Fra i motivi che spingono le donne di oggi a ritardare la maternità vi è il loro rifiuto di invecchiare
L’Italia detiene il primato del più elevato tasso di crescita di madri ultraquarantenni. Fonti statistiche dimostrano come dal 2010 al 2011 le madri over 40, nel Belpaese, siano aumentate del 6,4%: in conseguenza di ciò, l’età media della maternità è 34 anni, una tra le più alte nel mondo. La crisi economica che ritarda la certezza di un posto di lavoro stabile (vedi anche l’articolo pubblicato su LucidaMente Articolo 18 e libertà di licenziamento) e, di conseguenza, la pianificazione della vita familiare, non è l’unico fattore responsabile del fenomeno.
Dalla cosiddetta “rivoluzione femminista” degli anni Settanta (vedi anche l’articolo, pubblicato sempre sulla nostra rivista, Il caro femminismo, iattura per tutte/i?), complice anche un livello sempre più elevato di scolarizzazione, le donne di oggi spesso non rinunciano alla carriera. Dando precedenza alla professione, sacrificano così la famiglia, mettendo al mondo un figlio, talvolta con difficoltà, poco prima che il loro orologio biologico scocchi l’ultima ora. In più, le tecniche riproduttive sempre più all’avanguardia, unitamente a un’aspettativa di vita via via più lunga, contribuiscono al boom delle “mamme over 40”.
Nella società odierna, bombardata da mass media che propongono senza sosta prodotti contro l’invecchiamento, appare difficile non farsi convincere a utilizzarli. L’ampia gamma di antidoti contro rughe e segni indelebili del tempo – offerta sul mercato a prezzi concorrenziali – persuadono sempre più donne a rimandare gli effetti visivi dell’invecchiamento. Iniezioni di botulino o trattamenti con acido ialuronico vengono così prenotati nei centri estetici al pari di massaggi o lampade abbronzanti. Se, poi, a pubblicizzare questi prodotti sono personaggi famosi al traguardo dei cinquanta ma con un viso che dimostra vent’anni in meno, il gioco è fatto. Dal desiderio di somigliare loro esteticamente all’autoconvincimento di emulare la loro vita privata, il passo è corto. Così, per esempio, se Uma Thurman annuncia la sua prossima – terza – gravidanza a 42 anni; se Madonna Ciccone, che alla stessa età ha avuto il suo secondogenito, ha recentemente – superata la soglia dei 50 anni – affermato di volere un terzo figlio; se Monica Bellucci ha vissuto le proprie maternità rispettivamente a 40 e a 46 anni, nulla sembra più impossibile.
Il progresso della scienza oggi offre possibilità che in passato erano inimmaginabili, ma occorrerebbe analizzare attentamente le conseguenze di una scelta fatta spesso per assecondare una frivolezza passeggera. Se è dimostrato che stare a contatto con i bambini aiuta a non invecchiare, è altrettanto vero che nemmeno l’uomo o la donna più fortunati possono andare contro le leggi di natura: e la natura umana impone da sempre un ciclo biologico che dovrebbe essere rispettato. Prima di mettere al mondo un figlio andrebbero valutati gli sforzi richiesti nel lungo periodo per crescerlo ma anche le risorse fisiche di cui si dispone al concepimento.
Infatti, al momento della nascita, la gioia potrebbe essere così forte da annientare i limiti di un’età anagrafica non più consona a una maternità: ma poi, con il trascorrere degli anni, stare al passo con i giovani – sia fisicamente che psicologicamente – richiede un impegno sempre più ingente, spesso sottovalutato. Più di tutte le altre, due domande dovrebbero trovare risposta in una donna prima che si avventuri in una maternità tardiva: «Quando mio figlio o mia figlia sarà adolescente, sarà felice di avere accanto dei genitori che potrebbero essere scambiati per nonni? Sono proprio sicura che non si tratterebbe soltanto di un atto di egoismo?»
L’immagine: locandine di film con le over 40 (o 50) Uma Thurman, Monica Bellucci e Madonna.
Emanuela Susmel
(LucidaMente, anno VII, n. 79, luglio 2012)
Mi pare assai miope e poco serio non includere nel ritardo delle maternità anziché una scelta volontaria per favorire una fantomatica ‘carriera’ (perché in questo paese dove è già tanto non pagare per uno stage a 15 anni dalla laurea è consentito alle donne fare una qualunque ‘carriera’? ma non scherziamo per favore) una via obbligata oltre che dai macroscopici ostacoli che la misogina oscurantista e vaticanista legge 40 impone alle coppie infertili (perché non dimentichiamoci che si parla di coppie), anche e soprattutto l’esponenziale aumento delle infertilità od ipofertilità maschili: ultimi dati eshre il 70 % circa delle infertilità di coppia è MASCHILE che dire ora? che i maschietti dovrebbero sacrificare la carriera? che forse dovrebbero essere più disponibili a farsi un banale spermiogramma anziché far sprecare anni di ovociti mentre le relative compagne si fanno bucare e smembrare per capire cosa diavolo non va? e quand’anche il problema fosse femminile, non è certo per scelta, gli anni passano tra liste di attesa e ostacoli burocratici, fisici, economici, mentre si attende l’evento che pareva così gratuito per le generazioni precedenti. Il vero problema è un altro, è che il mondo in cui siamo immersi è irrimediabilmente inquinato, i vari metalli pesanti, bisfenoli, ftalati, conservanti ed additivi cancerogeni, elettrosmog e una infinità di altre cose che influisce sulla spermatogenesi, sul sistema endocrino, sul sistema immunitario. E invece è sempre COLPA DELLE DONNE?
Detto ciò bisognerebbe anche cercare di capire come mai una donna con laurea ed un curriculum spezzato dalle varie ‘missioni interinali’ sia tagliata fuori e debba buttare laurea e sforzi di dare una impossibile continuità alla propria ‘carriera’ (cosa richiesta dai vari datori di lavoro che parlano di flessibilità e poi criticano la discontintuità non certo cercata dal lavoratore) mentre a un uomo è tutto concesso, compreso essere sterile o imbellettarsi come un ragazzino imberbe e non sentirsi addosso il giudizio del mondo perché non figlia.
Ci sono genitorialità è genitorialità, essere genitori giovani biologicamente non comporta per forza essere genitori migliori di chi ci arriva con sforzi sovrumani o magari più banalmente dopo prese di coscienza, e basta con questo falso problema della longevità, chiunque può mancare prima del proprio figlio per una qualsiasi motivo, succede di continuo, l’importante è esserci al 100% fino all’attimo prima.
Gentilissima lettrice, concordo pressoché su tutto con lei, tranne sull’insana contrapposizione uomo/donna che ha già fatto fin troppi danni, favorendo forze oscurantiste. Non bastano misoginia e maschilismo, servono anche misandria e pregiudiziale filoginia?