Intervista alla docente Giovanna Chiricosta dell’Anpe
Un’affascinante trentenne, insegnante presso una scuola elementare di Bologna città, commissaria per la sede regionale dell’Emilia-Romagna dell’Anpe (Associazione nazionale dei pedagogisti). Così, in poche parole, possiamo presentare Giovanna Chiricosta, impegnatissima nelle tematiche sociali relative ai minori.
Le abbiamo posto una serie di domande, anche per individuare alcune “sacche oscure” di una realtà, come quella del capoluogo petroniano, da sempre percepita come “senza problemi”, o quasi.
Ci vuole spiegare brevemente cos’è l’Anpe e quali sono i suoi obiettivi?
L’Anpe è un’associazione scientifico-professionale, costituita a Roma il 14 giugno 1990 con varie finalità. Innanzi tutto, quella di promuovere la regolamentazione e la formazione del pedagogista nonché di sostenere e far riconoscere il ruolo e la professionalità del pedagogista, come specialista dell’educazione, nell’ambito delle amministrazioni pubbliche e private, e la regolamentazione della sua professione, mediante la costituzione di un albo professionale. Inoltre, dal punto di vista della formazione, essa si propone di dare impulso e svolgere attività scientifica o di ricerca pedagogico-educativa per contribuire allo sviluppo professionale del pedagogista, e di appoggiare o gestire corsi di formazione e/o perfezionamento post lauream per i giovani laureati in Pedagogia e/o in Scienze dell’educazione.
Nella nostra rubrica On Air abbiamo dato notizia del protocollo d’intesa tra il Centro per la Giustizia minorile (Cgm) dell’Emilia-Romagna e l’Anpe, sottoscritto lo scorso 3 aprile da Giuseppe Centomani, direttore del Centro, e da lei stessa. Cosa prevede l’accordo?
Il protocollo prevede la partecipazione dei pedagogisti nella realtà dei Cgm con varie funzioni: come esperti nella progettazione di interventi educativi rivolti ai minori che entrano nel circuito penale; come facilitatori dei processi di riorganizzazione strutturale e professionale istituzionale; come formatori. Accanto a queste attività, che ci vedono coredigere e cooperare in un progetto di ricerca-azione, è previsto per ogni anno l’ingresso di sei pedagogisti tirocinanti, iscritti all’Anpe. Ciò testimonia il fatto che l’associazione cura e promuove per i propri aderenti la formazione di nuove e sempre più qualificate professionalità sicché essi possano di fatto “spendere” la professionalità acquisita all’interno del “mercato del lavoro” con competenza, efficienza ed efficacia.
Qual è la situazione dei minori “a rischio” a Bologna?
Il costante e sempre più crescente flusso migratorio ha di fatto cambiato l'”utenza”. Gli adolescenti immigrati che entrano nel circuito penale sono in forte aumento. Le ragioni di tale evento sociale hanno molteplici cause di carattere familiare, politico, istituzionale, difficili da sintetizzare. Sicuramente la situazione necessita di risposte sempre più complesse perché sempre più complessa e mutevole è la realtà nella quale si vive e si opera.
Si parla di chiudere le “carceri minorili”. Tra i cittadini, davanti a questo tipo di proposte, si scatena una certa diffidenza…
In questo periodo è in auge il principio triade “Efficienza-Efficacia-Economicità”, laddove il principio regio dell’Economicità scalza e non sempre concorda con l’Efficienza e l’Efficacia. Questo per dire che servono cospicui investimenti per far fronte alle problematiche di carattere strutturale e professionale. Non si deve dimenticare che gli Istituti penali per i minorenni (Ipm) assicurano l’esecuzione dei provvedimenti dell’Autorità giudiziaria – custodia cautelare, espiazione di pena – nei confronti dei minorenni autori di reato. In tale ambito vengono garantiti i diritti soggettivi dei minori, tra cui il diritto alla salute e alla crescita armonica, fisica e psicologica, il diritto alla non interruzione dei processi educativi in atto e a mantenere i legami con le figure significative. Inoltre, al fine di attivare processi di responsabilizzazione e maturazione dei minorenni, vengono organizzate attività scolastiche, di formazione professionale, di animazione culturale, sportiva, ricreativa e teatrale.
Vogliamo concludere con una disamina della realtà della scuola italiana e dei tentativi di riformarla (vedi Moratti?)
Sicuramente è necessario un ripensamento della scuola italiana che possa essere il più possibile organico e ancorato alla realtà. La società chiede molto alla scuola e la scuola risponde come può, imbrigliata nelle trame dell’autonomia, che è fittizia, più che reale. La soddisfazione degli utenti rispecchia la “ricerca di semplificazione”, laddove la comprensione del reale richiede notevoli “capacità critiche”. Il riconoscimento professionale, che passa attraverso l’esperienza validamente supportata da continui e costanti momenti di “alta formazione”, è sempre più lasciato al volontariato e, laddove esiste, è sempre meno valorizzato. La dirigenza scolastica ha fatto un notevole balzo in avanti, anche se solo per quanto riguarda l’aspetto formale. Inutile dire del fallimento dei tentativi di riforma della cosiddetta legge Moratti. Ritengo a questo punto doveroso lasciarci con una fiduciosa speranza, augurando a tutti di poter partecipare attivamente alla “costruzione” di un mondo sempre più rispettoso e rispondente alle aspettative ed ai bisogni di ciascuno.
L’immagine: particolare di Buddhist Cricket del nostro fotografo Martino Gliozzi e la professoressa Chiricosta.
C. Liliana Picciotto
(LucidaMente, anno I, n. 6, 15 giugno 2006)