Il noto attore siciliano ha interpretato l’“Enrico IV” di Pirandello e, in chiusura di spettacolo, ha sottolineato il difficile momento del teatro italiano dovuto alla pandemia imperversante
Così è se vi pare, avrebbe detto Luigi Pirandello, drammaturgo e narratore agrigentino, insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1934, autore di vari capolavori teatrali, tra i quali ricordiamo Sei personaggi in cerca d’autore, Ciascuno a suo modo, Il fu Mattia Pascal, Enrico IV… Ed è proprio quest’ultima opera che la sera di giovedì 16 dicembre è stata rappresentata presso il Teatro Grandinetti di Lamezia Terme (Catanzaro). Attore protagonista il noto attore, anche lui siciliano, Sebastiano lo Monaco, che si è esibito nel dramma in tre atti scritto da Pirandello nel 1921 e inserito nel cartellone della stagione teatrale di Ama Calabria, ideata e diretta da Francescantonio Pollice.
Una produzione di Associazione SiciliaTeatro, Teatro Stabile del Veneto, Teatro Biondo Stabile di Palermo, Teatro Stabile di Catania, con la regia di Yannis Kokkos. Il protagonista Lo Monaco vanta ben 43 anni di carriera alle spalle sia come attore di cinema che di televisione oltre che di teatro. Per la tv è stato tra gli interpreti de La piovra 9, Un prete tra noi, Sarò il tuo giudice, La romana per la regia di Giuseppe Patroni Griffi, Joe Petrosino). Ha interpretato personaggi pirandelliani come Ciampa ne Il berretto a sonagli, ma anche altri ruoli in Sei personaggi in cerca d’autore e Così è se vi pare. Con lui nel cast che si è esibito a Lamezia anche Mariàngeles Torres, attrice di origini spagnole, Claudio Mazzenga, Rosario Petix, Luca Iacono con Sergio Mancinelli, Francesco Iaia, Giulia Tomaselli, Marcello Montalto, Gaetano Tizzano, Tommaso Garrè. Scene dello stesso Kokkos. Costumi di Paola Mariani. Luci di Jacopo Pantani. Musiche di Vanni Cassori.
Lo Monaco ha interpretato quindi la parte del giovane, cui Pirandello non dà volutamente nome, caduto da cavallo nel corso di una manifestazione in costume, mentre vestiva i panni di Enrico IV imperatore di Germania. Dopo l’incidente, a causa di un trauma alla testa, perderà il senno e, da quel momento, crederà di essere realmente re Enrico IV, esigendo rispetto per il suo ruolo regale. Parenti e amici finiranno per assecondarlo, trasformando la sua villa in una reggia in cui sarà circondato da servi travestiti da cortigiani. A caratterizzare l’opera un continuo gioco del protagonista tra realtà e rappresentazione, vera follia e finzione come difesa da una realtà troppo dolorosa. Bellissime le scenografie e coreografie rese più evidenti da giochi di luci e particolari effetti scenografici dove anche i costumi d’epoca hanno fatto la loro parte, rendendo merito ai personaggi pirandelliani, metafora delle maschere indossate nella vita di tutti i giorni. Il giovane, che per ben dodici anni ha creduto d’essere Enrico, rinsavirà e lo farà attraverso una cosciente finzione, mettendo a nudo il rapporto tra maschera e smascheramento, continuando a recitare la follia come l’unica finzione possibile.
Matilde Spina, la giovane marchesa che lo accompagnava la sera della cavalcata, diventata l’amante di Belcredi, odiato rivale, andrà a fargli visita con lo stesso Belcredi, la figlia Frida con il fidanzato e un medico che si propone di guarire il giovane folle, tutti vestiti in abiti d’epoca per assecondare il presunto re. Allora questi, fingendo di essere Enrico IV, si divertirà a condurre un gioco enigmatico fino a definire gli ospiti «buffoni», svelando di volta in volta la sua lucidità e causando alla fine la morte di Belcredi che ne aveva a suo tempo provocato la caduta per sbarazzarsi di lui. Rispetto alla versione originaria del dramma, è stata apportata qualche variazione, come l’omicidio dell’avversario realizzato con una pistola anziché con un pugnale. Certo è che d’ora in avanti la pazzia sarà necessaria a Enrico IV come condanna e insieme liberazione.
Alla fine della rappresentazione, dopo i saluti finali, il protagonista Lo Monaco ha voluto ringraziare i presenti, sottolineando il particolare periodo causato dal Covid, che ha reso sempre meno frequentati i palcoscenici e più difficile la vita degli attori di teatro. Anche il Grandinetti, difatti, solitamente gremito, non era pieno a causa delle restrizioni e del periodo pandemico che ancora miete vittime. Ha detto poi l’attore, terminando in maniera ironica secondo lo stile pirandelliano e citando Giovanni XXIII: «Spero di rivedervi presto, magari più numerosi. Fate dei bambini, prestateveli, affittateli, adottateli. Ed ora una cosa molto importante: quando tornate a casa date una carezza ai vostri bambini». Battute che tanto ricordano l’umorismo di Pirandello che, come egli stesso sosteneva, può muovere, sì, al riso, ma si tratta di un riso amaro, pieno di pena, compatimento, sofferenza.
Le immagini: alcuni momenti della rappresentazione teatrale (foto della stessa articolista).
Dora Anna Rocca
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 193, gennaio 2022)