Tra i tanti simboli per le comunali 2011, uno solo contiene il termine “laici”
“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, / anzi d’antico”. I bellissimi versi iniziali de L’aquilone di Giovanni Pascoli sembrano addirsi alla perfezione a una lista civica che sarà presente nelle ormai vicinissime elezioni comunali bolognesi del 15-16 maggio 2011: Rosa per Bologna-Laici socialisti riformisti. Da un lato, il simbolo e il termine “laici” sono una novità assoluta tra i contrassegni presentati (anche nel passato); dall’altra il richiamo al socialismo riformista contiene un riferimento al più antico e nobile partito italiano, nato più di cent’anni fa, e a un’idea, della politica, della società, del mondo, che – secondo il parere dello scrivente – costituisce l’unica speranza per il nostro futuro, “la sola via per uscire dalla crisi”, come ho scritto in un altro recente articolo pubblicato sulla presente rivista (L’attualità del socialismo liberale di Carlo Rosselli, LucidaMente, n. 60, 2010).
La mia candidatura, absolute beginner, e i compagni di lista – Sicché, quando gli amici e compagni della lista civica Rosa per Bologna – Laici socialisti riformisti mi hanno chiesto di candidarmi, sia alle elezioni comunali, sia a quelle per il Quartiere San Vitale, dove abito ormai da trent’anni, ho chiesto loro solo di pensare se… non avessero aspiranti migliori da proporre. Ed eccomi dentro alla lista. Trentasei persone: giovani (uno su cinque), meno giovani, donne (una su quattro), uomini, professionisti, impiegati, operai, iscritti al Partito socialista italiano (solo il 15%), facenti parte del vasto ventaglio dell’associazionismo, certamente non politicanti di lungo corso… Io, in particolare, posso considerarmi un absolute beginner, un debuttante assoluto nell’agone della politica.
Una rosa da cui scegliere… senza capolista, per la libertà dell’elettore – Uno degli aspetti più interessanti di Rosa per Bologna è che manca il capolista, anzi i capilista (visto che in genere gli altri inseriscono ai primi posti i “preferiti” dal partito). I candidati sono collocati in ordine alfabetico. Dunque, ecco un altro significato del termine “rosa”: un gruppo di nomi da cui scegliere, senza indicazioni o “suggerimenti” predisposti dall’alto. Ogni cittadino-elettore potrà così rivalutare l’istituto della democrazia, della preferenza e della selezione diretta dei propri rappresentanti scrivendo a fianco del simbolo barrato uno dei candidati.
Trentasei persone in lizza – Mi piace ricordare tutti i miei compagni imbarcatisi in quest’avventura: Roberto Alvisi, Piero Alberto Armocida, Donatella Barbieri, Fabrizio Bensai, Pierluigi Biondo, Annarita Bove, Ilario Brini, Ruggero Casarini, Roberto Cavedagna, Bruno Cesari, Luigi Coiro, Sandra Cuppini, Andrea Farina, Stefano Fornasaro, Antonio Franceschini, Giancarla Galazzi, Matteo Gorni, Aldo detto Jani Iani, Rino Lolli, Roberto Lopane, Paola Mazza, Loris Muzzi, Romano Nascetti, Giuseppe Salvatore Oranges, Giuliana Pancaldi, Pietro Pasqui, Giovanni Patrizi, Carla Pulga, Paolo Sartori, Mirka Signorini, Filippo Simili, Riccardo Stella, Giuseppe Tateo, Luciana Tieghi, Franco Tonelli e, proprio in fondo in ordine alfabetico, il sottoscritto.
Bolognesi e meridionali: il Partito del Sud – Altra peculiarità di Rosa per Bologna è la presenza di alcuni bolognesi di origini meridionali. E, a sottolineare la valorizzazione di tale partecipazione, in lista vi è Fabrizio Bensai, esponente del Partito del Sud, gruppo che non intende ripercorrere la strada razzista, secessionista e di contrapposizione tra italiani scelta dalla Lega Nord, ma valorizzare il Meridione d’Italia, stimolarlo a uno scatto d’orgoglio, anche denunciando alcune falsità storiche delle quali, del resto, si è parlato nel corso delle recenti celebrazioni dell’Unità italiana.
