Soprattutto dall’insediamento del Governo di centrodestra vanno moltiplicandosi preoccupanti episodi di intolleranza e aggressività, principalmente da parte di giovani militanti delle sinistre. Le quali non prendono le distanze da chi vuol farsi “giustizia” da sé. Non nacque anche così il periodo del terrorismo e degli Anni di piombo?
Non furono affatto «formidabili quegli anni», come li canta Roberto Vecchioni, riprendendo il titolo di un nostalgico libro di Mario Capanna, uno dei più noti leader dei movimenti studenteschi di contestazione degli anni Sessanta-Settanta dello scorso secolo, alcuni sfociati anche in piccoli partiti politici. Chi, come lo scrivente, ha in parte vissuto quel periodo, per fortuna simpatizzando e aderendo a partiti lontani dall’estremismo e in sostanza nonviolenti, ne ha un terribile ricordo. Stragi terroristiche, violenza politica, scontri tra opposte fazioni, intolleranza, fanatismo, manicheismo, rifiuto della democrazia.
Violenza e intolleranza negli Anni di piombo
Tutto cominciò attorno al fatidico 1968, con manifestazioni, occupazioni delle università, poi scontri con polizia e avversari politici, poi morti, quindi attentati e uccisioni di magistrati, uomini politici, giornalisti.
Inizialmente gli scopi apparivano nobili: una scuola meno “classista”, maggiore giustizia sociale, modernizzazione dei costumi. A tutto ciò si aggiunsero via via sempre di più propositi rivoluzionari marxisti-leninisti, l’uso diffuso della violenza, il rifiuto della democrazia parlamentare e del sistema politico imperniato essenzialmente sul partito centrista cattolico, che raccoglieva sempre la maggior parte dei voti: la Democrazia cristiana. A ciò si aggiungevano le tensioni coi “neofascisti”. Dal partito rappresentato in Parlamento, il Movimento sociale italiano, ma mai al governo, alla galassia dei gruppi di estrema destra, che intendevano opporsi alla “deriva comunista” o rossa e si macchiarono anche loro di sanguinose aggressioni e orrendi delitti.
A peggiorare le cose furono l’incapacità dei Governi di dialogare prima e gestire la situazione dopo (violenze poliziesche). E, ancora di più, gli interventi dei servizi segreti italiani deviati e di altri servizi segreti facenti capo a potenze straniere, entrambi abili a manipolare, a volte sinergicamente, gli estremisti di sinistra e di destra. È la stagione della “strategia della tensione”, delle “stragi di Stato”, delle violenze di piazza, della lotta armata, insomma degli Anni di piombo, che si prolunga almeno fino all’inizio degli anni Ottanta dello scorso secolo.
Corsi e ricorsi: le violenze di piazza e le occupazioni studentesche
In queste settimane pare di rivivere la fase aurorale di quella terribile stagione politica. Innumerevoli, talvolta apparentemente staccati tra loro, sono gli episodi di violenze di piazza, di odio indiscriminato nei confronti dell’attuale Governo e del suo presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di rifiuto assoluto del dialogo e della dialettica verso chi la pensa diversamente, di rigetto del voto espresso liberamente e democraticamente dai cittadini nelle elezioni del novembre 2022, di simpatia e appoggio ai violenti.
Ricordiamo alcuni fatti ripetutisi più e più volte (per non appesantire il presente articolo con troppe informazioni, peraltro di dominio pubblico, rimandiamo alle notizie diffuse dai mass media e/o contenute nei nostri link).
I violenti scontri con le forze dell’ordine, dei quali le immagini mostrano solo la reazione dei poliziotti e non le precedenti brutalità. Continue manifestazioni – in genere pro Palestina – e occupazioni di spazi in moltissimi atenei, persino dei rettorati, come a Bologna. Attivisti dei centri sociali che tentano di impedire l’arresto di alcuni pregiudicati stranieri accusati di gravi reati. La giustificazione, anzi l’esortazione di alcuni intellettuali e docenti di sinistra a picchiare i presunti neofascisti. Sicché si impedisce a chi non la pensa come gli “antifascisti” di parlare in pacifici dibattiti, si distruggono tavolini e gazebo di Fratelli d’Italia o Lega, senza successive condanne (ma lo squadrismo è fascista o “antifascista”?). Il piccolo, ma inquietante episodio, dello studente che, il 19 marzo 2024, ospite, con la sua scuola romana, del Senato della Repubblica, fa il gesto con la mano di sparare con una pistola alla Meloni.
I casi-simbolo Balzerani e Salis
Possiamo aggiungere due casi non farciti di violenza fisica, ma certo emblematici. Una docente dell’Università di Roma, in occasione della morte della terrorista delle Brigate rosse Barbara Balzerani, condannata per il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro, e mai pentitasi, ne fa un epicedio che sa di panegirico.
Il suo post è un esempio del linguaggio mieloso di quella borghesia rossa radical chic, che mescola buonismo a orrore: «La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna». Alla conseguente pacifica manifestazione di protesta verso tale “professoressa”, l’interessata fa la vittima accusando di «squadrismo» i giovani in silenzio che mostravano dei cartelli che ricordavano le vittime delle Brigate rosse.
