Oggi a quale area politico-culturale appartengono concetti come autoritarismo o libertà, acquiescenza o messa in discussione del potere, aggressività o tolleranza, conformismo o spirito critico?
Cos’è successo di così devastante per cui, in politica, in Italia e non solo, la destra “fa la sinistra” e la sinistra “fa la destra”? Secondo tradizione, l’acquiescenza alle autorità e l’accettazione di stati di emergenza/eccezione, la cieca fiducia nelle verità ufficiali, comprese quelle grettamente scientiste, l’attesa e la speranza nell’uomo forte, la semplificazione della multiforme complessità della realtà, la ricerca di un capro espiatorio, l’aggressività e l’intolleranza verso i non allineati, dovrebbero essere tipici delle persone di destra.
Sempre secondo i luoghi comuni, la difesa delle libertà, del pluralismo e del valore progressivo della Costituzione, lo scetticismo nei confronti delle dottrine propalate ad arte dal potere, la critica del conformismo e dell’informazione a senso unico, la tolleranza e la ricerca del dialogo, dovrebbero essere caratteri distintivi del cittadino di sinistra. Per non dire della difesa dei diritti sociali e del popolo (ex di sinistra) e non meramente individuali, egoistici, delle élite (ex di destra). Tuttavia, da decenni moltissimi sono i politologi e i sociologi che hanno evidenziato come i vecchi ruoli destra-sinistra si siano annacquati o proprio invertiti. In realtà, è sempre stato arduo tracciare dei netti confini tra i due campi politici tipici dell’Occidente. In Italia ci ha provato Norberto Bobbio con una famosa pubblicazione. Ma già allora e soprattutto oggi, tutto sembra meno netto e pare mescolarsi (leggi Destra e sinistra? Relitti della storia). Spesso ci si dimentica che, come le sinistre, le destre si diramano in decine di correnti. La destra non è solo quella bigotta o quella filocapitalista: c’è anche quella sociale e popolare e quella anarcoide-libertaria.
Negli ultimi decenni hanno acquisito più visibilità appunto le correnti che comprendono e danno voce al malcontento popolare per la macelleria sociale che ha fatto seguito al trionfo del turbocapitalismo globalista finanziario e tecnocratico e quella più libertaria, ribelle e insofferente alle imposizioni dall’alto e all’appiattimento culturale del politicamente corretto. Nel nostro Paese queste due ultime posizioni sono rappresentate prevalentemente da Fratelli d’Italia, ma anche da alcuni circoli culturali come CasaPound, mentre la Lega è vicina al ceto dei piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, soprattutto del Nord, schiacciati dall’evoluzione economica, e, tradizionalmente, Forza Italia al liberalismo filocapitalista e alla medio-alta borghesia. La destra più propriamente nostalgica e fascista s’incarna in Forza nuova e in mille altre sigle incommentabili.
Sicché in questa fase storica, davanti all’avanzata di regimi neoliberisti e in mano a potentati economici e bancari, all’informazione di regime, al pensiero unico radical chic, sembra tocchi alle destre difendere la Costituzione, i diritti sociali, la libertà di manifestazione, e persino quella sessuale… Infatti il bigottismo “progressista”, in nome del politically correct, vieta tutto, condannando corteggiamento e seduzione, vedendo dappertutto “mascolinità tossica, sessismo e cultura patriarcale”, mentre i social puniscono l’utente che posta qualche centimetro di nudo. La censura è imperante e pochi se ne sono accorti. La libertà delle sinistre è solo quella che piace a loro. Ma se le destre difendono le antiche libertà, lo fanno solo per opportunismo? Sì e no. Piuttosto, si tratta di un gioco delle parti. Certo, in politica, che è lotta spietata per il potere, ogni spazio lasciato libero viene naturalmente conquistato. Oggi le sinistre si occupano prevalentemente di diritti civili, i sindacati tradizionali non difendono i lavoratori e soprattutto i precari e i disoccupati e i Ferragnez vengono corteggiati ed elevati dai progressisti a maestri di pensiero.
È falso che ai cittadini non interessino i diritti civili. Solo che questi riguardano spesso una minoranza, mentre di gran lunga sono più vitali e importanti quelli sociali, che quasi sempre sono pane quotidiano per tutta la popolazione (lavoro, previdenza, sanità, scuola, edilizia, pensioni…). La quasi totalità dei parlamentari, dei giornalisti, degli intellettuali di sinistra appartengono visibilmente a una classe medio-alto borghese agiata da più generazioni. Non solo. Sono evidenti il linguaggio astratto, vicino alle ideologie e lontano dalla realtà, il complesso di superiorità, la spocchia, l’arroganza, il classismo, il disprezzo, quasi l’odio, per i ceti popolari e, più in generale, per chiunque non aderisca all’ideologia del pensiero unico (vedi i libri di Luca Ricolfi al riguardo). Ultimamente, la Covid ha acuito tali atteggiamenti antipopolari e tutt’altro che democratici e rispettosi del pluralismo; sicché oggi i rappresentanti le sinistre sono torvi, aggressivi, intolleranti, autoritari, violenti. Ben più di quelli di destra, che, almeno per calcolo, s’impongono atteggiamenti più pacati e rispettosi.
Del resto, il peccato radical chic delle sinistre era già in germe fin dall’inizio. Esse, abbracciando acriticamente prima il cieco progressismo utopistico illuminista, poi lo scientismo e il materialismo, infine la cultura radical chic e il globalismo, avevano inscritto nel proprio dna l’attuale deriva. Così, oggi, ormai in tutte le pseudodemocrazie occidentali le sinistre sono cooptate al potere da neoliberisti, neocapitalisti, tycoon del digitale, teorici della società postindustriale e dall’intellighenzia nella sua privilegiata torre d’avorio (dall’editoria al mondo accademico, dai mass media alla jet society di star hollywoodiane, rockstar e artisti vari). Allora, chi sono i buoni? Nessuno. Sia ben chiaro: nella vita in generale e, soprattutto, in politica e nella Storia, non esistono in assoluto i buoni e i cattivi, quelli che sono sempre dalla parte giusta e quelli che sono sempre dalla parte sbagliata. Due esempi per tutti. Napoleone può essere valutato positivamente sul piano del progresso giuridico e civile, ma, con i suoi quasi quindici anni di guerre continuative, è stato una devastante iattura per la vita dei popoli europei. Il bolscevismo sovietico è stato un male assoluto, ma, nel corso della Seconda guerra mondiale, a partire dal 1941, ha fatto parte dei “buoni” rispetto al nazismo.
Infine, in questo nostro piccolo, imperfetto, sintetico, spericolato e certo discutibile contributo, non intendiamo dimenticare il centro. Per mezzo secolo (1945-1994) esso è stato dominante in Italia assumendo la forma della Democrazia cristiana. Ma oggi cos’è il centro? Se prima era caratterizzato (anche nei partiti popolari in Austria, Belgio, Francia, Germania, Olanda) dalla comunanza della fede cattolica, da qualche tempo, anche per l’influenza del singolare pontificato bergogliano, ha abbracciato il progressismo. Alla religione è subentrato un generico umanitarismo sociale dal quale è espulso ogni anelito verso la spiritualità e il mistero metafisici. Immersi nel presente, i centristi contribuiscono con le loro inedite posizioni alla secolarizzazione e alla desacralizzazione della nostra società.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVI, n. 192, dicembre 2021)