Il capoluogo lombardo al primo posto per il secondo anno di fila. Ultima piazza per Caltanissetta. Migliorano Roma e Napoli. Bologna perde sette posizioni. Ma siamo sicuri che la graduatoria tenga conto di alcuni aspetti umani difficilmente quantificabili?
Milano è la città italiana in cui si vive meglio: per il secondo anno consecutivo si aggiudica il primo posto nella classifica sulla qualità della vita redatta da Il Sole 24 Ore. Ultima posizione, invece, per Caltanissetta, mentre Roma e Napoli migliorano. Peggiora Bologna, piazzandosi al 14° posto contro il 7° del 2018.
L’edizione del 2019 dell’indagine sulla qualità della vita nelle città italiane si basa su 90 indicatori (non più 42, come negli anni passati) divisi in sei macrocategorie: ricchezza e consumi, ambiente e servizi, giustizia e sicurezza, affari e lavoro, demografia e società, cultura e tempo libero. A ogni categoria generale corrispondono molteplici rilevatori; ad esempio, tasso di natalità, incidenti stradali, densità dell’offerta culturale. Per celebrare i trent’anni dalla nascita della ricerca che racconta come si vive nelle città dello Stivale, sono stati potenziati alcuni parametri come il tasso di speranza di vita e di mortalità della popolazione, l’accesso ai servizi sanitari, l’indice di imprenditorialità giovanile, l’incidenza delle imprese che fanno e-commerce. Introdotto ex novo, invece, l’indice del clima, che descrive le specificità climatiche dei luoghi: Imperia risulta essere la città con le migliori condizioni climatiche.
Il capoluogo lombardo è in testa alla classifica grazie, in particolare, al costante aumento dei residenti, all’offerta culturale, al lavoro e alla ricchezza. Non solo: vanta dei primati che lo portano a essere una città green per capacità di depurazione dell’acqua, per offerta del trasporto pubblico, per icityrank, ovvero l’indice che misura quanto è smart una città. Confrontando i risultati ottenuti nel 2018 con quelli del 2019, si nota che è al 1° posto nella categoria «affari e lavoro» rispetto al 6° dello scorso anno, al 3° in «cultura e tempo libero» invece che al 10°, 9° in «demografia e società» e non più 21°. Si sono, però, registrate anche delle “flessioni” nelle categorie «ricchezza e consumi», «ambiente e servizi» e «giustizia e sicurezza», i cui dati sono, rispettivamente: 2° posto rispetto al 1° del 2018, 5° invece che 2°, 107° invece che 91°.
In crescita Roma che si piazza al 18° posto rispetto al 21° dello scorso anno attestandosi al 7° nelle categorie «cultura e tempo libero» e «affari e lavoro»; male in «giustizia e sicurezza» dove si trova nella 105° posizione. Migliora anche Napoli che risulta all’81° posto della classifica, guadagnando 13 posizioni rispetto al 2018. Il fanalino di coda, Caltanissetta, registra il suo dato migliore nella categoria «giustizia e sicurezza», dove arriva al 48° posto, e il dato peggiore in «affari e lavoro». Nella top ten figura Parma che recupera 19 posizioni. Male, invece, Bologna che ne perde sette e si classifica al 14° posto, nonostante gli ottimi risultati per quanto riguarda l’icityrank, l’offerta culturale (concerti, spettacoli, mostre) e le categorie «affari e lavoro» e «ricchezza e consumi». In Emilia-Romagna Rimini primeggia in «cultura e tempo libero» e guadagna tre posizioni rispetto al 2018.
Ci permettiamo, però, una considerazione finale. Dai parametri scelti dal quotidiano milanese per stilare le proprie graduatorie relative alla qualità della vita risultano assenti alcuni aspetti della convivenza civile quali solidarietà, gentilezza, senso comunitario, socialità, mutualismo… Certo, si tratta di fattori difficilmente individuabili e misurabili. Ma non sono essi a rendere la nostra qualità della vita davvero molto migliore, specie in alcuni quartieri cittadini e nei piccoli centri, più del denaro circolante, degli sportelli bancari, dell’imprenditorialità e dell’e-commerce?
Le immagini: Il Duomo di Milano (a uso gratuito da Pixabay.com) e screenshot della classifica sulla qualità della vita 2019 (fonte: Il Sole 24 Ore).
Silvia Franzone
(Lucidamente, anno XV, n. 169, gennaio 2020)