Perché il popolo sovrano non dovrebbe esprimersi sulla scelta di finanziare o meno la scuola privata (in gran parte cattolica..)? Peraltro il referendum cittadino è consultivo, non vincolante, anche se molto impegnativo sotto il profilo simbolico e politico.
Chi non vuole questo referendum, si dirà, ha paura di perderlo, e questo è già un ottimo argomento per evitarlo. Ma non l’unico. I fautori dei finanziamenti comunali alle scuole paritarie affermano che senza questi soldi le scuole paritarie chiuderebbero, o si ridimensionerebbero, lasciando a casa 1500 bambini e quindi peggiorando la situazione.
Ebbene, questa è una profezia falsa: possiamo dimostrarlo coi fatti, studiando i bilanci delle private.
Purtroppo abbiamo potuto esaminare nel dettaglio un unico caso: la sola scuola non cattolica del lotto che prende i contributi. Tutte le altre rientrano nella disciplina concordataria che regola gli istituti religiosi: oltre a varie regalie (ici non pagata, etc. etc.) non hanno neanche l’obbligo di presentare regolari bilanci alla Camera di Commercio. Quindi non si può fare una visura.
Gli istituti cattolici da noi interpellati si sono quindi ben guardati dal fornirci i loro bilanci di spontanea volontà. E questo dovrebbe far pensare: si danno milioni di euro a scuole che a differenza di tutte le altre imprese non hanno l’obbligo di presentare i conti…
Ma veniamo al punto: andando a vedere l’unico bilancio consultabile di una scuola paritaria laica, chiuso all’agosto del 2010, si scopre che i ricavi ammontano a 782.000 euro di cui 611.000 da “vendita di beni e servizi” (le rette) e 148.000 da contributi pubblici. Ebbene, di quei contributi 97.000 euro arrivano dal ministero e solo 51.000 euro dal Comune.
Il bilancio in questione è stato chiuso in sostanziale pareggio (una piccola perdita di circa 2.000 euro). Chiunque abbia un po’ di esperienza amministrativa sa che il mancato contributo del Comune certo non farebbe piacere ai proprietari della scuola, ma non ne pregiudicherebbe affatto l’esistenza. Inoltre, se proprio vogliamo dirla tutta, se si volesse agevolare una “fuoriuscita dolce” si potrebbe ridurli progressivamente in modo da permettere alle scuole di adeguarsi alla nuova situazione.
In conclusione possiamo fare tre considerazioni:
1) Quella descritta è la situazione di una scuola laica, che si suppone paghi regolarmente le tasse, bisogna anche dire che quelle confessionali sono molto più avvantaggiate dalla normativa, sia in termini di esenzioni fiscali che di obblighi amministrativi.
2) Ma chi l’ha detto che una scuola privata non può stare sul mercato da sola? La ricca borghesia bolognese continuerebbe a mandarci i propri figli come ha sempre fatto: d’altronde la libertà d’insegnamento è garantita dalla Costituzione (senza oneri per lo Stato…).
3) Dunque l’allarmismo fatto da molti amministratori del Pd, e anche le affermazioni del Sindaco sul pericolo di avere bimbi in mezzo alla strada appaiono eccessivi. Da un lato dicono che il contributo è solo un piccolo aiuto, dall’altro affermano che senza questi soldi le scuole paritarie finirebbero sul lastrico: ebbene, si mettano d’accordo.
Nel dubbio, intanto che decidono se è tanto o è poco, meglio che se lo tenga il Comune e lo usi per la scuola pubblica. E se non bastasse a coprire i nuovi bisogni e fosse necessario reperire nuovi fondi si dovrà farlo. Personalmente, se il mio Comune mi chiede uno sforzo in più per la scuola pubblica, per l’acqua pubblica, per l’energia pulita e la raccolta differenziata, e lo fa con la massima trasparenza, abbattendo rendite, sprechi e cadreghe, e mi dimostra che questo sforzo in più è l’unica soluzione, io per quel che posso sono disponibile. E con me penso molti altri.
Alla fine si tratta di ridurre i privilegi di pochi per estendere i servizi di tutti. La gente ha dimostrato, coi referendum, di avere il coraggio di farlo. È ora che anche i politici che pretendono di rappresentare “la sinistra” trovino quel coraggio. E in fretta, altrimenti ci sarà chi lo farà al posto loro.
Paolo Soglia (direttore di Città del capo – Radio metropolitana)