Raggiunto l’accordo sul restauro del Colosseo: a occuparsene sarà Diego Della Valle, dopo mesi di gara per il progetto al quale hanno partecipato molti concorrenti, ma tutti stranamente inadeguati. I primi giorni di dicembre dello scorso anno, il Ministero dei Beni culturali aveva annunciato il fallimento della gara d’appalto, subito dopo però era comparso un solo nome in lizza, quello dell’industriale marchigiano. Così l’Anfiteatro Flavio sarà “sponsorizzato” dal marchio Tod’s per 25 milioni di euro: un bel gesto di mecenatismo da parte di Della Valle e un grande successo per Roma, che da anni insegue la possibilità di risanare il monumento più famoso al mondo, ridotto in condizioni pietose.
Lasciando da parte le polemiche nate per la conduzione e l’assegnazione dell’appalto, la questione appare un’altra e ben più grave: Diego Della Valle non è affatto un mecenate con a cuore solo interessi culturali ed artistici, così come il sindaco di Roma Alemanno non è il sindaco che è riuscito dove gli altri hanno fallito. L’intesa tra il Comune di Roma e l’imprenditore marchigiano prevede l’esclusiva del monumento in favore del marchio Tod’s, senza altra ammissione o ritorno per il monumento stesso se non l’immagine di un marchio pubblicitario. Il caso è esploso dopo la richiesta fatta da una nota casa automobilistica tedesca di poter utilizzare il Colosseo a scopi promozionali. Richiesta ovviamente negata, perché l’Anfiteatro Flavio non è più a disposizione. Ma Alemanno minimizza, nega e smentisce, dichiarando ai soliti critici di lasciare che il restauro avvenga senza intoppi, dopo anni di attese e rinvii.
Le critiche verso l’operato del primo cittadino di Roma arrivano tuttavia anche dagli stessi suoi uomini, come Umberto Croppi, tagliato dalla giunta capitolina perché finiano: da parte sua, come da parte della Uil e del Pd, ci sarebbero forti dubbi sulla convenzione e sulle responsabilità circa l’accordo segreto con Della Valle. Intanto il sottosegretario Francesco Maria Giro ha annunciato anche il restauro della Domus Aurea neroniana, dichiarando senza troppi segreti che una parte dei fondi sarà attinto dal marchio Tod’s.
Alla domanda, lecita, se Roma ha deciso di svendere il Colosseo, come in una scenetta famosa del brillante Totò in cui si vendeva un altro monumento romano, la risposta è inequivocabilmente sì. Purtroppo sì.
L’immagine: il Colosseo… prima del restauro (foto di Francesco Fravolini).
Lorella Angeloni
(LM MAGAZINE n. 16, 15 aprile 2011, supplemento a LucidaMente, anno VI, n. 64, aprile 2011)