“Si fa quel che si può”, il tipico motto di fronte a situazioni non esattamente favorevoli. In questo caso è quello che mi dice una signora sulla settantina a cui ho fatto un paio di domande riguardo la raccolta differenziata. Abita vicino a via Solferino, dentro la mura dietro porta San Mamolo. Divide i suoi rifiuti per quanto le è possibile, appunto, perché nella via non ci sono molti cassonetti differenziati, c’è giusto una campana per il vetro. Però ogni mercoledì mattina le vengono a prendere i sacchetti di carta/cartone che lascia di fronte al portone di casa sua (quello della raccolta porta a porta di determinati tipi di rifiuti è un servizio fornito dal Gruppo Hera). Il resto nell’indifferenziato. «Se ci fossero altri cassonetti (quello dell’organico ad esempio, o degli imballaggi in plastica) farebbe anche il resto della raccolta differenziata?» le chiedo. «Si collabora!» mi risponde incamminandosi ingobbita verso casa.
Raccolta differenziata a Bologna
I rifiuti di Bologna sono nelle mani del Gruppo Hera, che si occupa dell’intera filiera, dalla raccolta allo smaltimento al riciclo nei numerosi siti in tutta l’Emilia-Romagna. Tanto per avere un’idea della differenziazione, già dal 2008 sono in circolazione cinque tipi di cassonetti: azzurro per la carta e il cartone, giallo per gli imballaggi in plastica, verde per il vetro e le lattine, marrone per l’organico e grigio per l’indifferenziato. Però il centro storico non rientra in questa politica di aumento dei cassonetti.
A proposito delle categorie ci sono un paio di curiosità che forse non tutti sanno. Ad esempio che nella carta/cartone possono finire anche quelle finestrelle di plastica: avete presente i sacchetti di carta del pane che però hanno quel rettangolino trasparente? E io che lo separavo! Anche il tetrapak finisce qui. Invece nella plastica non vanno gli oggetti troppo complessi seppur di plastica, vedi piatti e bicchieri usa e getta (e credo di non essere l’unica ad aver commesso l’errore). Nell’organico vanno volentieri gli Scottex unti, mentre le sigarette, come anche pannolini e assorbenti, nell’indifferenziato.
Alla ricerca del bidone perduto
Una volta immagazzinato questo sapere, resta da vedere dove siano questi nuovi cassonetti e campane. Perlustrando il centro di Bologna è evidente che i bidoni dell’indifferenziato la fanno da padroni. File e file di cassonetti grigi per le strade della città, intervallati da una campana verde per vetro e lattine o una azzurra per la carta/cartone, raramente insieme. Ma niente cassonetti gialli per gli imballaggi in plastica, né bidoni per l’organico.
Salendo da via Farini a via Garibaldi, ecco però apparire un cassonetto giallo, non esclusivamente per la plastica ma per tutto il materiale secco riciclabile, è un bidone per la raccolta multimateriale. Facendo altri due passi tra avvocati in completo nero e avvocatesse in tailleur, ecco altri due cassonetti gialli affacciati in Piazza San Domenico. Che la zona evidentemente agiata favorisca la differenziazione? O forse più probabilmente la tipologia di strada permette il passaggio di camion addetti al ritiro. Non è chiaro allora perché non valga lo stesso per via Irnerio, o per via Marconi, tanto per dirne un paio.
Ma basta salire verso via Solferino che torna lo standard da centro storico: cassonetti grigi e poche campane dalle targhe illeggibili e coperte di scritte. Sempre qui scambio due parole con uno studente di 25 anni. Anche lui fa la raccolta differenziata, butta il vetro nella campana apposita e arriva fino in via Garibaldi a portare i rifiuti secchi. Vanno anche da lui a prendere la carta/cartone ma i sacchetti «li portano una volta ogni due mesi, è un po’ poco. E dei cassonetti per l’organico non c’è traccia, solo fuori mura. In centro zero!».
Fuori mura: una realtà parallela
Gli ultimi cassonetti per l’organico che avevo visto prima di entrare in centro da porta San Vitale erano in effetti quelli appena fuori porta San Donato, dove tra l’altro avevo incrociato il primo di una serie di anziani accompagnati da badante. Questi alla domanda «Lei fa la raccolta differenziata?», mi aveva risposto: «Non so, dovrebbe chiedere alla signora». Sempre qui avevo visto un barbone aprire tutti i cassonetti alla ricerca di qualcosa che comunque non ha trovato.
In ogni caso, cerco risposte andando verso porta Saragozza, e già sui viali appaiono file di cassonetti gialli per i rifiuti secchi. Ne conto ben sette tra porta San Mamolo e porta Saragozza. Ma la conferma definitiva arriva quando mi lascio la porta alle spalle. Appena dieci metri ed ecco i primi bidoni per l’organico. La rivelazione arriva in via Audinot: dall’incrocio con via Saragozza fino in fondo (e non è una via così lunga!) si allineano quattro cassonetti per l’umido. Di fronte a graziose villette con giardino all’ombra di tanti alberi c’è un profluvio di bidoni e campane differenziate, insieme a un aspirapolvere così vintage che il manico sembra quello di un martello pneumatico, più una caldaia e un armadietto da bagno. All’angolo con via Andrea Costa, tra un palazzetto rosa in stile liberty e la banca Unicredit, vedo con i miei occhi due campane per il vetro e le lattine, un cassonetto giallo per i rifiuti secchi, uno verde per l’organico e uno per l’indifferenziato: un angolo paradisiaco per ogni fanatico della raccolta differenziata. Certo poi basta rientrare nel centro storico per vedere riapparire i bidoni per l’indifferenziato quattro per volta.
Una cinquantenne che abita in zona San Luca con la figlia mi racconta di quanto sia diligente nel differenziare i suoi scarti, ma si lamenta del fatto che le “hanno aumentato la tassa sui rifiuti”. Sotto casa ha diversi tipi di “bidoncini”, ma ha bisogno comunque dei sacchi per la carta/cartone, che non le portano regolarmente, anche se prende quelli dei suoi amici “che se ne fregano”.
Riconsiderare il centro storico
Il 25enne riccioluto di via Solferino si chiede per quale motivo il centro storico sia tenuto in così poco conto rispetto alle politiche della differenziazione. A lui basterebbe avere un cassonetto giallo sotto casa, e quello per l’organico, se fosse possibile. Probabilmente lui è solo uno dei tanti studenti “attenti e che pagano”, ma sembra che i problemi logistici siano insormontabili. Sul sito del comune di Bologna si legge che a causa della “particolare conformazione urbanistica con vie strette e poco agibili, non è stato possibile estendere la raccolta differenziata multimateriale” al centro storico, che quindi è affidata a campane di carta/cartone, vetro/lattine e alla raccolta dei sacchi, ma solo della carta/cartone, una volta la settimana.
Il centro storico è pieno di abitanti, giovani e non, ben volenterosi di fare la raccolta differenziata. Una soluzione al problema potrebbe essere perlomeno di potenziare la raccolta porta a porta, in modo da comprendere anche rifiuti organici e plastica, nonché fare una degna campagna informativa al proposito. Bologna non è così virtuosa nella raccolta differenziata, da un po’ è ferma al 30% di rifiuti differenziati. Chissà che puntare sul centro storico non sia un modo per incrementare finalmente il risultato.
L’immagine: la nuova campagna per la raccolta differenziata nel dépliant del Gruppo Hera.
Eva Brugnettini
(LM MAGAZINE n. 9, 15 ottobre 2009, supplemento a LucidaMente, anno IV, n. 46, ottobre 2009)