Un affettuoso ritratto del vicesindaco socialista di Bologna dal 1977 al 1985, scomparso pochi giorni fa
Riceviamo e volentieri pubblichiamo un ricordo di Gabriele Gherardi, esponente del Partito socialista italiano. Era nato a Bologna il 25 aprile 1935. Dirigente delle Acli, dal 7 febbraio 1977 a fine mandato nel 1985 era stato vicesindaco del capoluogo emiliano nelle giunte Zangheri e Imbeni (con delega a Programmazione economica, Statistica, Centro elettronico). È venuto a mancare lo scorso 12 luglio.
In occasione della sua scomparsa, dedico un pensiero al socialista Gabriele Gherardi, figura mite della politica italiana nel contesto bolognese: d’altra parte, è stato anche giornalista, scrittore e poeta… Aveva fondato il Circolo Walter Tobagi col fine di approfondire diverse tematiche culturali, etiche e politiche. La denominazione era un caldo riconoscimento verso la figura carismatica del giornalista assassinato dai terroristi rossi.
Penso che diversi bolognesi abbiano potuto apprezzare la sensibilità umana di Gherardi. Nonostante una sorta di ritrosia ad alzare la voce, un costante approccio moderato, nell’agosto 1980 ha retto con energia i primi giorni della strage della stazione con notevole energia, coordinando gli interventi con tutte le istituzioni coinvolte, in sintonia con l’allora prefetto, mentre il sindaco era lontano e costretto a rientrare da Mosca.
Come vicesindaco, grazie a un buono staff in giunta, e alla collaborazione con ottimi dirigenti, ha portato avanti con impegno e preparazione progetti per la città, come le prime conferenze economiche e altri progetti iniziati dall’altro vicesindaco socialista Paolo Babbini, che l’aveva preceduto dal 1975 al 1977. Uomo di cultura, ha sapientemente collaborato con l’Università degli Studi di Bologna, con docenti quali Paolo Pombeni e Paolo Pupillo, nonché con l’amico Pier Ugo Calzolari, divenuto poi rettore. I rapporti col sindaco Renato Zangheri, pur nelle distinte posizioni, sono sempre stati cordiali e collaborativi.
Ha sapientemente gestito i rapporti con autorità e realtà culturali internazionali (Dickinson College), ma anche con i profughi politici, dal Cile alla Spagna, con le persone semplici, che da lui ricevevano la stessa accoglienza di quelle autorevoli. Anche i rapporti con le minoranze in Consiglio comunale sono state di reciproco rispetto. Invitato dal Psi a lasciare ad altri la candidatura all’incarico comunale, ha accettato di sostenere gli impegni regionali che gli venivano proposti, sempre con encomiabile onestà, senso della misura e spirito di pubblico servizio. Sopravvenuta la malattia della moglie Maria, è prevalsa la cura amorevole verso di lei, sicché Gherardi si è gradualmente ritirato dalla vita pubblica.
Mariateresa Martini
(LucidaMente, anno XI, n. 127, luglio 2016; editing e formattazione del testo a cura di Gabriele Bonfiglioli)