La tua attività ti porta molto a contatto con le persone. Quali aspetti ritieni essere i migliori e quali i peggiori?«Con il passare degli anni ho scoperto che, nonostante abbia un’indole introversa, sono estroversa nel modo in cui ricarico le mie batterie. Ho bisogno di circondarmi di altri cambiamondo per rigenerarmi e portare avanti il mio lavoro. Infatti, il nostro percorso non solo è molto difficile dal punto di vista emotivo, ma è anche spesso solitario. L’aspetto che più mi piace dello stare a contatto con le persone è l’incontro, l’andare oltre le parole per ascoltare i silenzi e scoprire chi sono, quali valori le guidano e come la loro storia s’intreccia con la mia. L’aspetto che, invece, faccio più fatica a gestire è stabilire confini salutari che mi permettano di non esaurire tutte le mie energie. Un’indole empatica può essere un’arma a doppio taglio: spesso non si sanno ascoltare i propri bisogni di mente, corpo, cuore e anima».
Come sei entrata nella realtà di TEDx, il ramo “locale” del festival internazionale delle idee?«La scorsa primavera stavo progettando il mio rientro in Italia e, mentre facevo ricerche sull’ecosistema dell’imprenditoria sociale e start-up in Emilia-Romagna, ho scoperto che TEDx era arrivato anche a Bologna. Ho visto che la sua sesta edizione si sarebbe tenuta a ottobre 2016. Non ho esitato un istante e ho inviato la candidatura come relatrice, perché pensavo che sarebbe stato un bel modo di coronare il mio ritorno dopo otto anni all’estero. È poi iniziata una serie di colloqui che ha portato alla mia selezione come la più giovane dei quattordici relatori dell’edizione 2016. Ringrazio ancora il team per aver creduto in me fin dal primo momento».
Ci illustri un po’ la tua presentazione e che cosa hai provato nel calcare per quasi venti minuti il palco del Teatro comunale del tuo capoluogo di Regione?«La presentazione parla di come l’empatia possa trasformare le organizzazioni. Nel mio discorso spiego come essa, che è l’abilità umana di mettersi nei panni dell’altro e di percepire il mondo attraverso i suoi occhi, può essere uno strumento per promuovere la felicità e il benessere di tutti. Durante il mio intervento ho invitato ogni persona – lavoratori, studenti, attivisti, imprenditori… – a diventare chief empathy officer, a portare cioè l’empatia all’interno delle loro vite, famiglie, comunità e associazioni. Parlare davanti a novecento persone al Teatro comunale di Bologna è stata un’esperienza incredibile. Ero nervosa perché ero l’ultima relatrice e temevo che il pubblico avrebbe fatto fatica a seguire una presentazione tutta in inglese alle cinque del pomeriggio, dopo una lunga giornata. Ma appena sono salita sul palco, le preoccupazioni si sono dissolte. La connessione con la platea è stata immediata e mi sono completamente immersa nel discorso, al punto da non rendermi bene conto di quello che stava succedendo. Lo psicologo Mihály Csíkszentmihályi chiama questa sensazione “flow” [flusso, fluire, ndr]».
Quale fase della rassegna ti coinvolge o stuzzica di più?«Premetto che sono stata invitata a TEDx Bologna come relatrice e, quindi, non ho preso parte all’organizzazione dell’evento. Credo comunque che una delle fasi più coinvolgenti – e difficili – dell’intera esperienza sia stata la progettazione e stesura del mio discorso. Un processo che è durato mesi e che mi ha davvero messa alla prova; ma sono soddisfatta del risultato ottenuto. Naturalmente sono consapevole che le idee condivise sul palco sono quelle di Greta ventisettenne e che fra dieci anni si saranno evolute in maniera drastica. Penso però che sia opportuno, e doveroso, farlo durante il percorso, piuttosto che aspettare quando “saremo arrivati a destinazione” (che destinazione poi?!), perché la mia generazione potrebbe rappresentare l’ultima speranza di cambiare il mondo per il verso giusto. Il tempo stringe».
Il tema di quest’anno: transizione.«L’argomento non poteva essere più azzeccato per descrivere il nostro momento storico. È evidente che la società moderna sta attraversando una fase critica di trasformazione. Da un lato vi sono le crisi globali che ci affliggono ogni giorno e che lasciano poco spazio alla speranza nel futuro. Sembra che vada sempre peggio. Dall’altro vi è una realtà ancora piccola e frammentaria di chi si è rimboccato le maniche per trasformare la negatività in positività e costruire un mondo migliore. Questa ha abbracciato la transizione, il cambiamento, come qualcosa di elementare e necessario nella vita. Ognuno di noi è in un processo di mutazione costante, un divenire che non ha mai fine. “Panta rei”, tuttoscorre, diceva saggiamente Eraclito».
