Il nostro lettore spiega i suoi tre motivi per scegliere di finanziare la scuola pubblica
Domenica prossima, 26 maggio, voterò al Referendum comunale per l’opzione “A”. Ricordiamo ancora il quesito e quali sono le possibilità di scelta: «Quale fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali, che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole di infanzia paritarie a gestione privata, ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alle scuole dell’infanzia? A) utilizzarle per le scuole comunali e statali; B) utilizzarle per le scuole paritarie private». Perché sceglierò “A”?
1. Non voglio finanziare con soldi pubblici modelli educativi “confessionali” o “di parte”. Sono modelli perfettamente legittimi che nessuno vuole abolire, ma sono, appunto, progetti educativi “orientati”. Nel caso di Bologna a beneficiare di questi finanziamenti sono (per più del 95%) scuole cattoliche. Se fossero scuole islamiche nessuno obietterebbe nulla? Se fossero scuole atee, comuniste, neoliberiste o anarchiche? O per caso ci sono “ideologie” o “confessioni” migliori di altre?
2. Chi richiede scuola pubblica e laica ha diritto di ottenerla. Qui a Bologna non è così: centinaia di famiglie si vedono negare questo diritto e sono costrette a rivolgersi a scuole private confessionali (conosco più casi personalmente).Culturalmente non sono uno “statalista”. Sono un imprenditore che non pensa che “privato” sia per forza meglio di “pubblico” o viceversa. Ma la scuola non è un “servizio” come tanti altri: è una delle poche cose che uno Stato deve garantire per chiamarsi tale. Poche “cose” come giustizia o ordine pubblico che nessuno si sognerebbe di fare gestire (solo) a dei privati.
3. La Costituzione per me non è né perfetta né sacra. Però condivido in pieno l’articolo 33: quello che garantisce il diritto a privati di istituire scuole “senza oneri per lo Stato”. In ogni caso la costituzione può piacere o non piacere, ma va rispettata. Magari va cambiata, ma non “aggirata” come è stato fatto. Come si fa onestamente a credere che questi finanziamenti non siano “oneri per lo Stato”? O si tratta di un mistero della fede?
Stefano Rosanelli
(LucidaMente, anno VIII, n. 89, maggio 2013)
LucidaMente ha da sempre posto la scuola e l’istruzione al centro della propria attenzione (vedi, tra gli altri articoli: Tagli all’istruzione, tagli allo sviluppo; Docenti ancora indignati con Monti; Stop al massacro della scuola pubblica italiana; Docenti: devono lavorare 48 ore?; Se 18 ore vi sembran poche…; Profumo d’ignoranza; La scuola italiana è giunta ormai alla frutta…; Bologna: prosegue la raccolta firme per il referendum comunale sulla scuola; Scuole “private”? Ben peggio delle pubbliche; L’urlo della scuola (Italia-Bologna, 23-24 marzo); Ugolini, ovvero la scuola privata al governo; Come si può studiare dentro “classi pollaio”?; Artisti, «vil razza dannata»!; La Riforma Gelmini e la non meritocrazia; Tra Pon, Por e Pof… la scuola fa flop!; “L’ignoranza rende la gente malleabile”).
Inoltre LucidaMente ha seguito con interesse la vicenda-referendum. Vedi, tra gli altri nostri articoli: Le ragioni liberali del referendum bolognese sulla scuola I socialisti bolognesi voteranno “A” al Referendum Appello Rodotà per la scuola pubblica Referendum scuola Bologna: Merola “scorpora” Bologna: accorpare referendum a elezioni Referendum scuola Bologna: si farà Bologna: prosegue la raccolta firme per il referendum comunale sulla scuola Soldi alla scuola pubblica o alla privata? (Bologna, 29 luglio) Bologna: perché il referendum? Per avere la carta igienica a scuola! Paolo Soglia: Bologna, quel fastidioso referendum sulle scuole private… Bologna: Articolo 33, lettera aperta al sindaco“LucidaMente” in difesa della cultura e della scuola per tutti
È possibile insegnare/apprendere la creatività? Come? Credo di sì. Ci sono bambini più o meno creativi degli altri, ma ciò dipende in massima parte dal diverso atteggiamento dei genitori e degli insegnanti. Di sicuro la creatività innata può essere spenta da un’educazione molto rigida e conformista. Imboccare un bambino fino a sei anni e impedirgli di giocare liberamente perché non deve sporcarsi o fare chiasso, è il modo migliore per soffocare le sue tendenze creative. A scuola ci sono molte altre pratiche nefaste, tipo quella di dettare ogni cosa e imporre sempre, a comando, la penna rossa o blu, l’andare a capo o di seguito, l’aprire o chiudere il quaderno; oppure dare soltanto fotocopie già tagliate, ecc. La creatività a scuola si sviluppa se diamo agli alunni la possibilità di trovare soluzioni alternative anche nelle piccole monotone attività quotidiane: scegliere come impaginare un testo, con quali decorazioni illustrarlo e come gestire il proprio materiale sono esempi concreti che ogni maestra può mettere in pratica.