Le recenti dichiarazioni del segretario del Partito socialista italiano e di altri esponenti dello stesso partito su costi della politica e sacrifici previsti dalla manovra economica
Nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Reggio Calabria alla vigilia di Ferragosto, il segretario nazionale del Psi Riccardo Nencini, rispondendo a una domanda relativa ai costi della politica e alla manovra finanziaria presentata dal governo, ha osservato che «è giusto e necessario che tutti facciano la loro parte, cominciando a equiparare le indennità degli assessori e consiglieri regionali al livello più basso, tema, questo, non da oggi oggetto di una delle campagne del Psi».
Per Nencini tuttavia occorre che: «Chi ha di più paghi di più. In questo contesto appare necessario che anche alla Chiesa cattolica sia chiesto di fare la sua parte, eliminando gli attuali privilegi fiscali e finanziari di cui continua a godere, cosa che non avviene con questa manovra del Governo nazionale».
La proposta del segretario ha subito ottenuto un ampio consenso nel partito.
Roberto Biscardini si è detto pienamente d’accordo: «Non è giusto che sia concesso solo alla Chiesa di non fare sacrifici. Bisogna che il Parlamento faccia giustizia. Senza la quota non dovuta dell’8 per mille e introducendo l’obbligo anche per la Chiesa di pagare l’Ici sugli immobili commerciali si recupererebbero almeno 8 miliardi di euro all’anno. Non è poco».
«Tra le tante iniquità di questa manovra spicca l’eliminazione delle feste laiche mentre vengono salvate quelle religiose. Pasquetta, per il governo italiano, vale dunque più della Festa dei lavoratori, onorata in tutte le democrazie occidentali, e della Festa della Liberazione. Così Marco Di Lello, coordinatore della segreteria nazionale del partito. «Evidentemente – ha concluso Di Lello – più ancora dei diktat della Bce in Italia valgono quelli del Vaticano: spero che il Parlamento in un sussulto di dignità corregga queste scelte nell’interesse di tutti gli italiani, e non solo di una parte di essi».
Per Bobo Craxi pPrivilegi fiscali a enti religiosi e affini, assegnati con la revisione concordataria, oggi, con la grave crisi in atto, non hanno più ragione di sussistere. Mi auguro – ha proseguito Craxi – che venga messa mano a questa materia con spirito costruttivo e per ragioni di equità, non per altro: si recupererebbero, in misura consistente, risorse sottratte allo Stato che, notoriamente, a sua volta ha sempre contribuito a sostenere e ad alimentare enti e istituti religiosi con finalità pubblica».
Successivamente Nencini ha nuovamente ribadito che «la manovra economica è una croce addosso ai cristiani ma non addosso alla Chiesa. Tra mancato pagamento dell’Ici, finanziamenti tramite l’8 per mille e pagamento da parte dello Stato degli insegnanti di religione – osserva il leader socialista – la Chiesa italiana incamera ogni anno tra gli 8 e i 10 miliardi di euro. Un tesoretto imponente parte del quale dovrebbe essere a disposizione dello Stato per fronteggiare la crisi economica.
La Chiesa, invece, risulta esente da ogni responsabilità. L’unico cenno della sua presenza in questi giorni difficili è stato la difesa della Festa di san Gennaro. I cristiani e non cristiani pagano un prezzo salato ma la Chiesa è l’unico soggetto esonerato».
«Una prova magnifica di ingiustizia – ha concluso Nencini – soprattutto da parte del Governo».
(g.p.)
(LucidaMente, 20 agosto 2011)
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