Le idee rappresentano sempre un valore aggiunto, ma come si fa poi a metterle in atto? Spesso la sola volontà non basta…«Assolutamente. La volontà è fondamentale, ma è solo metà del tragitto. Voler fare qualcosa di “buono” o “giusto” non basta, è necessario intraprendere un percorso formativo che ci aiuti a maturare, sia dal punto di vista intellettuale, sia tecnico, emotivo e spirituale. È proprio per questo che è nata Akasha Innovation!Lavoriamo con giovani che vogliono dedicarsi al cambiamento e trovare soluzioni ai problemi della società. Dopo anni di ricerca nei campi dell’educazione, psicologia positiva, neuroscienza, filosofia e ambientalismo, abbiamo creato un percorso che aiuta a sviluppare le competenze necessarie a mantenere uno sguardo olistico verso il mondo intero. Vorrei citarne cinque: consapevolezza della complessità dei problemi; resilienza di fronte alle difficoltà e atteggiamento positivo per trovare risposte; empatia per creare delle comunità di supporto socialmente attive; autenticità e integrità nei confronti dei propri valori; apprezzamento di ogni singolo passo durante il percorso».
Ritieni che la società sia pronta per questa nuova frontiera di lavoro correlato alla volontà di migliorare il mondo con idee di valore? Nel quotidiano TEDx trova terreno fertile o è qualcosa di astratto?«Pronta senza ombra di dubbio! Vari studi dimostrano come i giovani di oggi preferiscano lavorare per aziende o organizzazioni etiche, socialmente attive e che condividano i loro valori, piuttosto che per altre che offrano incentivi estrinsechi come un alto stipendio. Questa per me è una conferma importante di come esista quella seconda realtà di cui ho parlato prima. Credo dunque che TEDx stia trovando terreno fertile per promuovere le proprie idee in Italia e il fatto che abbia registrato il tutto esaurito al comunale di Bologna è sicuramente incoraggiante!».
Sei una ragazza che ha viaggiato e intrapreso percorsi innovativi. Ti chiediamo di lasciare un messaggio per i tuoi coetanei, forse poco speranzosi ma spesso anche poco inclini a stuzzicare la propria fantasia.«Il mio messaggio ai giovani italiani è molto semplice. Vi invito a essere coraggiosi: siate capaci di inventare nuove regole per il mondo lavorativo che vi circonda, non lasciatevi strangolare da una realtà troppo stretta e obsoleta. Ci sono tanti ragazzi, in Italia e nel mondo, che come me si sono rimboccati le maniche per diventare promotori del cambiamento. Unitevi a noi!».
Come immagini la società e il lavoro tra dieci anni? TED avrà contribuito a rendere migliore la realtà odierna?«Non credo di possedere le competenze adatte per fare una tale previsione, ma penso che il periodo di transizione nel quale ci troviamo s’intensificherà ulteriormente. Il cambiamento sarà sempre più veloce, profondo e radicale. È opportuno dunque che intraprendiamo un percorso di trasformazione per maturare come essere umani e come elementi di una realtà molto più grande di noi».
Greta, cambiare il mondo è possibile?«Il mondo cambia da solo. La saggezza della Natura non ha bisogno della tecnologia umana. Quindi, la domanda che occorre porsi è: “Chi voglio essere per questo mondo?”».
Si può visualizzare il video dell’intervento di Greta Rossi sul palco del Teatro comunale di Bologna lo scorso 22 ottobre, durante la conferenza di presentazione di TEDx 2016 Transition, all’indirizzo www.youtube.com/watch?v=jSaLUnl3qpA&feature=player_detailpage. Per informazioni e curiosità su TEDx Bologna e, più in generale, su TED, si possono consultare i siti www.tedxbologna.com e www.ted.com.
Le immagini: il logo di TED; Greta Rossi, in privato e durante il suo intervento lo scorso 22 ottobre; la scenografia del palco del Teatro comunale di Bologna che ha ospitato gli speaker.
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente, anno XI, n. 132, dicembre 2016)
Cara Greta, sono convinto anch’io che siamo ancora in tempo a salvare la nostra amata madre Terra. Perchè si possa invertire la attuale tendenza autodistruttrice, sarebbe sufficiente raggiungere l’1 per cento della popolazione ad un discorso di consapevolezza come il nostro e poi tutto il resto si produrrà a valanga. Per questo sono necessari i prossimi 30 anni, altrimenti la partita sarà persa. Ma io sono fiducioso nei giovani che riusciranno a salvare il pianeta. Un caro saluto e felice 2017 da Alberto Campedelli, 67 anni, 3 figli e residente alle case matte di Budrio di Correggio RE.