Dulcis – si fa per dire – in fundo. La solidarietà del “popolo rosso”, dei partiti di sinistra (proposta una candidatura alle Elezioni europee… per quali meriti?) e anche dei più alti vertici dello Stato, espressa nei confronti della maestra (sic!) e attivista dei centri sociali Ilaria Salis. Questa era già da sempre nota per partecipazioni a manifestazioni violente e ora è in attesa di giudizio in Ungheria con l’accusa di aver partecipato al pestaggio (leggasi tentato omicidio) di giovani di estrema destra nel corso di un loro più discutibile evento. Sono certamente da condannare il trattamento riservato all’imputata durante le udienze e gli eventuali maltrattamenti da lei subiti in carcere. Tuttavia, cosa ci va a fare una persona in un Paese straniero, recando con sé un micidiale manganello retrattile?
Se un “destrorso” italiano si fosse recato in un Paese straniero (ad esempio, Cuba) per disturbare o, addirittura, manganellare i partecipanti a una manifestazione che, magari, celebrava Lenin o l’anniversario della Rivoluzione russa, e fosse stato arrestato con gravi accuse, e magari fosse trattato non benissimo nelle carceri di quel Paese, pensate che qualcuno, in particolare “sinistrorso”, si sarebbe scandalizzato e mosso per l’imputato (addirittura proponendo la sua candidatura alle Elezioni europee)?
Similitudini e differenze
Ma, allora, dobbiamo preoccuparci, perché si stanno ripetendo gli stessi segnali coi quali iniziarono gli Anni di piombo? Sì e no. Vediamo analogie e differenze.
Quasi identici sono l’assemblearismo, l’intolleranza, le modalità violente, la delegittimazione di Governo e forze dell’ordine. Uguali gli slogan del Sessantotto e dintorni, secondo i quali «uccidere un fascista non è un reato» e bisogna replicare all’infinito la macelleria di piazzale Loreto. Sicché restano purtroppo sempre vive le false mitologie della “legittima violenza proletaria” e degli sbrigativi “tribunali del popolo”. Il che comporta l’esaltazione dello squadrismo rosso e del giustizialismo di piazza. Ed è ancora più feroce la complicità intellettuale dell’intellighenzia, dei rivoluzionari da salotto, oggi definiti radical chic, lontanissimi dalla realtà delle masse popolari, ma sempre pronti a blandire, giustificare e vezzeggiare i violenti.
Molte, però, per fortuna, sono pure le differenze (positive).
È finita la Guerra fredda capitalismo/comunismo (con la netta vittoria del primo, per di più nelle sue forme neoliberiste). I servizi segreti italiani non sembrano più essere “deviati”. Le forze dell’ordine sono ampiamente democratizzate. Le destre hanno da tempo preso le distanze con gli atti violenti e pressoché spariti sono i neofascisti e i picchiatori neri dell’epoca.
Tuttavia, esistono anche le differenze negative.
Va peggio?
Negli anni della contestazione si manifestava per i diritti sociali dei lavoratori. Oggi per cause non del tutto limpide, come l’antisionismo, quando non anche l’antisemitismo, e la Palestina, che non è un esempio di democrazia, pacifismo e rispetto per le donne. Per non parlare dell’ecoterrorismo, del femminismo misandrico, delle teorie gender, dell’immigrazionismo coi paraocchi ecc.
Il livello culturale dei militanti di sinistra era notevole; oggi essi sono intrappolati nel bigottismo progressista dell’ignoranza intellettuale woke e nell’appiattimento del politically correct. Il pacifismo era un tratto distintivo delle sinistre e dei movimenti studenteschi; oggi non lo è più. I partiti di sinistra di massa dell’epoca (Partito comunista italiano e Partito socialista italiano) raggiungevano insieme più del 40% dei votanti e si distanziavano dai violenti. E i loro leader? Si possono paragonare Nenni, Berlinguer, Craxi, con Schlein, Bonelli e Fratoianni? Ancora: nonostante le tensioni e le notevoli distanze, tra le varie forze politiche di centro cattolico, destra liberale e sinistra vigeva il rispetto e mai venne meno il dialogo e l’unità in difesa della Costituzione e del Paese, soprattutto nei momenti più difficili. Oggi sono abituali l’aggressività e la delegittimazione, che sfociano spesso nel becero insulto.
Un’altra considerazione, più generale. A causa della distruzione di una valida scuola/istruzione pubblica, oggi i giovani – tutti, senza distinzioni – sono più ignoranti. Maleducazione, violenza, mancanza di rispetto verso le istituzioni, atti teppistici, sono diffusi a tutti i livelli sociali, economici, geografici e politici.
Infine, un’ultima sbalorditiva differenza. Mai era successo che un presidente della Repubblica esternasse su argomenti discutibili come ha fatto già almeno tre volte Sergio Mattarella (Dai manganelli a Salis, quando il Colle alza la voce). Ma occorre difendere la Costituzione o delegittimarla e lusingare i violenti?
Le immagini: a uso gratuito da Pixabay o Pexels (autori: Skitterphoto; cottonbro studio; Ivan Samkov).
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XIX, n. 220, aprile 2024)