L’inarrestabile traffico illecito nell’era del 2.0
Come reagiremmo se venissimo a sapere che il 99% dei file esistenti su internet sono in realtà nascosti? E se ci dicessero che proprio attraverso il web fosse possibile acquistare documenti falsi, commissionare omicidi, comprare droga e armi, pur restando nel completo anonimato?
Esiste una realtà virtuale che non tutti conoscono, accessibile solo attraverso un software: Tor (The Onion Router). Tale programma è volto a garantire l’anonimato degli utenti che lo utilizzano, sviluppato da un gruppo di volontari il cui interesse primario è preservare la privacy di milioni di persone. Questo canale di comunicazione alternativo, creato e utilizzato dalla Cia fino a metà degli anni Ottanta con lo scopo di scambiarsi importanti dati sensibili inter nos, è però oggi la più grande piattaforma digitale per il mercato nero. Sconosciuto ai più, “Silk Road” è uno dei principali siti nascosti dove il traffico di droga e armi non conosce limiti di qualità e quantità. Qui l’internauta può scegliere se acquistare marijuana, Lsd, eroina, ma anche un AK-47, così come un bazooka, e farsi recapitare il tutto dove meglio ritiene opportuno. È il portale di chi compra organi, animali in via d’estinzione, o addirittura commissiona omicidi a veri professionisti. Si tratta di una sorta di ebay dell’illegalità, le cui transizioni vengono commentate dagli acquirenti con dei feedback e i pagamenti effettuati attraverso Bit Coin, moneta virtuale dal valore di mercato profondamente altalenante.
Come rispondono gli organi giudiziari? La Dea (agenzia americana antidroga), col supporto delle polizie di mezzo mondo, da ormai due anni cerca di far chiudere una volta per tutte questo portale del crimine. Ma con scarsi risultati: la “crittografia a strati” utilizzata da Tor, infatti, rende praticamente impossibile tracciare il traffico dati che gli utenti altrimenti si lascerebbero dietro navigando in rete. Numerosi sono i volontari che finanziano questo progetto illecito in nome della privacy che ogni giorno viene messa a repentaglio dall’era del 2.0, e altrettante sono le persone coinvolte in questo giro d’affari ad avere un interesse economico di notevole spessore.
Era il 2011 quando venne sferrato il primo attacco al sito nel tentativo di oscurarlo. Il fondatore di Silk Road, conosciuto in rete come “Dread Pirate Roberts“, a tal proposito lanciò in rete questo messaggio: «Il dado è tratto e ora staremo a vedere che cosa uscirà. Intensificheremo gli sforzi per contrastare i loro attacchi e rendere il sito più resistente possibile, questo significa che per un po’ saremo meno sensibili ai messaggi che ci riguardano. Sono sicuro che questa notizia spaventerà qualcuno, ma dobbiamo vincere la battaglia, nascerà una nuova era. Anche se perdiamo, il genio è uscito dalla lampada. Stanno combattendo una guerra persa in partenza». Ogni anno sono sempre di più gli utenti che navigano in questo web invisibile. Il risultato? Ci troviamo di fronte al più grande bazar dell’illegalità finora conosciuto. Un giro d’affari da un milione e 900mila dollari tanto pericoloso quanto fuori controllo portato avanti dai signori “chiunque” e “nessuno”. Destinato, pare, a prendere sempre più piede nella nostra economia.
Federico Micelli
(LucidaMente, anno VIII, n. 90, giugno 2013)