Pensieri sparsi su popolari trasmissioni di dubbio gusto
Anche nella stagione televisiva 2006-2007 siamo stati inondati da uno tsunami di reality show. Dapprima fu La pupa e il secchione e Wild West, poi l’instancabile Isola dei famosi e, immancabile, il Grande Fratello, giunto all’ennesima edizione. Non c’è niente da dire: criticati, studiati e denigrati, restano pur sempre, chi più, chi meno, format di successo.
Con tanta audience che anche altri programmi, nati con diversi intenti, vi si sono via via avvicinati.
Un misterioso successo – C’è sicuramente da chiedersi il perché di tanta popolarità. Inizialmente a portare l’audience alle stelle è stata sicuramente la curiosità verso una nuova tipologia di televisione, in cui i protagonisti erano non più i soliti noti, ma gente comune: impiegati, studenti, bagnini e via dicendo. Poi, col passare del tempo, penso abbia preso il sopravvento un certo voyeurismo, tipico di noi italiani. Quella stessa, strana curiosità che ci spinge a rallentare in autostrada per buttare un occhio all’incidente della carreggiata opposta. Compreso l’affare, anche i nostri vip si sono messi in gioco, quindi i reality ora si dividono tra quelli fatti da chi famoso lo vuole diventare e chi, invece, famoso vorrebbe tornare. La spiegazione del successo di questo tipo di televisione non la so dare: anche psicologi e sociologi stanno studiando il fenomeno, ma la verità resta un mistero.
Stupidità e violenza – Come inspiegabile appare, ai miei occhi, il clamore riscosso da un altro tipo di televisione trash: il wrestling. Addirittura conquistando la prima serata, lo scorso anno questo pseudo sport violento, imbecille e fasullo, ha spopolato. Mi sono soffermata a guardare qualche puntata, ma proprio non riesco, non riesco ad assistere a una violenza così stupida e gratuita. Mi domando quale sia il messaggio che i produttori e gli autori televisivi vogliono trasmettere ai più giovani, mettendo in onda questo tipo di programma in cui uomini enormi e dalle facce inquietanti si scontrano, dandosele di santa ragione. Mi domando se non siamo già sufficientemente circondati da violenza, per lo più gratuita, nella vita reale, da aver bisogno di trovarne anche nella tv, che dovrebbe essere momento di svago e piacere. Ho ormai capito che la tv educativa rimane un’utopia, ma è davvero necessario svalutare così l’essere umano, riducendolo a ignoranza e violenza, facendo di tutto per metterne in risalto questi due, non certo nobili, aspetti?
Amore finto – Merita una citazione anche uno dei programmi del primo pomeriggio di Canale 5 condotto dall’onnipresente Maria De Filippi: Uomini e donne. Un’ora durante la quale un o una “tronista” deve farsi corteggiare da pretendenti che si ingegnano per essere scelti. Così si assiste a battibecchi degni di telenovele tra i protagonisti, e tra questi e il pubblico, sempre così incattivito che viene da chiedersi perché sia andato lì, se reputa tanto stupida la trasmissione e le persone che vi partecipano. Guardando qualche puntata mi sono chiesta se l’immagine televisiva dell’amore e della seduzione debba essere per forza questa, fatta di umiliazioni, regali impossibili, frasi fatte e facili baci. Ora mi domando: la tv è parte integrante del degrado dei valori della nostra società, o ne è solo frutto e rappresentazione?
L’immagine: particolare di Cristo portacroce (1510-1535) di Jeroen Van Aeken, meglio noto come Hieronymus Bosch (’s-Hertogenbosch, 1450-1516).
Marika Bentivogli
(LucidaMente, anno II, n. 19, luglio 2007)