Con l’ep “Tense Disorder”, in uscita oggi per l’etichetta Neurosen/SRI Prod’s, l’artista italo-ungherese ritorna in una nuova veste sonora
Atmosfere elettroniche di stampo mitteleuropeo, techno ambient, ritmi frenetici ma accattivanti, a volte sorprendenti melodie e armonie. E, come tematiche, nevrosi, paranoia e stalking. A tre anni dall’album La visita (ben 11 brani, etichetta Qui Base Luna, 2013), l’artista italo-ungherese Angela Kinczly, nata a Brescia e ben inserita nell’ambiente musicale cittadino e non solo, torna a sorprendere vecchi e nuovi estimatori.
Stavolta la sua creatività e la duttilità della sua voce si dipanano nelle quattro tracce dell’ep Disorder, pronto a esordire sulla scena musicale il 5 dicembre 2016, per l’etichetta Neurosen/SRI Prod’s e, per i primi tre brani, con la produzione artistica di Francesco D’Abbraccio degli Aucan. Niente più canzoni in lingua italiana dallo stampo cantautorale, bensì ampie ambientazioni elettroniche che accompagnano storie di normale, folle quotidianità. E noi, Angela, la preferiamo così. In particolare, le prime tre composizioni sono attraversare da un filo rosso che le lega, come in una sorta di mini concept. Si comincia con Tense Disorder, il brano che dà il titolo all’intero cd e, a nostro parere, il più bello dei quattro.
I suoi ritmi frenetici, con variazioni e inserti inattesi, ci immergono nelle nevrosi e nelle alienazioni prodotte dall’odierno mondo frenetico dal quale scaturisce solitudine esistenziale. Ripetitività quotidiana di azioni e pensieri, abitudini ossessive solo in apparenza rassicuranti, piuttosto da spezzare uscendo fuori dal cerchio che ci imprigiona. Infatti, spiega l’artista, «qualcosa rinasce nel sangue disturbato: un soffio di creatività, che diventa un’idea, che si concretizza in una canzone».
Persi tra la folla, osserviamo e siamo osservati. Ma cosa attraversa la mente altrui? E la nostra? Tale riflessione può generare paranoia e manie persecutorie. Questa è la tematica di Spies, inquietante quanto più, con la sua dolcezza, somiglia a una dolce ninna nanna, che ci culla verso scenari di lucida follia. Vicina al cantautorato è il terzo brano, Dark Secret Love: «And his dark secret love / Does thy life destroy» (“E il suo amore cupo e segreto / Distrugge la tua vita”). La compositrice bresciana prende spunto dai versi finali di The Sick Rose (1794) di William Blake, considerata una delle poesie più misteriose, enigmatiche e inquietanti della letteratura inglese, per parlare dello stalking, cioè di una persecuzione derivante da un’attrazione malata e devastante.
Il brano finale è liberamente ispirato al film The Big Lebowski (1998) dei fratelli Joel ed Ethan Coen ed è prodotto da un’altra notevole musicista al femminile, la Tarma (all’anagrafe la reggiana Marta Ascari). La canzone gioca con l’assonanza tra il titolo A Notion e an ocean. Giocosa e allegra, colorata e ironica, intende sciogliere le tensioni dei tre componimenti precedenti. Del resto, cosa c’è di più liberatorio del potere evocatorio di parole e suoni? Per la performer bresciana, appunto, «la poesia è un gioco libero che non soggioga tramite idee, ma sprigiona collegamenti inediti; è bellezza, e non brutture di sovrastrutture del pensiero; è spontaneità e genuinità, non cemento. Siamo io e te».
Rino Tripodi
(LucidaMente, anno XI, n. 132, dicembre 2016)
Recensioni discografiche del direttore Tripodi: Quattro segnali musicali da Angela Kinczly Il viaggio cosmico di Nevica su Quattropuntozero Il limpido jazz di Tiziano Bianchi Junkfood & Enrico Gabrielli: film, colonne sonore, jazz Baba Sissoko, Nicodemo, Lilies on Mars: la fusione di tre ispirazioni musicali Collettivo Ginsberg: canzone d’autore, alta poesia dialettale e voglia di ballare Le cover secondo Stella Burns Il jazz ben temp(e)rato di Evan Le armoniose schegge musicali dei Dropp Pin Cushion Queen: il canto come melodia Manuel Volpe intimo e visionario La versatilità musicale di Capvto La magia elettronica dei Torakiki La forza della voce di DonnaKatya, la musica dei The SuperFeed Piccola orchestra Vale & The Varlet La musica e le parole degli Ono La misteriosa voce di Armaud I nuovi merletti vocali di Suz «Questo profumo dei nostri anni morti» La musica e le immagini di Giovanni Dal Monte La bella vita di Guido Elmi L’opzione rock dei The Maniacs I Pristine Moods e la magia del theremin Il vortice vocale di Rocío Rico Romero La fine della “Chimera” del XX secolo e la crisi dell’Occidente Un disco senza “Failing” Godblesscomputers, Johann Sebastian Punk, K-Conjog, Portfolio Il disco imbullonato dei The Gentlemen’s Agreement Suoni antichi, eppure nuovi… comunque freschi e morbidi Il nuovo immaginario musicale dei Junkfood Saluti da Saturno, ovvero l’optigan d’autore L’avvincente viaggio musicale del signor Rossi La seconda primavera di Simona Gretchen, Eterea e Crimea X Sophisticated Suz Dissonanti armonie dal XXI secolo