In appoggio a Virginio Merola, ma mai più cattiva amministrazione (vedi Report e Cinzia-gate) – Rosa per Bologna appoggia con convinzione la candidatura di Virginio Merola del Partito democratico come nuovo sindaco della nostra città e aderisce pienamente alla coalizione di tutto il centrosinistra a sostegno di tale designazione. Chiarito ciò, però, occorre affermare con forza che oggi a Bologna si deve cambiare, nei metodi amministrativi e nei contenuti. Non possiamo pensare che il nostro capoluogo attraversi altri anni di mediocre amministrazione, di cattiva gestione, di scarso controllo, di scelte opinabili… per non parlare del Cinzia-gate, con un signore in parte contrito e una signora arrogante ancora oggi, che non chiedono scusa ai bolognesi e agli emiliano-romagnoli per aver utilizzato i soldi dei contribuenti per i comodi loro. La trasmissione Report dello scorso 17 aprile non mi è piaciuta nei toni, né credo in quel tipo di giornalismo aggressivo e forcaiolo, tuttavia è innegabile che abbia colto un sostanziale, complessivo degrado nella vita pubblica e sociale bolognese.
Fondamentale è il programma – Allora, l’importante è il programma, ciò che si vuol realizzare nei prossimi cinque anni affinché Bologna torni a essere una città-modello per efficienza dei servizi, correttezza amministrativa, convivenza tra i cittadini, solidarietà verso i più deboli. Di seguito alcuni punti programmatici che sento particolarmente e su cui mi impegnerò qualora fossi eletto.
“L’importante è che vinca Bologna” – Così recita il primo slogan della nostra lista. E per vincere Bologna necessita di trasformarsi in Città metropolitana, superando la Provincia e con l’adesione di tutti i Comuni interessati. Occorre riqualificare le aree urbane degradate, per riconvertirle in edilizia residenziale sociale, a carattere culturale, sportivo, ricreativo, scolastico. Bologna deve valorizzare, pure nell’ottica della promozione turistica, il proprio valore di città dell’arte, del sapere, della scienza, dei musei, dei teatri, della gastronomia, dei motori, delle fiere e dei congressi. E vogliamo più illuminazione urbana, più panchine e aree verdi, rispetto assoluto delle norme sull’inquinamento acustico per le strade e nei locali.
Includere tutti in un nuovo, giudizioso, solidale welfare – Non nascondo che provo una sensazione di fastidio quando i politici “navigati”, per accattivarsi simpatie e voti, si rivolgono alle “categorie”: i lavoratori, le donne, i giovani, i disoccupati, i meridionali, gli immigrati, i pensionati, i disabili, i precari… Io penso che TUTTI vadano tutelati, che non esistano generi, classi, tipologie umane più degne di altre e che in una società decente TUTTI abbiano diritto a una vita dignitosa. Poiché siamo coscienti che – anche a causa di sprechi e malversazioni, così come di scelte ciniche delle classi dirigenti – le risorse disponibili per lo stato sociale si sono assottigliate, penso che occorra un nuovo welfare, più assennato, accorto, avveduto, saggio, oculato, prudente, ragionevole… ho usato tutti gli aggettivi possibili per riaffermare però che, pur con tali limiti, non possono venire meno le garanzie per i più deboli e i diritti sociali di base (lavoro, istruzione, salute, casa, assistenza). Coniugare inclusione e interculturalismo, ancor più che integrazione (che potrebbe configurarsi come una sorta di costrizione) e multiculturalismo (che potrebbe far nascere gruppi sociali paralleli e “separati”), per non parlare della separazione, dell’esclusione, del razzismo. E applicare la legge 104 del 1992 a sostegno delle famiglie con soggetti portatori di gravi disabilità e potenziare l’assistenza domiciliare a malati e anziani. E abbattere le barriere architettoniche… (per proposte più dettagliate, vedere l’appendice in fondo).
Bologna città socialista – La nostra città deve dunque tornare a essere solidale, generosa, accogliente, attenta al sociale. Bisogna aiutare le famiglie non in grado di vivere dignitosamente, anche con la riduzione delle tariffe dei servizi pubblici gestiti e controllati dal Comune. È necessario contrastare e far emergere gli affitti in nero. Promuovere l’edilizia pubblica locale. Realizzare progetti per l’accoglienza e l’inserimento dei migranti. Tenere aperte anche alla sera biblioteche universitarie e facoltà per agevolare gli studenti fuori sede e meno agiati, dunque con difficoltà a fruire di comodi spazi di studio. Tutelare i diritti dei consumatori. Predisporre azioni amministrative ai fini della sicurezza urbana e nei luoghi di lavoro.
