Save the Children denuncia la situazione nella parte nord-occidentale del Paese mediorientale e ancora una volta si riportano massacri e facciamo il conto delle vittime senza che nulla cambi
Quella in Siria potrebbe essere definita come una guerra dimenticata. In corso da otto anni, non sembra trovare fine né soluzione; i massacri, i morti e le devastazioni non fanno più notizia, né generano indignazione. Il numero di Paesi coinvolti nel conflitto, ognuno all’inseguimento dei propri interessi, aumenta, come quello dei profughi e delle vittime civili che continuano a morire nell’indifferenza generale. La stessa «sorte» è capitata ad Afghanistan prima, Iraq e Libia dopo (qui un interessante articolo sul tema da Linkiesta).
Save the Children, l’organizzazione umanitaria che da cent’anni lotta per salvare i minori a rischio e garantire loro un futuro, riporta attraverso un comunicato che, in seguito all’escalation di violenze in corso nella Siria nord-occidentale, sono 61 i bimbi uccisi nella sola provincia di Idlib. Inoltre, da inizio maggio più di trecentomila persone sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni per sfuggire ai combattimenti. In base a quanto riportato da Hurra Network, partner locale di Save the Children, «dei 61 bambini uccisi negli ultimi due mesi a Idlib, 11 si trovavano a scuola, 25 erano in casa, 10 al mercato, 2 in un campo profughi, un bambino ha perso la vita quando un bombardamento ha colpito l’ospedale in cui era ricoverato, mentre un altro è morto in seguito al contatto con un’arma inesplosa nascosta». Le famiglie, sconvolte, non riescono neanche a dare sepoltura ai loro figli perché costrette a fuggire per i continui attacchi. «Secondo le Nazioni unite, le recenti violenze nella regione hanno provocato tra le 160 e le 300 vittime tra i civili»; dall’inizio di maggio nell’area a nord di Hama e in quella a sud di Idlib «35 scuole sono state danneggiate e si stima che 70.000 bambini in età scolare abbiano attualmente necessità di ricevere supporto educativo».
«Le famiglie sono distrutte», ha dichiarato Sonia Khush, direttrice di Save the Children per la Siria. «Un papà ci ha raccontato di essersi sentito “fortunato” perché è riuscito a trovare due tombe aperte per seppellire le sue figlie, prima che fosse costretto a fuggire con il resto della famiglia. Ciò che stanno subendo è sconvolgente. Non soltanto hanno dovuto affrontare devastanti perdite, ma non hanno nemmeno il tempo per organizzare un funerale adeguato perché devono pensare a scappare e a mettere in salvo gli altri figli. Le armi esplosive, come dimostra questo terribile bilancio dei morti, hanno un impatto devastante sulle vite dei bambini siriani i quali, pur non avendo alcuna responsabilità in questo conflitto, continuano a soffrire e a pagare il prezzo più alto. Per questo chiediamo a tutte le parti in conflitto di rispettare il diritto umanitario internazionale e le leggi sui diritti umani affinché venga data massima priorità alla protezione dei civili. Scuole, ospedali e altre infrastrutture civili vitali devono essere al riparo da ogni attacco e bisogna predisporre le azioni necessarie per garantire che tutti gli autori di gravi violazioni contro i diritti dei bambini in Siria vengano assicurati alla giustizia», ha concluso la Khush.
Save the Children sta attualmente supportando i propri partner sul campo garantendo la disponibilità di beni alimentari e aiuti salva-vita che vengono distribuiti alle famiglie in fuga dalle violenze. Per sostenere gli interventi di Save the Children in Siria: https://www.savethechildren.it/dona-emergenza-siria. Sulla guerra in Siria e sul massacro dei civili in corso da anni, segnaliamo anche il documentario Under the wire del regista inglese Chris Martin (GB, 2018, 99’): attraverso il racconto della sua esperienza, il fotoreporter Paul Conroy, entrato clandestinamente a Homs nel 2012 con la leggendaria reporter di guerra Marie Colvin – rimasta uccisa proprio in quella missione –, ci regala una testimonianza preziosa e devastante al tempo stesso.
Le immagini: una foto della città di Idlib (© Reuters/Ammar Abdullah); la mappa della Siria.
Elena Giuntoli
(LucidaMente, anno XIV, n. 163, luglio 2019)