Roberta Giallo approda a risultati di alto livello artistico con il suo nuovo lavoro, prodotto da G-ROdischi
Talora si afferma che le parole che compongono una canzone sono così belle da potersi considerare versi e, quindi, costituire, nel loro insieme, un vero e proprio componimento poetico. Non mancano, però, anche se non frequenti, tentativi opposti di musicare le poesie di letterati famosi. Due esempi per tutti: il grandissimo Leo Ferrè ha trasposto in musica Arthur Rimbaud e Paul Verlaine e persino Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Cesare Pavese; Fabrizio De André ha ripreso le liriche dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters per il suo Non al denaro non all’amore né al cielo (1971).
Uscito nello scorso dicembre, il disco di una notevolissima cantautrice italiana ripercorre la stessa strada: “tradurre” musicalmente le poesie di alcuni poeti contemporanei. Il cd è costituito da nove brani e s’intitola Canzoni da museo (produzione G-Ro dischi). I versi “cantati” sono di Giovanni Gastel, Davide Rondoni e Roberto Roversi. Ma, soprattutto, lei è Roberta Giallo, marchigiana trapiantata a Bologna, pupilla di Lucio Dalla; e non solo cantautrice, ma pure scrittrice e performer (Morirete cinesi, spettacolo col celebre giornalista Federico Rampini). Dunque, dopo L’oscurità di Guillaume, Roberta intende sperimentare nuovi percorsi artistici, cercando di entrare con l’anima nelle profondità delle tematiche delle liriche scelte. E lo fa senza pose intellettualistiche, tra serietà e leggerezza, quasi con ironia (Fossi stato allevato dalle scimmie), modulando con accortezza la sua originale voce. Voce liquida, che è già di per sé duttile suono e che disegna preziosi ricami sulla musica sottostante (e non trascuriamo il fatto che nel disco lei si esibisce anche al pianoforte). Chi è siciliano o bolognese non può che innamorarsi di tracce come la civilmente “impegnata” Acqua acqua acqua di Sicilia o l’emozionante Il cielo contro cui Bologna.
E la natura, che sia paesaggio, acqua, vento, terra, e al contempo susciti vita, emozione, rabbia, permea anche altri componimenti del disco. La voce-musica-parole della Giallo va sentita con calma, apprezzando i sottili misteri che si dispiegano alle orecchie dell’ascoltatore ogni volta di più che si assaggia il disco, in un percorso infinito. Un cammino rischiarato da palpiti di luce e luminescenze rivelatrici, da onde limpide e nostalgiche dissolvenze di preziosi filamenti. Un’arte inattuale e fuori dal tempo, quella di Roberta, appunto “da museo”, in quest’epoca nella quale il chiasso è fatto passare con successo per musica, e la società è intrisa di disperazione, di odio dettato dalla paura, con nuovi autoritarismi e restrizioni delle libertà, persino interiori. E che, proprio per questo, costituendo un messaggio salvifico per le nostre anime, riveste uno straordinario carattere di attualità. Ah, stavamo per dimenticarlo: durante l’assemblea dello scorso 5 gennaio dell’Aia, Associazione italiana artisti e autori (indipendenti ed emergenti), Roberta Giallo è stata eletta presidente della stessa. Congratulazioni, anche per questo.
Rino Tripodi
(LucidaMente 3000, anno XVII, n. 194, febbraio 2022)