Bologna città rispettosa dell’ambiente – La nostra città deve porsi come modello “ecologico” attraverso incentivi a installare pannelli a energia solare nelle case e nelle industrie, la difesa dell’acqua pubblica, la pedonalizzazione della cerchia del Mille e di altre zone del Comune, il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata dei rifiuti, l’elettrificazione di almeno il 50% della rete di trasporto pubblico urbano, l’aumento delle piste ciclabili, l’agevolazione dei mezzi a motore elettrico.
Bologna città laica: rispetto per tutti, sostegno alle coppie di fatto e alla scuola pubblica – Laicità significa rispetto per tutti gli altri, anche per chi la pensa diversamente da noi, a prescindere da sesso, razza, religione, opinione politica o altro. Laicità significa separare morale religiosa e morale civile, senso del peccato cattolico dal reato perseguibile dalla legge. Laicità significa saper ascoltare gli altri. Laicità significa essere relativisti, aperti alla possibilità che in futuro nuove verità cancellino le nostre credenze, opinioni e certezze – anche scientifiche – attuali. Laicità significa ferma condanna del fanatismo e della violenza religiosa di qualsiasi tipo. Laicità significa considerare che a Bologna e in Italia, oltre ai cristiano-cattolici, vivono atei, agnostici, non credenti, cattolici non filoVaticano, cristiani non cattolici, credenti in religioni non monoteiste, gay, “diversi” vari (nell’insieme più del 30% degli italiani, ma, soprattutto a livello mediatico, considerati una “minoranza” insignificante) e quanti non sono conformi ai diktat moralistici, integralisti e fondamentalisti della Chiesa cattolica e dei “cattolicisti”. Laicità significa considerare un’importante ricchezza culturale la pluralità di stili di vita, di culti religiosi, di opinioni. Dunque, se sarò eletto, mi farò promotore di politiche, oltre che a protezione delle famiglie “tradizionali” in difficoltà, a favore delle varie tipologie di coppie di fatto, contro la discriminazione verso i gay, per le scelte individuali di fine vita e a tutela della propria dignità. Inoltre, prometto che farò di tutto per rafforzare la centralità della scuola pubblica locale come elemento di elevazione e inclusione sociale.
Ordine e sicurezza: non più tabù per la sinistra – I temi della sicurezza, del decoro, dell’ordine pubblico non possono, a causa di una sorta di snobismo “liberal”, rimanere appannaggio delle destre. È fondamentale elaborare tra i vari soggetti della società civile e le forze dell’ordine un piano integrato di contrasto alla cosiddetta microcriminalità, che pur danneggia moltissimo la qualità della vita dei cittadini, a volte dei più deboli, anche potenziando i vigili di quartiere. Valorizzare l’enorme professionalità delle nostre forze dell’ordine (Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza) e stabilire un rapporto sinergico e di fiducia tra loro e il cittadino. Prendere coscienza che le infiltrazioni mafiose sono ormai una realtà che riguarda tutto il Nord, compresa l’Emilia-Romagna. Occorre trovare una soluzione alla questione della prostituzione di strada, che coniughi le esigenze di decoro dei residenti con la libertà delle prostitute di esercitare la propria attività (beninteso, senza sfruttamento) e degli stessi clienti, che, in un’ottica laica e non bigottamente moralistica, non vanno criminalizzati. Diffondere la cultura della legalità, il che significa che, se le persone vedono che attorno a sé la mancanza del rispetto delle leggi viene sanzionato moralmente e penalmente, tutto il contesto sociale è spinto a considerare la criminalità non solo fenomeno da combattere, ma anche perdente.
Un nuovo modo di fare politica: ascolto delle persone e stile più pacato – Siamo ormai abituati a un degrado generale della politica che si concretizza anche nella pratica quotidiana della volgarità, dell’insulto, delle urla, delle calunnie come parte integrante delle discussioni, dei dibattiti, delle pur legittime polemiche. Per attuare una politica riformista occorre uno stile più pacato, una mentalità concreta, pragmatica, coerente, paziente, fondata sul buonsenso e sull’ascolto degli altri. Inoltre, così facendo, si può prestare attenzione ai cittadini intesi anche come persone, alle loro esigenze, alle loro preoccupazioni, ai loro problemi, alle loro proposte… tutti aspetti che dovrebbero essere la normalità per un politico, e invece sono divenuti merce rara.
