Secondo un’inchiesta dell’Uaar su fondi pubblici ed esenzioni, il denaro di cui annualmente gode la Chiesa cattolica grazie allo Stato italiano ammonta a (circa) 6.086.565.703 euro. Sottratti alle tasche degli italiani, cui si chiedono “lacrime e sangue”
Sono tempi di ripetute manovre finanziarie, durissime per gli italiani. Provvedimenti che fanno commuovere persino lo stesso ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Elsa Fornero.
Qualcuno, tuttavia, non piange mai, perché, tanto, non gli tocca mai pagare tutte le tasse, neanche in tempi così critici, durante i quali i cittadini sono chiamati a sacrifici, per il “semplice” obiettivo di salvare il Paese dal completo tracollo.
Chi non piange perché gode di dispense, privilegi e finanziamenti pubblici è la Chiesa cattolica. L’Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) ha tentato di sapere a quanto ammontano queste esenzioni (e dunque perdite secche per le casse dello Stato): un’impresa impossibile. «Nessuno, infatti – affermano all’Uaar – è al corrente dell’entità dei fondi pubblici e delle esenzioni di cui, annualmente, beneficia la religione che ne gode incomparabilmente più delle altre, la Chiesa cattolica nelle sue articolazioni (Santa Sede, Cei, ordini e movimenti religiosi, associazionismo, eccetera). Non la rendono nota né la Conferenza episcopale italiana, né lo Stato».
Per cercare di averne un’idea «occorrerebbe esaminare, delibera per delibera, capitolo di spesa per capitolo di spesa, il bilancio dello Stato e quelli di tutte le Regioni, le Province, i Comuni, gli enti pubblici, le società a partecipazione pubblica. Occorrerebbe inoltre disporre di tutti i bilanci delle diocesi, delle parrocchie, degli enti ecclesiastici, delle associazioni cattoliche. Un’impresa impossibile per chiunque», anche perché sarebbero necessarie somme ragguardevoli da investire nell’inchiesta.
In precedenza ci hanno provato in tanti: Piergiorgio Odifreddi (Perché non possiamo essere cristiani, 2007) l’ha stimata in 9 miliardi di euro l’anno, Curzio Maltese (La questua, 2008) in 4,5 miliardi, l’Ares (La casta dei casti, 2008) in 20 miliardi. Da parte sua, il mondo cattolico fa quasi sempre riferimento alla replica al libro di Maltese, intitolata La vera questua, scritta dal giornalista di Avvenire Umberto Folena e liberamente scaricabile on line, la quale non contiene però alcun totale.
L’Uaar ha dunque cercato di presentare una stima di massima che sia la più attendibile e accurata possibile, citando estesamente le fonti e utilizzando metodologie trasparenti. I risultati dell’enorme impegno sono confluiti in www.icostidellachiesa.it. A differenza dei precedenti sforzi, tale lavoro rappresenta il tentativo di raggiungere il risultato in modo approfondito, attendibile e dinamico. Di ogni singola voce presa in considerazione viene spiegata la sua origine normativa, quali sono i dati a disposizione e quali sono state le valutazioni che hanno spinto i ricercatori ad attribuire loro un certo valore. I costi della Chiesa vuole costituire uno stimolo per tutti a effettuare le proprie valutazioni e, di conseguenza, a disporre nel tempo di una piattaforma, con stime sempre più affinate… in attesa che Chiesa e/o lo Stato presentino i propri totali. E si avvii così una discussione e un confronto sui costi pubblici della Chiesa cattolica.
Tra le cifre più impressionanti, il miliardo e mezzo destinato all’insegnamento della Religione cattolica nelle scuole, tra l’altro per una materia scelta talvolta da pochissimi allievi presenti per classe (in tempi di classi pollaio!) e costituita da discutibili attività, non gravose per i docenti di religione alla stessa stregua di quelle svolte dagli insegnanti delle altre materie. Oppure i 66.307.085 euro dell’otto del mille di competenza dello stato, “deviati” alla Chiesa con uno strano meccanismo.
