Nicola Tenani, con i suoi racconti “Le fate del Travancore”, pubblicati da Edizioni dell’Eremo, conduce il lettore verso paesaggi, situazioni e sentimenti solo apparentemente perduti
Prima che l’India raggiungesse l’indipendenza nel 1947, il Travancore era uno stato principesco a cavallo tra gli attuali confini meridionali della provincia del Kerala e del vicino Tamil Nadu. Il libro di Nicola Tenani Le fate del Travancore (Edizioni dell’Eremo, pp. 120, € 10,00; ebook Panesi Edizioni, € 2,99), pur se ambientato in luoghi ormai scomparsi dalle carte geografiche, ci parla di storie ancora attuali.
L’autore, che ha vissuto in quelle zone, ci consegna una sorta di cronaca “dal vivo” in una veste variopinta e quasi cinematografica. Le tinte, i profumi, i rumori e i suoni della natura risaltano in ciascuno dei tre racconti che compongono la raccolta e vengono presentati nei più piccoli dettagli, cosicché il lettore ne possa notare i contorni e le sfumature. Non per niente lo scrittore è anche un abile fotografo e la sua suggestiva immagine di copertina lo conferma. Oltre al colore e alla scenografia, un posto importante nel lavoro di Tenani è riservato all’introspezione psicologica delle protagoniste. Ciascuna di esse porta sulle spalle il proprio microcosmo fatto di ansie, dolori, gioie e speranze: un universo mostrato in tutte le sue sfaccettature, in tutti i suoi lati, positivi e negativi.
Chi sono le fate del Travancore? La vedova, la danzatrice e la sposa: tre aspetti al femminile che rappresentano altrettante icone sociali, rintracciabili anche nel nostro mondo occidentale. Oltre a queste, c’è un’altra figura, la cui presenza si manifesta con continuità, seppur sapientemente dosata nel corso delle tre storie: la Solidarietà con la “s” maiuscola. Quella concreta, quella della gente umile, che agisce d’istinto e non si pone troppe domande. E, così, anche la sofferenza, inevitabile nelle vicende terrene, è vissuta non con la rassegnazione dei deboli, bensì con dignità e con la consapevolezza che essa fa parte da sempre della condizione umana.
Non era compito facile descrivere tre storie del genere, poiché il rischio di cadere nella retorica o nel sentimentalismo era alto. L’autore, invece, ha saputo mantenere una struttura narrativa asciutta, dall’intento fotografico e nello stesso tempo poetico. Nel libro, oltre alle note esplicative a piè pagina, si trova anche un glossario che aiuta a comprendere in maniera chiara e concisa il significato dei termini usati nella vita di tutti i giorni in India. Non mancano neppure le spiegazioni su alcuni cibi tipici: informazioni utili per chi vuole cominciare a farsi un’idea su questo splendido, contraddittorio e grande paese dell’Asia (vedi anche Quando l’India entra nel cuore e Frammenti sulle rive del Gange) e averne una visione che si allontani dai cliché solitamente presentati.
Nicola Tenani nasce a Ferrara nel 1968, si trasferisce a Bologna nel 2006. Nel corso degli anni, coltiva con la moglie il suo amore per l’India. Nel 2014 decide di trasferirsi per un lungo periodo in Kerala, come volontario internazionale presso un’associazione non governativa a supporto dell’infanzia, delle donne e delle caste svantaggiate. Da anni è inoltre direttore di un sito che si occupa di fotografia, spiritualità e cultura indiana in generale, keralita nello specifico.
(a.c.)
(LucidaMente, anno XI, n. 124, aprile 2016)