Per il Quartiere San Vitale: no al degrado – Soprattutto la parte del Quartiere San Vitale compresa oltre l’omonima porta presenta una situazione che è sotto gli occhi di tutti. E che è molto preoccupante e inquietante: sporcizia, rumori a ogni ora del giorno e della notte, traffico disordinato, presenza di figuri inquietanti, a volte aggressivi, continua richiesta di questua, ecc. Al di là del complessivo degrado socioculturale che caratterizza l’Italia e che appartiene ai tempi e alla maleducazione imperante, non si può fingere che la situazione in via Petroni, piazza Verdi e dintorni sia accettabile. Occorrono: vigili di quartiere, repressione della microcriminalità, lotta dura ai graffitari e ai rumorosi, più pulizia dei marciapiedi sotto ai portici, chiusura progressiva del traffico, attenta valutazione dell’impatto del Civis nelle storiche, millenarie vie del centro, e molto altro ancora, ascoltando i residenti.
Controllare ogni atto dell’amministrazione: mai più corruzione, malversazioni, scandali! – Infine, data la situazione, la promessa più importante; se sarò eletto consigliere comunale o del quartiere San Vitale, prometto con forza che sarò una sentinella, anzi, un guardiano, un controllore degli atti che Comune o Quartiere produrranno: mai più scandali come quello del Civis (che va ripensato ed eventualmente ristrutturato, limitando i guai già compiuti), le consulenze milionarie, gli sprechi del denaro pubblico… Come si diceva un tempo, incarnare un ruolo “di lotta e di governo”, di direzione e di amministrazione, ma anche di ispezione pignola, di pratica del rispetto delle norme, delle leggi, dell’interesse pubblico. Nessuno dei candidati della Rosa per Bologna ha coperto ruoli politico-amministrativi negli ultimi 15 anni, gli anni del degrado e della decadenza civile della città felsinea. Quale migliore biglietto da visita?
Fiorirà a maggio la Rosa per Bologna? – Tornando alla citazione poetica posta all’inizio del presente articolo, come non sottolineare il fatto che, secondo le ultime risultanze e approdi storiografici ed esegetici, per Pascoli, peraltro bolognese d’adozione (docente all’Università petroniana dal 1905, subentrando a Giosuè Carducci), socialismo (sotto il fascino di Andrea Costa, divenuto uno dei suoi più cari amici) e laicità non furono solo un passaggio iniziale, come si è a lungo creduto, ma una costante della sua vita e delle sue convinzioni? Tanto che, persino alla fine dei suoi giorni (1912), in contrasto con la sorella Mariù, che desiderava per il morente “i conforti religiosi”, il poeta, sostenuto dal fratello Falino (Raffaele) e dall’editore Cesare Zanichelli, volle mantenere un atteggiamento laico. Speriamo che il buon Giovannino, da dove ora si trova, ci aiuti a far fiorire una splendida Rosa per Bologna.
APPENDICE: AIUTI CONCRETI AI DISABILI E ALLE LORO FAMIGLIE (in collaborazione con Daniela Mignogna)
Percorsi personalizzati – Occorre predisporre progetti individuali per ogni singola “persona con disabilità fisica, psichica e/o sensoriale, stabilizzata o progressiva (art. 3, legge 104/1992)”, in stretta intesa con l’azienda sanitaria, attraverso i quali poter creare percorsi personalizzati per ciascuno, in cui i vari interventi siano coordinati in maniera mirata, massimizzando così i benefici effetti degli stessi e riuscendo, diversamente da interventi settoriali e tra loro disgiunti, a rispondere in maniera complessiva ai bisogni e alle aspirazioni del beneficiario.
Disabili e reddito – Ridefinire il regolamento del Comune affinché non tenga conto, ai fini della compartecipazione alle spese per l’accesso ai servizi dei centri residenziali e semiresidenziali per disabili, e ai trasporti, della normativa nazionale dell’Isee, ma sia considerata solo la situazione economica del singolo beneficiario (vedi legge nazionale 328/2000 e 130). Quindi si faccia sempre riferimento alla situazione reddituale e patrimoniale individuale della persona con grave disabilità che frequenti i servizi sociosanitari, escludendo ogni altra forma di beneficio economico; è necessario inoltre che si preveda sempre una progressività nella richiesta di partecipazione e un’ampia fascia di esenzione.