La perla, infine, è l’esenzione Ici per mezzo miliardo, mentre con la nuova imposta sulla prima casa, Imu, si umilia il cittadino comune. In pratica, il più grande patrimonio immobiliare italiano fruisce di esenzioni anche per edifici tutt’altro che destinati al culto, mentre il poveraccio che si è faticosamente comprato una casa, magari con mille mutui, paga, paga, paga… Dopo le lacrime amare di madonna Fornero, si attendono quelle (tutt’altro che miracolose, ma forse un po’ taumaturgiche per le finanze pubbliche) della Madonna. Vale a dire della Chiesa cattolica.
La rivista Micromega ha lanciato un appello pubblico al presidente Monti affinché anche la Chiesa cattolica partecipi ai sacrifici imposti a tutti gli italiani pagando le tasse sugli immobili di sua proprietà non destinati ad uso religioso e di culto. Per firmare la petizione on line: http://temi.repubblica.it/micromega-appello/?action=vediappello&idappello=391231.
Cfr. gli altri articoli sulla “manovra Monti” e sulla crisi economica pubblicati su questo stesso numero di LucidaMente:
· Tullio Marra, Partitocrazia: tocca ai cittadini
· Ezio Pelino, Monti non tocca le caste
· Franco Pinerolo, Il pacco natalizio del nuovo governo
· Viviana Viviani, Appelli tasse, Bagnasco risponde
Le immagini: alcune copertine de L’Ateo, bimestrale dell’Uaar.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno VI, n. 72, dicembre 2011)
Il problema dei privilegi della Chiesa in territorio italiano è molto antico e assai più tenebroso di quanto creda da noi la gente comune (e anche quella meno comune). Quanti sanno chi sia il filologo del XV secolo Lorenzo Valla? Quante sono le vie (se non qualche vicolo nelle città maggiori), le piazze, i monumenti che gli sono dedicati? Eppure, proprio questa donazione – di cui Lorenzo Valla dimostrò, su base filologica, la falsità – fu alla base della fondazione del potere temporale della Chiesa. Questa Chiesa – i cui meriti umanitari non vanno disconosciuti – ha impiegato poco meno di quattrocento anni per decidersi a chiedere scusa a Galileo Galilei per avergli di fatto imposto l’abiura delle proprie posizioni scientifiche. Si deciderà, prima o poi, a farlo anche nei confronti di Giordano Bruno, meno prudente e remissivo di Galileo e perciò arso sul rogo? Grazie a quel documento falso la Chiesa si appropriò nel IV secolo di quello che era allora l’intero Impero d’Occidente. Si trattò di un furto – o di una truffa – colossale, che attribuì alla Chiesa un altrettanto colossale potere sul nostro sfortunato paese. Ancora oggi, grazie a quel potere, la Chiesa può intereferire pesantemente con la nostra vita civile e influenzare il nostro costume. Ma ora che il paese è in ginocchio, ora che tutti siamo chiamati a fare sacrifici (sia pur lavati con le lacrime di qualche ministro), la Chiesa non potrebbe farsi perdonare il proprio peccato mortale accettando, per esempio, di pagare l’ICI (o l’IMU) sulle proprie attività a scopo di lucro, da cui l’esenta l’enorme potere di cui dispone?
Bibliografia: De falso credita et ementita Constantini donatione, ed. W. Setz (Weimar: Her¬mann Böhlaus Nachfolger, 1976; reprinted Leipzig: Teubner, 1994); transla¬ted by C. B. Coleman (Toronto: Toronto University Press, 1993); and by G. W. Bower¬sock (Cambri¬dge, Mass.: Harvard University Press 2007)
Ringrazio il prof. Saronne per il dotto ed efficace intervento. A margine: ritengo sia facile (e superfluo o doveroso, dovuto) chiedere scusa per Galileo, per i massacri compiuti in nome della fede, per la discriminazione delle donne, ecc., quando ormai la verità storica su tali orrori è stata oltremodo definita. Più importante sarebbe cambiare rotta o chiedere perdono per ciò che non sappiamo. Ma la “brutta” sensazione è che la Chiesa cattolica, se potesse, ripercorrerebbe anche oggi lo stesso itinerario di ignoranza, folle intolleranza, cieca violenza. Del resto, non lo sta facendo coi gay? Vietando l’uso del preservativo, non sta dando una grossa mano alla sovrappopolazione planetaria e alla diffusione di gravi malattie? Cosa c’è di nuovo sotto il sole?