La devastazione di una guerra violentissima ma anche il coraggio di credere ancora nel futuro delineati nell’ultimo film di Sergio Castellitto, “Venuto al mondo”
L’8 novembre è uscito nelle sale cinematografiche Venuto al mondo, tratto dall’omonimo bestseller di Margaret Mazzantini, vincitore del Premio Super Campiello 2009. Sergio Castellitto ne ha curato la regia e ha interpretato uno dei personaggi secondari della storia. È riuscito a trasporre in pellicola le sensazioni talvolta di inquietudine che hanno accompagnato il lettore fra le pagine del libro: angoscia per una maternità mancata ripetutamente; stupore per un’azzardata ed egoistica decisione presa da una donna che desidera un figlio a ogni costo; ansia legata all’incertezza di un rapporto sentimentale messo a dura prova. Ma soprattutto dolore interiore per le atrocità commesse in quello che fu un sanguinosissimo conflitto militare: la guerra nei Balcani.
Gemma, madre dei giorni nostri del sedicenne Pietro, viene invitata a Sarajevo da Gojko, un amico bosniaco di vecchia data. Il motivo ufficiale è una mostra di fotografie sulla guerra scattate tempo addietro da suo marito Diego, scomparso anni prima; la donna vi si reca insieme al figlio. Per lei inizia un viaggio in una città disseminata di distruzione e di cimiteri, che terminerà con il disvelamento di una verità su Pietro atroce e al limite dell’immaginabile. È un percorso interiore che risveglia in lei le antiche angosce e le speranze provate negli anni del conflitto nei Balcani: l’amore senza limiti provato – e contraccambiato – per Diego, un fotografo americano conosciuto in Jugoslavia prima della guerra; la decisione di stravolgere per lui la propria vita, rinunciando alla tranquillità di un’esistenza vissuta in Italia per la precarietà e il pericolo di stabilirsi a Sarajevo; la mancata accettazione di un destino che le nega più volte la magia della maternità. Infine, la decisione di compiere – tramite un marito che per lei è disposto a tutto – una scelta coraggiosa: venire tradita pur di diventare madre. Ma nei piani fissati con Aska, una donna serba con un disperato bisogno di denaro, qualcosa non va secondo gli accordi presi.
In forte contrapposizione con l’aura di morte che aleggia nel periodo ambientato durante il conflitto, vi è la vita: un disperato bisogno di credere ancora nel futuro da parte di chi sta perdendo il presente. Ma anche l’esigenza di assicurarsi una discendenza in chi ha una reale impossibilità fisica di procreare. La sceneggiatura è stata scritta da Castellitto insieme alla moglie, l’autrice del romanzo: essa riporta fedelmente – rispetto al romanzo – i flashback e l’intercalare degli intrecci geografico-temporali, che lasciano lo spettatore-lettore con il fiato sospeso fino a un finale che svela una verità sconcertante. Il regista ha trasposto in pellicola la vigliaccheria dei cecchini – ben descritta tra le pagine del libro – mentre rubano la vita a persone qualsiasi che passano attraverso il mirino della morte; la malvagità di chi mentre uccide procrea. Ha invece risparmiato allo spettatore alcune cruente descrizioni che il lettore della storia scritta dalla Mazzantini non può aver dimenticato: prime fra tutte la vicenda di una ragazzina gambizzata dai cecchini, che in tempi di pace sognava di diventare ballerina. Ottime le performance di Penélope Cruz (Gemma) e di Emile Hirsch (Diego). Non è da meno quella di Adnan Haskovic, nella parte di un poeta serbo – Gojko – tanto privo di ricchezze materiali quanto dotato di spessore interiore.
Le immagini: la copertina del libro Venuto al Mondo e la locandina dell’omonimo film.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno VII, n. 84, dicembre 2012)