Abitazioni per disabili – Fino ad oggi gli interventi residenziali sono stati rivolti ai disabili non autonomi e soli. Occorre, invece, affrontare i temi dell’emancipazione del disabile adulto dalla famiglia e il suo diritto ad avere una vita adulta autonoma. L’idea è quindi quella di lavorare per predisporre situazioni abitative adatte al disabile adulto e adeguate al livello di protezione richiesto dalle specifiche disabilità, nonché di accompagnare la famiglia al distacco dal proprio figlio in età tale da consentire ancora spazi di libertà dal lavoro di cura, spesso gravoso. Per far questo occorre una ricognizione delle strutture. È necessario reperire posti disponibili per la sperimentazione coinvolgendo gli enti ed i servizi del privato sociale disponibili a mettere a disposizione posti e/o strutture a seconda delle disabilità (per esempio: più fisiche, più psichiche, più di ritardo mentale, ecc.).
Donne disabili e screening – Pensare ad ambulatori accessibili e a percorsi facilitati pensato per donne con disabilità fisica o psichica, che, spesso più delle altre, hanno difficoltà ad affrontare una visita necessaria non solo per la loro salute, ma anche per la vita di relazione. Fare sullo stesso lettino, senza ulteriori spostamenti, la visita ginecologica, gli screening di prevenzione oncologica, l’ecografia ostetrica. Insomma, un ambulatorio per un percorso di accoglienza personalizzato. In molti casi, le donne, ma anche i parenti soprattutto delle pazienti con disabilità psichica, hanno necessità di parlare, di essere ascoltati e accolti.
Chi aiuta i parenti che assistono? – Negli ospedali è richiesta, per le persone disabili gravi e gravissime sia minori e sia maggiorenni, l’assistenza di un familiare per tutto il periodo del ricovero, giorno e notte. Sostegno e assistenza non sono previsti per legge, quindi non sono rivendicabili per questi familiari – nella maggioranza dei casi padri e madri -, così come i benefici assistenziali primari, la fornitura gratuita dei pasti, la possibilità di lavarsi e cambiarsi o lavarsi gli indumenti, avere un minimo di sostegno psicologico: in questo ambito, pertanto, bisogna costruire pratici percorsi di sostegno.
PROFILO DI RINO TRIPODI
“Non uno di meno”: questo il suo motto nei riguardi delle persone e della loro inclusione sociale, senza distinzioni di orientamenti sessuali, etnia, fede, cultura, opinioni.
Cinquantatré anni, dal 1981 a Bologna, sposato e con un figlio laureato/stagista, convive con innumerevoli mici che lo adottano (e non il contrario). Insegna Letteratura e Storia nelle scuole medie superiori e, per scelta personale, pure in corsi serali anche per stranieri, per “non dimenticare cos’è il lavoro, la fatica, il disagio, la voglia di riscatto”.
Ha pubblicato numerosi libri di narrativa, saggistica, didattica scolastica, e persino di calcio (la cui storia e passionalità ama alla follia, senza alcuno snobismo), ed è stato direttore editoriale di una casa editrice bolognese. Come pubblicista (iscritto all’albo dell’ordine dei giornalisti del capoluogo emiliano) ha diretto varie riviste telematiche, tra cui la cliccatissima LucidaMente (www.lucidamente.com), da lui fondata nel 2006 e guidata fino a oggi.
Oltre che di scuola e di diritti sociali, si occupa di diritti civili, in particolare dei diritti del malato terminale e delle problematiche di fine vita (aderisce a Rete laica Bologna ed è referente regionale dell’associazione LiberaUscita per il testamento biologico). Per lui laicità significa innanzitutto rispetto per le idee e i desideri di ciascun cittadino e di ogni minoranza, nei limiti dello stato di diritto e dei principi liberalsocialisti.
In città gira in bicicletta o coi mezzi pubblici e fa la raccolta pignolescamente differenziatissima dei rifiuti.
I suoi valori? L’amore, l’anticonformismo, l’arte, la bellezza, la buona cucina, la gioia di vivere, l’ironia, la letteratura, la libertà, la musica, la nonviolenza, il piacere, il pragmatismo, la sincerità, la spontaneità (non necessariamente in quest’ordine).
Per Tripodi la politica si fa prima col cuore, poi col resto…
L’immagine: il novello candidato e il simbolo della lista Rosa per Bologna-Laici socialisti riformisti.
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno VI, n. 65, maggio 2011)