Dal fenomeno del signoraggio bancario (guadagno con l’emissione di moneta) a quello dello scec (buoni sconto utilizzati come “valuta complementare”). Intervista a Lisa Bortolotti dell’Arcipelago scec e al giornalista economico Andrea Di Furia
Il “signoraggio bancario” riguarda i profitti che le banche traggono dall’emissione di moneta. Nella nostra economia la gestione di questa attività è a carico da parte delle Banche centrali nazionali. È, quindi, lo Stato italiano a ottenere un reddito dall’emissione di moneta dando i ruoli di creditore alle banche e di debitore al popolo.
L’Arcipelago scec è un insieme di persone unitesi in un’associazione per far opera di divulgazione sulle nuove economie e partecipare attivamente a un modo diverso di fare economia territoriale, ormai diffuso in tutto il Paese. La presidentessa della comunità emiliano-romagnola di Arcipelago Scec è Lisa Bortolotti. Andrea Di Furia è un giornalista, opinionista, economista e scrittore che da oltre trent’anni studia la questione sociale moderna. Il suo ultimo libro, pubblicato nel 2010, si intitola Sudditi e schiavi… consapevoli? (CambiaMenti), mentre il suo sito internet è: http://uomoavvistatomezzosalvato.wordpress.com.
Ciò che accomuna i due personaggi è, dunque, la ricerca di un nuovo modo di fare economia. Di ciò si è parlato a inizio dicembre presso il Circolo Mazzini in via Emilia Levante a Bologna, nell’incontro organizzato dal Movimento 5 Stelle, con il titolo Passato, presente e futuro dell’economia: dal “signoraggio bancario” allo “scec”… Da tempo si discute se il tema del signoraggio bancario (ciò che, secondo i suoi detrattori, ha portato a mettere in ginocchio l’economia delle diverse nazioni, ndr) è una così detta “bufala” oppure no; nello stesso tempo, in molti Paesi si è cercato un nuovo modo di “scambiarsi i beni” per poter superare la crisi mondiale. Sulla situazione dell’economia nazionale e bolognese, abbiamo sentito sia Bortolotti che Di Furia. Ecco cosa ci hanno detto.
Provate a spiegarci cosa sono il “signoraggio” e lo “scec”…
Di Furia: «Del “signoraggio” vi sono diverse definizioni; diciamo che quella che lo spiega meglio è sostanzialmente la differenza di denaro che c’è tra il valore nominale di una moneta e il costo della stampa di quella stessa moneta. È un termometro che l’elemento economico va male. Esso non è orientato al singolo cittadino, ma a dei gruppi che hanno la possibilità di emettere moneta. Questi oggi non sono più i diversi Stati, ma sono aziende private che ricercano un utile».
Bortolotti: «Lo “scec” è un “pezzo di carta” che non ha alcun valore in sé, ma serve da metro e da misura degli scambi. Misura quella che è la ricchezza scambiata tra un soggetto che dà e un soggetto che riceve. Esso non incorpora nessun costo; l’unica cosa che può costare al suo interno sono la carta e l’inchiostro che servono per stamparlo».
Di Furia, durante il dibattito, lei ha detto: «L’Italia è un paese meraviglioso, perché qui si vede ciò che accadrà negli altri Paesi». Può spiegare quest’affermazione?
«Il nostro sistema economico è qualche cosa che definirei “subumano”. L’Italia ha questa capacità di esagerare. Quando, per esempio, è arrivata da noi la “finanza creativa”, noi abbiamo avuto addirittura delle banche che sono state richiamate dalla Banca d’Italia a causa del loro operato nel mercato. Noi non riusciamo a fermarci in tempo e questo fa capire, prima che in altre parti del mondo, come il sistema sia sbagliato».
Signora Bortolotti, come si fa ad associarsi ad Arcipelago scec?
«Basta connettersi al sito (http://scecservice.org/wp-index, ndr). C’è l’iscrizione on line, si indica se si vuole essere “soci fruitori” o “soci accettatori”, arriva presso di noi l’ordinativo e poi attiviamo il “conto scec” con i primi cento scec. I “soci fruitori” possono semplicemente dare una piccola donazione a sostegno, mentre i “soci accettatori” pagano una quota nominale annuale di dieci euro e dieci scec».
Di Furia, perché ha voluto scrivere un libro che tratta anche del signoraggio?
«Il mio libro parla di quello che serve ai cittadini per non passare una vita come “analfabeti sociali” come lo sono stato io per almeno trent’anni. Da pochi anni ho capito quali sono le dinamiche sociali che funzionano. Il libro spiega il “dramma della mono-direzione”, spiega la legge dello “slittamento laterale degenerativo” (o “eterogenesi dei fini”: ciò che non si ferma nella propria area sociale – ossia ogni cosa, ogni riforma, ogni idea per risanare la società – slitta lateralmente nell’area sociale successiva e degenera, ndr), parla del meccanismo, del “sistema” dal quale dobbiamo uscire se vogliamo fermare la crisi economica».
Arcipelago scec si occupa di diversi progetti. Può spiegarceli, Bortolotti?
«Il principale è, appunto, lo scec, che è un “buono sconto”, quindi assolutamente legale nel nostro Paese. Esso ha la potenzialità di essere “circuitale” e “sistemico”, quindi ha una valenza territoriale, ma anche nazionale in quanto mette in rete le economie locali. Noi chiamiamo lo scec il “numerario” e, all’interno del territorio regionale, esso viene gestito dalle “isole” che sono associazioni locali affiliate all’Arcipelago nazionale. Gli altri progetti sono l’“emporio delle botteghe”, “Noi Net” la rete di telecomunicazione di proprietà dei cittadini (in questo modo essi acquistano un potere contrattuale nei confronti dei grandi monopolisti dell’informazione, avendo l’opportunità di avere una rete propria dove far circolare le informazioni e i servizi, pagandoli alle aziende con lo scec), il progetto energetico attuato con la Cooperativa Sargo e quello sulla “Razionalizzazione dei trasporti e della logistica delle merci”. Tutte le progettualità di Arcipelago scec si autosostengono l’una con l’altra, perché facciamo un discorso di tipo circuitale e sistemico».
La moneta ha tre qualità. Di Furia, quali sono?
«La prima è la così detta “moneta di scambio”, che non vale nulla, è solo un numero che consente di tenere una contabilità tra chi vende e chi compra. La seconda è la “moneta di prestito” che utilizzo, appunto, quando faccio un prestito a qualcuno: chiedendo un interesse, aggiungo un diritto allo scambio che costa ed è sostanzialmente il prezzo di portare il futuro nel presente. La terza è la “moneta di donazione” che è il presente che va nel futuro (per esempio la donazione di una cifra per costruire una scuola). La moneta dovrebbe essere dosata triplicemente sul territorio, ma nella realtà la seconda è abnorme confronto alle altre due».
Bortolotti, c’è bisogno di costruire un’economia alternativa?
«No, non c’è bisogno di costruire un’economia alternativa, ma una “vera economia”. Serve un’economia che sia a disposizione dell’uomo solo per ciò che a lui necessita, un’economia al servizio dell’uomo che finora non c’è mai stata».
Silvia Patini
(LucidaMente, anno VII, n. 74, febbraio 2012)
Comments 0