La tendenza a realizzare e pubblicare autoscatti si sta diffondendo a macchia d’olio e il web è invaso da istantanee più o meno intime diffuse con convinzione dai loro protagonisti. Ma gli psichiatri avvertono: attenti all’ossessione, può celare disturbi mentali
Fino a pochi mesi fa era conosciuto – e praticato con moderazione – semplicemente come “autoscatto”. Ora è esplosa la moda e, in quanto rielaborazione di un concetto già noto ma risorto a nuova vita, ha cambiato nome: è il selfie. Lanciato dai vip, questo tormentone sta dilagando e un gruppo di medici americani mette in guardia dall’ossessione: si tratta di una malattia che può nascondere problemi psichici.
In principio fu la simpatica foto di un gruppo di attori scattata, anzi “autoscattata”, durante la notte degli Oscar 2014 e diffusa via twitter per promuovere la marca dello smartphone utilizzato. Fin qui tutto regolare, se non fosse che la tendenza a immortalare se stessi serpeggiava già da prima tra le star: numerosi personaggi dello spettacolo avevano cominciato a invadere i social network con le immagini dei loro istanti più intimi. Il passo del contagio alla gente comune, poi, è stato breve e devastante, se si considera che i vip si muovono quasi sempre in base a strategie pubblicitarie mentre i “mortali” rischiano di cadere nel grottesco con le loro performance fotografiche. Piattaforme virtuali come facebook, twitter, instagram sono luoghi perfetti dove autoritrarsi di continuo con pose ed espressioni differenti. Tale pratica non si limita, nella sua esasperazione, a rasentare il ridicolo, ma potrebbe essere il campanello d’allarme di un vero e proprio disturbo mentale.
Uno studio condotto dall’American psychiatric association ha infatti rivelato che il selfie sta assumendo i contorni della pura ossessione, cioè di una malattia. Oltre a essere un segnale di egocentrismo e ricerca di attenzioni, questa tendenza è, secondo il team di psichiatri statunitensi, già supportati da numerosi sociologi, il sintomo di una patologia comportamentale definita selfitis (“selfite”). Il bisogno insistente di fotografarsi e “pubblicarsi” celerebbe vuoto esistenziale, insicurezza e carenze affettive, in apparenza colmabili con la messa in mostra di una versione di sé artefatta; gli scatti diverrebbero dunque una sorta di “dichiarazione di esistenza” che compensa le mancanze della vita reale, cercando di suscitare interesse e ottenere considerazione, nel bene e nel male, in rete.
Fotografarsi non è sinonimo di squilibrio, ma farlo in maniera ossessiva sì e il problema presenta diversi stadi. Prima di definirsi “malati”, dunque, occorre inquadrarsi nel giusto livello di “gravità”, secondo lo schema stabilito dai medici dell’American psychiatric association: il soggetto borderline immortala se stesso almeno tre volte al giorno ma non sempre condivide on line i suoi capolavori; è colpito invece da sindrome acuta chi sente la necessità di pubblicare gli autoscatti dopo averli realizzati; infine, è seria la situazione cronica di colui che si ritrae continuamente (anche in momenti inopportuni o imbarazzanti), posta tutto in rete (a partire da sei foto al giorno) e controlla commenti e apprezzamenti. Per questo genere di fissazione non è prevista una cura specifica e “ufficiale” se non una disintossicazione dal mondo dei social network e, nei casi palesemente più gravi, una terapia cognitivo-comportamentale mirata ad accrescere l’autostima. Via libera a foto e social, dunque, ma senza fanatismi, poiché anche le star, comunque, sebbene motivate dal marketing, risultano spesso ridicole. Figuriamoci imitarle.
Le immagini: in apertura, la caricatura della Gioconda di Leonardo da Vinci in versione selfie; il celebre autoscatto degli attori di Hollywood la notte degli Oscar 2014; e un autoscatto reperito in rete.
Maria Daniela Zavaroni
(LucidaMente, anno IX, n. 101, maggio 2014)
BELL’ARTICOLO: COMPLIMENTI!!!!! FA RIFLETTERE IL FATTO CHE BASTA CHE QUALCUNO FACCIA UNA QUALSIASI CAVOLATA GIUDICATA POSITIVA DAL SENTIMENT GENERALE CHE DIVENTA LA MODA IL MODO DI ESSERE. QUELLO CHE FA TERRORE E’ CHE SE NON SEI COSI’ SEI FUORI SEI DEMODE’. COSA CI FARANNO BERE NEI PROSSIMI ANNI SE NON RITROVIAMO LO SPIRITO CRITICO CHE OGNUNO CON UN PO’ DI TESTA DOVREBBE AVERE? NON PUO’ LA VITA ESSERE RIDOTTA TUTTA A UN GIOCO….. GRAZIE
Gentilissima/o lettrice/lettore, grazie per averci scritto.
Condividiamo pienamente le sue preoccupazioni.
Il direttore della rivista.