Tutelare i diritti umani, salvaguardare la dignità delle persone. È questo l’impegno dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani che richiama l’attenzione sull’udienza della Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo, in merito al caso Kuric e altri contro la Slovenia del 5 luglio 2011.
«Il caso riguarda la situazione dei cosiddetti cancellati, persone che sono state private della cittadinanza dopo la costituzione dello Stato sloveno nel 1991», dichiara Anton Giulio Lana, difensore insieme con Andrea Saccucci degli undici ricorrenti e componente del direttivo dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani.
«I ricorrenti da noi rappresentati – dichiarano Anton Giulio Lana e Andrea Saccucci – appartengono a quel gruppo di persone definite dagli addetti ai lavori come cancellati, ovvero persone private in modo arbitrario della possibilità di acquisire la cittadinanza slovena, oppure di mantenere, dopo la costituzione del nuovo Stato nel 1991, la cittadinanza precedente. A seguito di questo impedimento sono stati privati per 20 anni dei più basilari diritti: lavoro e casa. I ricorrenti sono formalmente cittadini della Repubblica Socialista federale di Yugoslavia, ma dopo l’indipendenza della Slovenia, nel 1991, non hanno fatto richiesta della cittadinanza slovena entro il termine prescritto. Il risultato di questa situazione – continua Saccucci – è stata la cancellazione dei loro nomi dal Registro sloveno dei Residenti Permanenti il 26 febbraio 1992, rendendoli apolidi. Non è accettabile che una situazione di questo genere si verifichi, tantomeno che persista per oltre vent’anni – dichiara Lana – poiché in questo caso, oltre le responsabilità della cancellazione dei nominativi dagli elenchi della cittadinanza, si mette in discussione l’appartenenza e il diritto di cittadinanza di ogni individuo. Non è pensabile che uno Stato, seppure di nuova formazione, con una legge interna decida di precludere la cittadinanza o addirittura di togliere questo diritto a chi già lo possiede. È importante comprendere come una situazione di questo genere, lo status di cancellati, possa incidere – concludono Lana e Saccucci – sulla vita materiale ed emotiva della persona che si ritrova a non possedere più una nazionalità, un’identità. Le problematiche nella vita di tutti i giorni sono incommensurabili, dalla difficoltà nel trovare un qualsiasi lavoro, fino all’impossibilità di affittare o acquistare una casa. È inconcepibile che si sia dovuti arrivare sino alla Grande Camera per ottenere una soluzione a questa vicenda, in grado di mettere fine a una sistematica violazione dei diritti umani».
(f.f.)